giugno-luglio/agosto 2008 numero 78/79

attualità
Caso Eboli: Tutti di nuovo sotto esame i “professori”, ma
nella lista dei membri eleggibili della nuova Commissione …
… il Miur inserisce anche gli idonei dei concorsi a cui i “vincitori-decaduti” del ’90 hanno partecipato in qualità di commissari! E uno di loro è stato eletto...
 

di  Francesca Patanè

nella foto: Maria Giuseppina Eboli

L’ultima volta che vi abbiamo detto di lei su questo giornale è stato ad aprile del 2007, quando vi abbiamo “notificato” due suoi ricorsi e la richiesta – sempre sua - di un commissario ad acta per l’applicazione di una sentenza esecutiva del Consiglio di Stato che la riguardava e che l’onnipresente direttore generale dell’Università italiana Antonello Masia si rifiutava di applicare (e che ancora si rifiuta di applicare secondo le regole, come vi diremo più avanti).

Prima di quella data – era il settembre del 2006 – vi abbiamo dato notizia di come l’intera questione si sarebbe potuta risolvere, sempre secondo l’onnipresente Masia.

Del caso Eboli abbiamo cominciato a parlarvi a giugno del 2006 e a distanza di oltre due anni siamo ancora qui, dopo un illuminante incontro dell’aprile del 2007 col direttore Masia che – come potrete leggere in particolare sulla seconda pagina dell’intervista – ci ha precisato quali sono i suoi compiti e che cosa intende per sentenze esecutive, ma non ci ha voluto dire se, a suo parere, tutti gli atti emanati da una Commissione invalidata – e tutti gli altri atti necessariamente nulli che a caduta ne derivano – sono giuridicamente validi oppure no. (“Senta, non entriamo in queste questioni! Non mi può fa’ ’ste domande, mi consenta”).

E invece quella sarebbe stata una risposta essenziale per Maria Giuseppina Eboli - oggi ricercatrice al Dipartimento di Economia Pubblica della “Sapienza” di Roma - e utile a capire perché, a distanza di diciotto anni dal quel benedetto concorso nazionale per professore di seconda fascia nel settore scientifico disciplinare di Economia ed Estimo rurale al quale, nonostante i numerosi titoli, non viene neanche ammessa all’orale, siamo ancora qui a parlare del suo caso, sopravvissuto anche alla vecchia Commissione – sicuramente a uno dei commissari, Cosimo Cassano, nel frattempo deceduto.

2008. La storia recente sul caso Eboli ci porta a curiosare nell’elegante studio di Piazzale Kennedy del direttore generale, dove giovedì 24 aprile Antonello Masia avrà sicuramente confezionato, ad esclusivo uso e consumo della ricorrente, quel decreto con il quale in un primo momento stabilisce che, contrariamente a quanto deciso in precedenza (e da noi riportato sull’articolo dell’aprile 2007), non tutti i candidati avrebbero dovuto sostenere di nuovo la prova concorsuale, ma, con una nuova Commissione, solo la dottoressa Eboli.

Per i 37 idonei del vecchio concorso, bandito nel ’90 e concluso nel ’92, un sospiro di sollievo, ma di breve durata.

Il 5 giugno il Miur si ricrede e – per mano dei suo direttore generale – firma un nuovo decreto, che all’art. 2 riserva la reiterazione della procedura concorsuale a tutti i candidati, compresi i vincitori.
E una settimana dopo – il 12 giugno – invita i rettori presso i cui Atenei gravitano tutti gli interessati a comunicarglielo.
E li informa anche di aver disposto l’indizione di una sessione straordinaria – dal 21 al 24 luglio - per la formazione della Commissione giudicatrice.


Chi o che cosa ha di nuovo fatto cambiare idea al direttore Masia? Non ci è dato sapere.
Quello che conosciamo, per essere stato diffuso dallo stesso Ministero, è l’elenco dei professori - suddiviso in ordinari e associati - che avrebbero potuto votare ed essere votati per la formazione della Commissione.


A giudicare dai fatti, dunque, non sembra che il Ministero abbia capito appieno le implicazioni della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato tutti gli atti della Commissione del concorso…
Sulla lettera del 12 giugno, infatti, Masia parla di elettorato attivo e passivo, ma nella lista dei professori votanti ed eleggibili ci sono nomi che non avrebbero dovuto esserci perché dichiarati idonei in concorsi dove erano commissari taluni dei “vincitori” del concorso del ’90!

Stavolta la logica del buon senso è confortata anche dalla logica giuridica: se i 37 “vincitori” sono decaduti da titolo e funzioni, sarebbero stati da invalidare anche tutti gli atti a cui hanno partecipato in qualità di presunti idonei, essendo venuta a mancare quella presunzione. Ciò avrebbe dovuto portare a invalidare, cioè a far decadere dalle loro funzioni, gli idonei dei concorsi a cui i 37 “vincitori-decaduti” del concorso del ’90 hanno partecipato in qualità di commissari.
E così via a cascata.
Per evitare il rischio che professori diventati idonei in concorsi viziati (cioè invalidati) dalla presenza di qualche membro appartenente alla rosa dei 37 potessero eleggere i commissari o, peggio, trovarsi a far parte della Commissione giudicatrice di tutti i 37 “vincitori-decaduti” del concorso del ’90 (cosa che naturalmente, in assenza di un’accorta definizione degli elettorati, come vi mostreremo più in basso, si è puntualmente verificata).

Si tratta in totale, secondo i calcoli ministeriali, di 175 votanti. I professori eleggibili sono quelli i cui nomi sono stati associati dal Miur ad una crocetta rossa.

In realtà, per le ragioni appena spiegate, 63 componenti delle liste - 16 su 88 dell’elenco degli ordinari e 47 su 87 dell’elenco degli associati - avrebbero dovuto essere eliminati: un significativo 36%.

Noi di “Ateneo Palermitano” ci siamo divertiti a cercarli (clicca qui per accedere alla versione riveduta e corretta, che presenta gli elettorati revisionati secondo i criteri esposti) e per mostrarveli meglio li abbiamo evidenziati con dei post-it gialli con l’indicazione “Da Eliminare”… Una fitta rete di nomi off-limits di cui consigliamo caldamente la lettura…

Vediamo di capire come il direttore generale Masia avrebbe dovuto agire per dare esecuzione coerente e finale alla sentenza del Consiglio di Stato, che aveva confermato l’annullamento di tutti gli atti compiuti dalla Commissione del concorso, “compreso il giudizio sui singoli candidati”, ovvero quei 37 “vincitori” che, fin dal 1990, secondo il C.d.S., non sono più professori, non avendo “vinto” quel concorso, che deve appunto essere rifatto.

Se è vero, com’è vero, che i 37 “vincitori” sono decaduti dal titolo di professore e dalle funzioni che ne competono, per dare esecuzione legittima alla sentenza Antonello Masia avrebbe dovuto emanare ben due decreti: il primo per dichiarare decaduti dal ruolo di professore tutti i 37 “vincitori” del ’90; il secondo per indire di nuovo il concorso, ma facendo molta attenzione alla scelta degli elettorati attivi e passivi, per evitare che una Commissione formata da membri resi idonei da qualcuno dei 37 “vincitori” del 1990 si possa trovare a giudicare gli stessi 37 che tuttora detengono la qualifica e il ruolo di professore ordinario o professore associato e anche per impedire che in Commissione due professori associati possano esaminare professori ordinari inquadrati nei ruoli dello Stato: condizione, questa, logicamente inammissibile perfino nell’amministrazione italiana, oltre che giuridicamente ridicola).

Ma, tornando al nostro direttore generale e alle sue determinazioni, la procedura non segue la corretta logica amministrativa.
Con un calcolo abbastanza plausibile, il nuovo concorso – se mai si farà – durerà almeno un anno, dovendosi valutare in modo comparativo circa quaranta persone.
Che faranno intanto, durante questo tempo, i 37 “vincitori-decaduti”? Continueranno a fare esami, ad assegnare tesi di laurea, a fare i direttori di Dipartimento, i presidi di Facoltà, i pro-rettori di Università, pur non essendo più professori secondo la legge (ma non secondo Masia) e pur dovendo sottostare a un esame di concorso per professore bandito da Masia!…

Tutto ciò, naturalmente, ha indotto la dottoressa Eboli ad avanzare un ennesimo ricorso al Tar del Lazio, che verrà esaminato, come risulta dal calendario delle udienze (pag. 6 del dettaglio del ricorso), nella seduta del 24 settembre prossimo.

Intanto il tempo non si ferma e gioca a sfavore del Miur, che mette in linea sul suo sito i risultati della votazione del 21 - 24 luglio per la formazione della Commissione giudicatrice del concorso da rifare - risultati che richiamano alla memoria, nella loro strana attribuzione/concentrazione dei voti, i cassettoni-moquette e le cabine di regia di cui su una dimostrazione matematica del settembre 2005 del professore Quirino Paris - e, poco dopo, il decreto di nomina della Commissione, sfornato il 28 luglio.

E… sorpresa! Un componente della Commissione, Giovanni Quaranta, eletto per i professori associati, come potete leggere a pag. 5 del file che noi abbiamo revisionato, appartiene alla nostra “lista di proscrizione”, quei nomi off-limits indicati con i post-it “Da Eliminare”!

Quaranta, infatti, fu reso idoneo in un concorso del 2002, sessione I, bandito dall'Università del Molise, nel quale erano membri di Commissione Maria Andreoli e Maurizio Aragrande, due dei 37 "vincitori-decaduti"!


Quaranta, dunque, dovrebbe ora giudicare i giudici che l'hanno fatto professore associato.
Come volevasi dimostrare.


In conclusione? In conclusione Antonello Masia avrebbe dovuto ignorare quei nomi sub judice per la scelta degli elettorati attivi e passivi se davvero avesse voluto risolvere il caso Eboli, ma certi direttori generali sono duri d’orecchie più di certi mercanti quando fanno orecchie da mercante...

 


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