|
|
Riepiloghiamo subito, così entrate in sintonia senza perdite di tempo inutili.
Mariella Eboli, di cui ci siamo occupati sullo scorso numero di
giugno,
a seguito dell'incomprensibile esclusione dagli orali in un concorso nazionale per professore di seconda fascia nel settore
scientifico disciplinare di Economia ed Estimo rurale che, titoli alla mano, avrebbe potuto tranquillamente vincere,
chiede e ottiene
dal Consiglio di Stato l'annullamento di quel concorso.
Ma l'applicazione della sentenza dalla Direzione Generale dell'Università - l'Organo ministeriale preposto
a questo compito -
incredibilmente tarda ad arrivare.
Non è la prima volta. Nonostante le sentenze siano esecutive, quando si entra
nel campo minato
dei concorsi e soprattutto in presenza di sentenze di annullamento, il Ministero da quell'orecchio non ci
sente più. Anche se le sentenze sono firmate da fior di Organismi come Tar, Corte d'Appello, Corte di Cassazione o, come
in questo caso, Consiglio di Stato.
Il silenzio della Direzione Generale dell'Università, sorda nei confronti della sentenza che dà ragione alla Eboli tanto
quanto il Mur, ci ha indotto sul numero di giugno a sollecitare quello che in ogni Paese che funziona tutti
si sarebbero aspettati che accadesse, e cioè che il suo direttore Antonello Masia facesse il lavoro per il quale è
pagato: applicare, nel caso Eboli, il dettato della sentenza - esecutiva, ribadiamo - del Consiglio di Stato.
E invece no. Perché in quest'Italia la Sicilia è a nord e se dalle Alpi prendiamo un traghetto ci ritroviamo dritti dritti a
Lampedusa.
Perciò Antonello Masia scrive ai vecchi e decaduti membri della Commissione invalidata - gli stessi, per intenderci
che hanno rispedito a casa la Eboli con armi bagagli e titoli stoppandola agli orali - e li invita "a concordare una data
di riunione per lo svolgimento delle prove della candidata...".
Non solo. Ma non tiene nemmeno conto di quanto sulla sentenza è chiaro come il sole: l'invalidazione di tutti gli atti
emanati da una Commissione invalidata. Che è come dire: tutti i 36 vincitori, 24 dei quali diventati intanto pure ordinari,
devono tornare candidati e rifare di nuovo gli esami.
Tarallucci e vino, come dicono i polentoni di Napoli.
Ma - ci faccia sapere, dottor Masia - come dobbiamo chiamarli, noi e i loro allievi, quegli ordinari decaduti in attesa
(così almeno dovrebbe essere) di nuovo giudizio? Professori fino a prova contraria?
E a proposito della dottoressa Maria Giuseppina Eboli, lei crede davvero che sia un buona premessa a un
esame trasparente ristabilire le stesse condizioni che hanno dato origine all'intera vicenda? Ricostituire, cioè, la
Commissione che dovrebbe esaminarla richiamando gli stessi membri della Commissione invalidata dal
Consiglio di Stato per atteggiamento sfavorevole nei confronti della candidata?
La pecora al lupo, dottor Masia, le sembra possibile?
Lasci Esopo agli studiosi di favolistica greca, Signor direttore generale dell'Università italiana, e rispedisca con una botta di fegato
i 36 "idonei" di quel concorso al giudizio di una nuova Commissione (nuova, non riciclata): mostri alla Nazione in attesa,
di sapere che cosa significa "sentenza esecutiva".
Per rimediare a un'ingiustizia e per somministrare ossigeno a un'Istituzione in coma.
|
|
argomenti correlati:
Torna al sommario..........
Hai un argomento da proporre? Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il
dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra
Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi
|