febbraio 2008 numero 74

attualità
“Che fine ha fatto il motore Pomar?”
Un’intervista al suo inventore per rispondere all’interesse degli internauti
su blog e forum di motori di ricerca
 

di  Francesca Patanè

nella foto: L’ingegnere Eliodoro Pomar al PNI 2007

La nostra ultima intervista all’ingegnere Eliodoro Pomar, il papà del motore a scoppio che per la sue caratteristiche innovative è in grado di rivoluzionare il settore motoristico mondiale e che Ateneo Palermitano ha scoperto e lanciato nell’iperspazio del web, risale al 2005. Qualcuno, su Internet, si è chiesto perché…



- Ingegnere, la nostra prima chiacchierata sul suo motore è del 2004, poi ne è seguita un’altra, l’anno successivo. Da allora sono passati quasi tre anni e c’è stato chi recentemente, su blog tematici e forum di motori di ricerca, ha chiesto: che fine ha fatto il motore Pomar? Un segno di interesse che non è stato affievolito neppure dal nostro lungo silenzio. Perciò, le giriamo la domanda e ne approfittiamo per la terza intervista…

- Le spiego. Dopo aver ottenuto il brevetto nazionale di cui le ho parlato nell’ultima intervista, ho fatto domanda per ottenere quello internazionale. La domanda è stata depositata più o meno tre anni fa, ma purtroppo i tempi necessari per ottenere un brevetto internazionale sono dell’ordine di grandezza di alcuni anni e la mia pratica non è ancora giunta a conclusione. Ciò perché gli esami per giudicare dell’originalità dell’idea sono lunghi e complessi e comportano scambi di corrispondenza con l’esaminatore in diverse fasi del processo di concessione. Ottenere un brevetto internazionale in materia di motori è, oltre che complesso, anche molto costoso e difficile, in quanto si toccano interessi assai potenti, strenuamente difesi. La lunghezza delle procedure non mi meraviglia: sono molto informato su questa materia perché sono stato tra i pochi ad avere ottenuto già nello stesso settore altri due brevetti internazionali. Comunque i tre anni passati non sono trascorsi in attesa passiva dei pareri degli esaminatori: sono già stati realizzati due prototipi di un compressore funzionante secondo il mio brevetto, che hanno fornito notizie e dati interessanti e lusinghieri.
La scelta di realizzare un meccanismo destinato a comprimere i gas, anziché indirizzarmi direttamente sul motore a scoppio, è stata una scelta obbligata, propedeutica alla successiva fase destinata alla realizzazione di un motore endotermico. Tale meccanismo, infatti, pone problemi più semplici, ma preliminari a quelli posti dal motore, che è anche un compressore.


- La realizzazione di due prototipi avrà comportato un impegno economico gravoso per un’iniziativa privata come la sua…


- Gravoso, ma sicuramente più contenuto dell’altro, quello previsto per la seconda fase, la realizzazione del motore, che richiederà la partecipazione di ditte specializzate, nonché l’impiego di fondi di finanziamento provenienti da Istituzioni pubbliche o di privati, che potranno convincersi ad investire i capitali necessari solo dopo aver visto funzionare il meccanismo cinematico al banco di prova. Ciò, naturalmente, sperando che il tanto parlare che si fa da ogni parte circa gli incentivi all’innovazione possano tradursi in risultati economicamente tangibili a favore di un ricercatore. La realizzazione di un compressore egregiamente funzionante è già comunque, di per sé, suscettibile di rivoluzionare un settore importantissimo della meccanica, che è alla base di numerose applicazioni quali, ad esempio, quelle che concernono l’industria del freddo – macchine frigorifere per l’industria alimentare, climatizzatori, ecc. – settore nel quale in Italia siamo quasi totalmente tributari dell’Estero. In tale settore le realizzazioni già ottenute, che saranno in seguito certamente migliorate, sono sufficienti a permettere l’inizio della sperimentazione industriale di serie. Nel frattempo l’idea-impresa legata al primo prototipo del compressore è risultata tra le vincitrici della Start Cup dell’Università di Catania e come tale ha partecipato al Premio Nazionale per l’Innovazione di Napoli, suscitando vivo interesse fra gli esaminatori e i venture capitalist presenti.
 

- Tre anni fa abbiamo detto che il suo motore era a un passo dal primo “rumoroso vagito”… C’è stato poi, questo vagito?


- Se lo intendiamo riferito - come all’epoca dell’ultima intervista - al meccanismo posto per la prima volta sul banco di prova, c’è stato, tant’è che sono stati realizzati – come le dicevo – ben due prototipi del compressore, anche se di vagito “rumoroso” non si può parlare, visto che entrambi hanno ottime prestazioni e sono estremamente silenziosi e privi di vibrazioni; se lo riferiamo invece al motore endotermico, sarà emesso al momento giusto
dal suo prototipo, il cui progetto è già pronto e potrà essere realizzato solo se si avranno i mezzi materiali per costruirlo e svilupparlo. Spero che i contatti, nel frattempo già presi, raggiungeranno con rapidità lo scopo finale, che è quello di rivoluzionare totalmente la tecnica attuale nella materia. Tale rivoluzione sarà in grado di porre l’albero a gomiti tra le curiosità dell’archeologia industriale.


- Ingegnere, di norma alla realizzazione dei prototipi segue una fase operativa che prevede alla fine l’immissione sul mercato dei nuovi prodotti. Quali progetti nell’immediato futuro del suo motore?


- Del compressore ho già detto: ha raggiunto lo stadio delle necessarie prove di affidabilità. Per il motore, invece, tutto dipende dall’entità dei mezzi che potranno essere reperiti per la sua sperimentazione, che tuttavia non sembra presentare problemi particolarmente difficili. Se essi saranno adeguati sia qualitativamente, sia quantitativamente – in fondo si tratterebbe di mezzi abbastanza modesti – si potrà già disporre della tecnologia necessaria per procedere alla fase di produzione di una serie pilota nel periodo di circa un anno.


- Quali sono le caratteristiche tecniche più significative del motore Pomar?


- Grazie alla sua grande semplicità costruttiva sono da attendersi da esso un prezzo di produzione ed un rendimento organico assai più interessanti di quelli forniti dai motori a pistoni alternativi attualmente in uso. In conseguenza dobbiamo aspettarci minori consumi di combustibile – e quindi minor tasso di inquinamento – maggiori valori della coppia motrice e una sua maggiore uniformità. Si avranno inoltre un peso ed un ingombro notevolmente inferiori a parità di potenza erogata.
Questo motore, in effetti, seguendo idealmente il solco evolutivo che dal motore a 4 tempi ha portato a a sviluppare il motore a 2 tempi, permette di realizzare quello che possiamo definire un motore ad un solo tempo, un meccanismo cioè che concretizza una concentrazione di potenza assai maggiore rispetto a quella ottenibile mediante il cinematismo classico a pistoni alternativi finora di impiego comune.


- Ci faccia capire meglio… Quest’evoluzione del motore endotermico - da 4 tempi a 2 tempi e adesso, grazie alla sua invenzione, a un tempo solo - che cosa significa, in concreto?


- Significa che la miscela combustibile bruciata, per ogni giro dell’albero motore del monocilindrico a 4 tempi, è circa la metà di quella bruciata nel cilindro di egual volume di un motore alternativo a 2 tempi ed 1/8 di quella bruciata nel motore ad un tempo nel quale ogni camera toroidale ha volume pari a quello del cilindro del 4 tempi.
Ciò perché nel motore monocilindrico a 4 tempi si verifica un’esplosione ogni 2 giri dell’albero motore, nel monocilindrico a 2 tempi si ha un’esplosione per ogni giro e nel motore ad un tempo si hanno 4 esplosioni per ogni giro.
Inoltre, mentre nel motore endotermico a 4 tempi è necessario avere delle valvole di distribuzione, nel motore a 2 tempi tali valvole sono sostituite da semplici luci di passaggio dei gas così come nel motore ad un tempo nel quale le 4 fasi (aspirazione, compressione, espansione e scarico) avvengono in cavità diverse, ma tutte in un unico giro dell’albero, e quindi “ad un tempo”. In realtà però, la potenza generata dal motore ad un tempo sarà ancora maggiore di 8 volte quella del 4 tempi di riferimento e potrà calcolarsi prudenzialmente almeno di 10 volte maggiore, perché il particolare cinematismo adoperato permette regimi di rotazione più alti a parità di sollecitazione dei materiali, per la riduzione delle forze d’inerzia delle parti in movimento. L’esperienza confermerà fino a che punto sarà possibile spingere l’aumento della potenza specifica effettivamente conseguibile nella realtà; fin da adesso però è possibile affermare che una nuova era si apre circa le prestazioni ottenibili dai motori endotermici a pistoni, per la possibilità che potrà offrire nel nuovo cinematismo l’impiego di nuovi materiali – si pensa alle ceramiche – nella costruzione degli organi soggetti alle alte temperature.


- Ingegnere, che cosa rispondiamo a quei navigatori del web preoccupati del futuro del motore Pomar?
 


- Rispondiamo di attendere con fiducia, non tanto in me che ho già fatto la parte essenziale di questo lavoro, ma in coloro che, ben ispirati e fiduciosi nel futuro e nelle loro capacità imprenditoriali, decideranno di unire ai miei i loro sforzi per portare a compimento una delle più grandi innovazioni della tecnica motoristica fin qui realizzate.
Da parte mia non ho dubbi che, giunti a questo punto, il successo sarà non solo sicuro, ma anche molto vicino.

                                                                            


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