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Giovanni Mercadante - radiologo, professore associato di Radiologia
interventistica alla Scuola di specializzazione di Radiologia dell'Universita'
di Palermo, primario del servizio di Radiodiagnostica e Radiologia
Interventistica dell'Ospedale oncologico palermitano "Maurizio Ascoli" e
fino a qualche giorno fa deputato di Forza Italia all’Assemblea regionale
siciliana - è tornato in carcere e si è dimesso da parlamentare.
La decisione di ripristinare la situazione precedente agli arresti
ospedalieri per motivi di salute – era stata recentemente adottata dalla
seconda sezione del Tribunale di Palermo davanti alla quale Mercadante deve
rispondere di associazione mafiosa e voto di scambio.
Dopo Palermo e Vibo Valentia, il carcere stavolta è quello di Parma, dove
esiste una struttura sanitaria che è stata considerata idonea a curare la
grave forma di depressione di cui l’imputato soffre.
Intanto Mercadante ha cambiato avvocati e linea difensiva. I nuovi legali,
che succedono a Nino Mormino e Roberto Tricoli, sono Grazia Volo e Leo
Mercurio, che lo assistono con la collaborazione dell’avvocato Francesca Li
Vecchi; la nuova tesi della difesa – inaugurata in questi giorni alla prima
udienza istruttoria del processo a suo carico - è quella dell’accanimento
contro il personaggio pubblico: “Da tempo penso – ha detto il radiologo –
che forse l’accanimento giudiziario di cui sono stato fatto oggetto derivi
anche dal fatto che io abbia dato l’impressione di voler mantenere a tutti i
costi lo status di deputato regionale”.
La scelta dell’imputato – il cui posto di parlamentare a Sala d’Ercole passa
automaticamente all’ex sindaco di Cefalù Simona Vicari – ha dunque anche una
finalità processuale.
“Tolgo il disturbo” ha detto l’imputato all’udienza, e subito dopo ha
precisato, facendo riferimento al pensionamento anticipato dal Maurizio
Ascoli: “Mi dimetto da tutto” (nessun accenno però all’incarico accademico).
Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, appresa la notizia, ha
commentato: “Mi spiace per le dimissioni, ma spero che le ragioni che il
collega ha esposto… possano velocizzare il chiarimento della sua posizione”.
I guai per Mercadante sono cominciati quando il pentito Antonino Giuffrè ha
fatto il suo nome come persona "totalmente a disposizione", medico di
fiducia e consigliere del capo mafia Bernardo Provenzano.
“Innocente ero e innocente rimango – ha detto all’udienza il professore
palermitano – Sfido chiunque a dimostrare che io abbia mai fatto qualcosa di
funzionale agli interessi di Cosa Nostra”.
Al di là delle ragioni dell’accusa e di quelle della difesa, è un fatto però
che Giovanni Mercadante ha una parentela “scomoda”: il boss di Prizzi
Tommaso (Masino) Cannella, suo cugino e imputato al “Maxiter”.
Il radiologo, d’altra parte, non ha mai tentato di nasconderlo e anzi, a
chiusura della sua testimonianza all’udienza, ha aggiunto: “La madre di
Cannella mi allattò per sei mesi. Per me (Cannella, n.d.r.) era più di un
parente”.
Del caso Mercadante - legato al processo denominato “Operazione Gotha”, che
vede coinvolti mafiosi e personaggi di spicco del mondo politico,
professionale e imprenditoriale palermitano - ci siamo occupati più volte su
questo giornale (tutti i link negli "argomenti correlati" della colonna qui
a fianco), a partire dalla notizia del suo clamoroso arresto,
a luglio
dello scorso anno.
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