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Doppia cerimonia il 14 dicembre scorso all'Università di Palermo: l'apertura dell'anno accademico, che coincide quest'anno
col bicentenario della fondazione (di cui parliamo nell'articolo che precede) e l'inaugurazione del Polididattico
di viale delle Scienze, la megastruttura attesa per anni e di cui ci siamo
più volte occupati, che - dopo rimandi, intoppi, attese, delusioni, mezze
inaugurazioni - è finalmente realtà.
La struttura - tre unità in un unico corpo con cupolone centrale e un teatro a cielo aperto, dodici aule in tutto, più
una sala informatica - che può ospitare fino a quattromila persone, servirà a tamponare
(non certamente a risolvere) i problemi di spazio dell'Ateneo.
L'opera, finalmente fruibile, potrà essere utilizzata dai docenti di tutte le
Facoltà.
Un rettore particolarmente soddisfatto ha tagliato il nastro alla cerimonia inaugurale,
lieta appendice della mattinata di festa, circondato da tutti i notabili accademici palermitani - presidi, docenti,
vertici amministrativi - e da un nutrito numero di studenti.
"Per anni quest'opera è stata simbolo di incuria e di abbandono - ha detto Silvestri, che non ha voluto perdersi
la ghiotta occasione per stilettare i suoi predecessori - ora diventa il simbolo della ripresa".
E certe precisazioni non saranno eleganti, ma servono, all'autopromozione. Specie in tempi di vacche magre.
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