maggio-giugno 2009 numero 88/89

attualità
Come funghi
Continua la nostra indagine sulle Scuole di Psicoterapia e sulla loro proliferazione micologica…
 

di  Quirino Paris

“La domanda giusta vale molto di più di una risposta corretta” (Albert Einstein)

 

Molti ignorano che la privatizzazione dell’Università italiana è cominciata – senza alcuna obiezione da parte di chicchessia – nel 1989 (come abbiamo scritto in un precedente articolo), con la promulgazione della legge 56/89 intitolata “Ordinamento della professione di psicologo”. L’articolo 3 di tale legge costituisce il cavallo di Troia della privatizzazione delle Scuole di specializzazione – che fino ad allora erano state rigorosamente di tipo universitario – ammettendo che la preparazione dello psicoterapeuta possa avvenire anche presso “istituti a tal fine riconosciuti”.
Naturalmente si tratta di privatizzazione “Italian style”, dove il Miur – attraverso il suo ormai ex direttore generale Antonello Masia – ha fatto finora da padrino tutelare in ogni minimo dettaglio dell’organizzazione di queste Scuole.

La commistione tra pubblico e privato è sempre inefficiente e, molto spesso, pericolosa perché non si sa a chi attribuire la responsabilità della gestione fallita. Infatti, si sarebbe potuto ipotizzare che – data la strenua difesa dell’Università statale proveniente da larga parte dell’opinione pubblica italiana – l’uso del cavallo di Troia sarebbe stata l’eccezione, piuttosto che la regola.

E invece così non è stato. Gruppi privati di psicologi hanno fatto man bassa delle autorizzazioni concesse dal Miur e si sono spartiti la torta delle Scuole di specializzazione in Psicoterapia, provincia per provincia, determinando una casistica che presenta aspetti veramente assurdi. Antonello Masia, infatti, non è riuscito a seguire con attenzione il proliferare micologico delle Scuole e a verificarne la qualità se il 27 febbraio 2009 ha dovuto emanare un Decreto Direttoriale di revoca del riconoscimento di una Scuola di specializzazione che era stata autorizzata poco prima (il 24 ottobre 2008).

Questo caso non è che la punta dell’iceberg di uno stato di cose caotico e talvolta perfino scandaloso riguardante in particolare le Scuole private di Psicoterapia, uno stato di cose che sembra essere sfuggito di mano sia al legislatore sia al Miur, per non parlare del Ministero della Sanità.

Perché la preparazione alla professione di psicoterapeuta è stata affidata alle Scuole private di Psicoterapia? Quali sono le ragioni didattiche e scientifiche che giustificano una simile scelta? La preparazione di una figura professionale così importante – anche se controversa – è un fatto essenziale per la salute pubblica: le malattie della psiche non sono da trattarsi con minore attenzione delle malattie del corpo. Si accetterebbe, infatti, di affidare la preparazione dei medici e dei chirurghi a Scuole private nate come funghi, riconosciute dal Miur sulla base di una semplice relazione fatta – e mantenuta segreta – da una Commissione nazionale? Come fa questa Commissione a produrre tante relazioni competenti e affidabili in grado di garantire la serietà scientifica e organizzativa delle Scuole private?
Tutte domande che attendono risposta dalle Autorità competenti.

Nel frattempo, quante sono le Scuole private di Psicoterapia autorizzate dal Miur nell’arco di sedici anni, dalla prima del 1993 ad oggi? Sembrerebbe una domanda scontata e invece non è così. Per rispondere correttamente occorre precisare che il numero fornito vale solo per la data del suo calcolo e potrebbe non essere corretto una settimana dopo.

Di recente, il Miur ha pubblicato l’elenco degli Istituti di Psicoterapia, aggiornato al 20 marzo 2009, dal quale si può calcolare (contandole una per una) che le Scuole private autorizzate sono 203 spalmate su 338 sedi centrali e periferiche. In sostanza, dunque, le sedi didattiche sarebbero 338. Ma se si consulta l’altro sito online del Miur, e si sommano le sedi delle Scuole nelle venti regioni italiane, si arriva ad un totale di 320 sedi didattiche, alcune delle quali non sono indicate nell’elenco del 20 marzo 2009. Quindi, anche usando gli strumenti del Miur, si arriva a numeri contrastanti, il che induce a pensare che il “turnover” delle Scuole sia talmente incessante da non dare il tempo agli addetti delle pagine web del Miur di coordinarsi tra loro.

Il Miur ha assegnato un codice numerico progressivo a ciascuna Scuola autorizzata e, stando all’elenco ufficiale, il codice ha raggiunto il livello di 251. Pertanto, se si tiene conto che le Scuole attualmente autorizzate sono 203, si deve concludere che nell’arco di sedici anni è stato revocato il riconoscimento a 48 Scuole (non è possibile il calcolo di quante sedi didattiche siano state de-autorizzate e, quindi, il numero è senza dubbio maggiore). E chissà quanti psicoterapeuti – tuttora operanti sul territorio – queste Scuole avranno abilitato prima di essere disconosciute.

L’impressionante “turnover” non è fisiologico. È solo un indice che il riconoscimento dato dal Miur è stato fatto in modo affrettato e superficiale in modo tale che non è stato possibile realizzare l’impegno a fornire una specializzazione di qualità da parte della Scuola de-autorizzata. E chi garantisce che le rimanenti e ancora numerosissime Scuole saranno in grado di fornire una preparazione adeguata agli psicoterapeuti che opereranno sul territorio? Sempre quel Miur e quella Commissione nazionale che – operando con il sistema in atto – non hanno saputo distinguere il grano dalla gramigna in almeno 48 volte su 251? Come mai non esiste una separazione di autorità e di poteri tra l’organo che autorizza e quello di vigilanza con autorità di revoca del riconoscimento? Una questione elementare di gestione trasparente.

Questo articolo contiene più domande che risposte. Ma, come disse Albert Einstein, la domanda giusta vale molto di più di una risposta corretta.
Tutto dipende dalla segretezza con cui il Miur gestisce le informazioni riguardanti un tema di interesse pubblico come le Scuole di Psicoterapia. Se le relazioni della Commissione, il nome dei suoi membri, e i documenti in mano alla Direzione Generale dell'Università fossero resi pubblici, si otterrebbe un duplice effetto: una maggiore severità nei criteri di riconoscimento delle Scuole e la possibilità per il cittadino di controllare la qualità della preparazione degli psicoterapeuti che operano nel territorio in cui egli vive. Non si deve dimenticare, infatti, che qui si tratta di salute pubblica, e che la Psicoterapia sta assumendo sempre più importanza nelle scuole e nelle istituzioni pubbliche. È noto, infatti, che le Scuole di specializzazione di cui si parla – nonostante i programmi teoricamente quadriennali – funzionano ogni anno soltanto durante una breve serie di weekend. Affidereste la salute mentale dei vostri figli a un qualsiasi psicoterapeuta diplomato da una qualsiasi delle 338 Scuole di Specializzazione autorizzate da Antonello Masia? (diventate intanto 340, come si può leggere sull'articolo di apertura di questo numero, n.d.r.)

Gli psicoterapeuti possono essere abilitati anche da una sparuta pattuglia di Scuole di specializzazione universitarie di Psicologia Clinica – quattordici per la precisione – appartenenti alle Università di Firenze, Messina, Milano, Napoli Federico II, Padova, Roma La Sapienza, Torino, Insubria-Varese, Siena, Bari, Bologna, Genova, Cattolica-Roma.

La cronaca di queste Scuole e della disputa che il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha portato avanti contro le Università di Padova, di Roma La Sapienza e di Napoli Federico II rappresenta un altro esempio di come l’organizzazione della preparazione degli psicoterapeuti sia ancora in uno stato caotico dove il Miur e qualche Tribunale Amministrativo Regionale si schierano contro il Consiglio di Stato e l’Ordine degli Psicologi.

Nell’intenzione originaria del Miur, le Scuole di Specializzazione in Psicologia Clinica avrebbero dovuto far parte delle Scuole di Specializzazione gestite dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia e avrebbero dovuto ammettere sia laureati in Psicologia, sia laureati in Medicina e Chirurgia. L’Ordine degli Psicologi ha fatto ricorso contro questa interpretazione sostenendo l’idea che soltanto i laureati in Psicologia abbiano diritto ad essere ammessi a dette Scuole. Il Consiglio di Stato per ben tre volte ha sostenuto questa linea nelle sentenze del 2004, 2007 e ancora 2007 che riguardano, rispettivamente, le Università di Padova, Roma La Sapienza e Napoli Federico II.

Ma quello che vale per queste Università, secondo le sentenze del Consiglio di Stato, può non valere per le altre, perché il Consiglio di Stato non ha un organo che verifichi l’esecuzione delle sue sentenze. E infatti attualmente ci sono Scuole di Specializzazione universitarie in Psicologia Clinica che ammettono solo laureati in Psicologia (Firenze, Messina, Milano, Napoli Federico II, Padova, Roma La Sapienza, Torino, Insubria-Varese) e Scuole che ammettono sia laureati in Psicologia, sia laureati in Medicina e Chirurgia (Siena, Bari, Bologna, Genova, Napoli Federico II, Cattolica-Roma).

Una situazione al limite del ridicolo e dell’insulto per i giudici del Consiglio di Stato si verifica all’Università di Napoli Federico II, la cui Facoltà di Medicina e Chirurgia ha organizzato ben due Scuole di Specializzazione in Psicologia Clinica. La prima Scuola porta il Codice 732 (a che cosa il codice si riferisca non è detto) e ammette soltanto laureati in Psicologia. Nel Bando esposto sul sito della Scuola si legge:
“La nota del Ministero dell’Università e della Ricerca, prot.n. 4005 del 21.12.2007, con la quale veniva comunicato che ad integrazione della nota n.3559 del 14.12.2007 riguardante le Scuole di Specializzazione di Psicologia clinica afferenti alle Facoltà di Medicina e Chirurgia si fa presente che, considerato che la Sentenza del Consiglio di Stato n. 4483/2007 sottolinea che l’accesso alle scuole di Psicologia clinica, deve essere riservato ai soli psicologi, si chiarisce che le scuole di cui in oggetto possono essere ancora mantenute in vita con l’ordinamento previgente al D.M. 1.8.2005, purchè vengano emessi bandi rivolti solo a Psicologi”.
Cioè, l'ex direttore generale del Miur avrebbe suggerito che la sentenza del Consiglio di Stato si sarebbe potuta eseguire facendo bandi separati per laureati in Psicologia e per laureati in Medicina e Chirurgia. Ma per la città di Pulcinella era più semplice organizzare due Scuole di Psicologia Clinica, completamente separate (tanto chi paga è sempre il solito Pantalone), la prima – come abbiamo già detto – per soli psicologi mentre la seconda Scuola, che porta il Codice 736, ammette sia laureati in Psicologia, sia laureati in Medicina e Chirurgia, cioè come era all’origine la volontà del Miur. Non è facile nemmeno per il Consiglio di Stato far cambiare idea a dirigenti come l'ormai ex Direttore Generale dell’Università.

Data la situazione delle Scuole private e pubbliche descritta sopra, è possibile parlare di anarchia nel settore della preparazione degli psicoterapeuti? Senza considerare, poi, il vero problema che riguarda la salute pubblica e cioè quale sia il legame tra gli psicoterapeuti e gli psichiatri e la loro funzione specifica nelle strutture della Sanità nazionale.

 


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