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Spulciando su Internet, paradiso di chi, come noi, ha la sindrome di
Sherlock Holmes, ci siamo imbattuti in un fatto strano. Poi abbiamo scoperto
che a essere implicato in questo fatto strano c’era addirittura il Miur, o
meglio, la sua Direzione Generale, alias Antonello Masia, il Deus ex machina
di quegli Uffici, da cui dipendono – come scrive Quirino Paris sull’articolo
che segue – vita e morte delle Università e degli Istituti Superiori
italiani. E allora abbiamo deciso di approfondire e leggete che cosa abbiamo
scoperto…
f.p.
Ecco un giorno nella vita di Antonello Masia, il direttore generale
dell’Università e della Ricerca che Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno
qualificato come “culo di pietra” per la sua abilità dichiarata ad “Ateneo
Palermitano”: “… i ministri passano… i direttori generali restano”.
Ma perché puntare i riflettori ancora una volta su questo burocrate di alto
livello? Per la semplice ragione che dai suoi Decreti Direttoriali – con
tutte le minuzie dichiarate – dipendono la vita e la morte delle Università
e degli Istituti Superiori italiani. L’acme dell’attività esecutiva di Masia
si esprime anzi proprio nei suoi Decreti Direttoriali, una forma di
ordinanza di cui non si trova traccia nella sfera di competenze dei
direttori generali che l’hanno preceduto.
Osserviamo, dunque, il
sito internet del Miur (Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca)
come appariva il 14 marzo 2009. I primi sei Decreti Direttoriali sono
dell’11 febbraio 2009 e si riferiscono TUTTI ad autorizzazioni di Scuole di
Psicoterapia. Il primo dei sei Decreti dice: Autorizzazione all’Istituto
“Scuola di formazione di Psicoterapia ad indirizzo dinamico” di Roma a
trasferire il corso di specializzazione in Psicoterapia della sede di
Canicattì (AG). Trasferire da dove a dove? Ma naturalmente da una strada
all’altra di Canicattì! Il testo del Decreto – elaborato come una Legge del
Parlamento italiano, con ben quattordici “Visto…” si compone di un solo
articolo che dice: L’Istituto “Scuola di formazione di Psicoterapia ad
indirizzo dinamico” abilitato con Decreto in data 21 ottobre 2004 ad
istituire e ad attivare nella sede periferica di Canicattì (AG), un corso di
specializzazione in Psicoterapia ai sensi del regolamento adottato con D.M.
11 dicembre 1998, n. 509, è autorizzato a trasferire la predetta sede da
viale Mazzini, 52, a via Giudice Antonio Saetta, 75/77. Il presente Decreto
sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Continuiamo la rassegna: altri tre Decreti Direttoriali dell’11 febbraio
2009 riguardano l’autorizzazione ad altrettante Scuole di specializzazione
di Psicoterapia ad aumentare il numero di studenti ammessi al primo anno di
corso e per l’intera durata del corso di quattro anni. Ecco, dunque, come si
esplica l’autorità del Miur nella concessione dei requisiti per conferire
titoli di studio che abbiano valore legale.
La lettura del sito del Miur rivela un numero sorprendente di autorizzazioni
a Scuole di Psicoterapia per condurre corsi quadriennali di
specializzazione. Tra il 24 settembre e il 10 novembre 2008 si contano altri
diciotto Decreti Direttoriali (inclusi due Decreti Dirigenziali, ma… che
cosa sono?) che autorizzano corsi quadriennali di Psicoterapia sparsi un po’
dappertutto.
Ma quante Scuole di Psicoterapia esistono in Italia, e perché? Quante sono
le Scuole statali e quelle private?
Dal sito internet
del Miur – dopo un
calcolo minuzioso e noioso
che il Miur si guarda bene dal fare – si viene a sapere che, al 31 marzo
2009, le Scuole di specializzazione sono 202 distribuite su 320 sedi. Ma
esistono almeno altri due siti internet dedicati alle Scuole di
Psicoterapia: secondo
Psicologia-Psicoterapia.it,
le Scuole di specializzazione autorizzate dal Miur per corsi quadriennali
sarebbero 162 spalmate su 265 sedi; mentre sul
sito Opsonline
le stesse Scuole ammonterebbero a 336 sedi, da Bolzano a Bruzzano Zeffirio.
La differenza tra il numero di Scuole dichiarate nei tre siti pone un serio
dubbio sulla qualità dell’informazione in un campo molto importante della
salute pubblica. La cosa singolare è che il sito Opsonline afferma: “Con 336
strutture, (quello del nostro sito, n.d.r.) rappresenta l’elenco più
completo e aggiornato in circolazione”. Dunque più completo e aggiornato di
quello del Miur? Ma, curiosamente, facendo la somma delle sedi in ciascuna
regione dichiarate nella stessa pagina di Opsonline si arriva ad un totale
di 335.
La cosa davvero impressionante è che alle 202 Scuole private di
specializzazione quadriennale di Psicologia e Psicoterapia si aggiungono
solo poche Scuole universitarie statali. Soltanto
otto
Università
hanno costituito una Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica, tre
Atenei hanno istituito dal 1998 una Scuola di specializzazione in Psicologia
della Salute, mentre due altre Università gestiscono la Scuola di
specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita.
Questo processo di privatizzazione dell’Università
italiana è cominciato – senza clamore – con una legge del 1989, approvata
dal Parlamento quando governava una coalizione di centro-sinistra. La
maggioranza delle Scuole sono state autorizzate dal Miur negli ultimi dieci
anni.
Che succede, dunque, agli italiani? Sono più schizofrenici e bipolari di
quanto non lo fossero dieci anni fa? È aumentata davvero la domanda di
servizi psicoterapeutici o questa esplosione di Scuole di Psicoterapia non è
altro che una manifestazione del potere e della longa manus degli Ordini
professionali (provinciali) del settore che sono riusciti ad accaparrarsi,
con il beneplacito del Miur e di Antonello Masia, tutte le funzioni
didattiche così importanti che, un tempo, erano di esclusiva competenza
dell’Università? Esiste davvero un controllo di qualità da parte del Miur su
un settore così importante della salute pubblica? E come si è giunti allora
a una simile situazione?
Fino al 1993 non esistevano Scuole private di specializzazione in
Psicoterapia riconosciute dal Miur. E fino al 1989 la legge che regolava le
Scuole di specializzazione faceva riferimento al
DPR 10 marzo 1982, n. 162,
intitolato Riordinamento delle Scuole dirette a fini speciali, delle Scuole
di specializzazione e dei corsi di perfezionamento, il cui Capo I stabiliva,
senza dubbio alcuno, che le Scuole di specializzazione dovessero essere di
tipo universitario. Si legge infatti: “1. Finalità. Le Scuole dirette a fini
speciali, le Scuole di specializzazione e i corsi di perfezionamento fanno
parte dell’ordinamento universitario e concorrono a realizzare i fini
istituzionali delle Università.
Presso le Università possono essere costituite:
a) Scuole dirette a fini speciali per il conseguimento di diplomi
post-secondari per l’esercizio di uffici o professioni, per i quali non sia
necessario il diploma di laurea, ma sia richiesta ugualmente una formazione
culturale e professionale nell’ambito universitario;
b) Scuole di specializzazione per il conseguimento, successivamente alla
laurea, di diplomi che legittimino nei rami di esercizio professionale
l’assunzione della qualifica di specialista”.
La “rivoluzione privatizzatrice” nel campo della Psicoterapia avvenne alla
chetichella nell’anno di grazia 1989 con l’emanazione della
legge 56/89
intitolata Ordinamento della professione di psicologo. L’articolo 3 di tale
legge stabilisce che “L’esercizio dell’attività psicopterapeutica è
subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo
il conseguimento della laurea in Psicologia o in Medicina e Chirurgia,
mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano
adeguata formazione e addestramento, attivati ai sensi del Decreto del
presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso Scuole di
specializzazione universitaria o presso Istituti a tal fine riconosciuti con
le procedure di cui all’articolo 3 del citato decreto del presidente della
Repubblica”. Dal 1989, dunque, le Scuole di specializzazione in Psicoterapia
saranno tutte di tipo privato e otterranno il riconoscimento del Miur sulla
base di quell’inciso “... o presso Istituti a tal fine riconosciuti”. Ci
sono voluti altri dieci anni perché l’onda “didattica”, alimentata dagli
Ordini professionali, raggiungesse il livello parossistico attuale.
Da quanto si può dedurre leggendo le varie pagine web, le Scuole di
specializzazione in Psicoterapia riconosciute dal Miur presentano una grande
variabilità scientifica, didattica e organizzativa. Il sito
Psicologia-Psicoterapia.it già citato elenca ben ventidue orientamenti
scientifici, sottolineando come la Psicoterapia in Italia sia ancora alla
fase artigianale che invoca i nomi di psicologi austriaci, svizzeri, inglesi
e americani. I fondatori delle scuole sono, quasi sempre, un gruppo (anche
piccolo) di psicoterapeuti, spesso senza legami con le Facoltà universitarie
di Psicologia. È come se un gruppo di avvocati per il solo fatto di essere
avvocati, si mettesse assieme – con il beneplacito del Miur – e organizzasse
una scuola di specializzazione giuridica: si tratta della “specializzazione
fai da te”. Molte scuole si avvalgono della consulenza e della docenza di
professori universitari.
Per poter ottenere il riconoscimento del Miur, una Scuola di Psicoterapia
deve organizzare un corso quadriennale con almeno 500 ore annuali di
didattica teorica e di pratica professionale. L’orario delle lezioni cade,
normalmente, nei giorni di fine settimana, con un carico di ore che va da 12
a 15 ore in due giorni, carico che lascia molto a desiderare in termini di
un apprendimento di qualità. Ad esempio, il
sito della scuola ALBA
riporta l’orario delle lezioni da tenersi nei weekend (venerdì e sabato) per
un totale di 15 ore, con l’aggiunta: “Totale: 10 weekend ovvero 300 ore”.
Dove sta il controllo di qualità del Miur? Perché, naturalmente, 15 ore per
weekend moltiplicate per 10 volte (= 10 weekend) corrispondono, se la
matematica non è un’opinone, a 150 ore annue, invece di 500 (o di 300!).
In generale, il numero degli allievi ammessi ai corsi annuali non supera il
livello di 20. Come mai un numero così basso? Non si tratta, infatti, di
organizzare costosi laboratori. Probabilmente, il numero basso è stabilito
per soddisfare i desideri di tutti gli Ordini provinciali degli psicologi e
psicoterapeuti che hanno inteso e intendono istituire Scuole di
specializzazione in quasi
tutte le province italiane.
La frammentazione della formazione che ne è risultata si concilia poco con
l’eccellenza. Si consideri, ad esempio, la “Scuola di specializzazione in
Psicoterapia ‘Atanor’ ad indirizzo analitico” (ma non sono analitiche – o
dovrebbero esserlo – tutte le scuole?), riconosciuta dal Miur in data 15
luglio 2008, con sede unica nel comune di Scoppito (AQ), un centro di 2.757
abitanti a 820 metri sul livello del mare. La Scuola – dalle
foto del sito
– sembra una casetta di tipo montanaro, attrezzata in maniera spartana,
sufficiente per trascorrervi qualche weekend e respirare l’aria sana delle
montagne di Abruzzo.
Si consideri, inoltre, la Scuola di specializzazione che si intitola “Corso
quadriennale di Psicoterapia umanistica esistenziale” (codice Miur 225),
con sede unica nel comune di Bruzzano Zeffirio (RC), riconosciuta con
Decreto Direttoriale di Antonello Masia il 12 ottobre 2007 e che – a
distanza di un anno e mezzo dal suo riconoscimento – non possiede alcun sito
internet da cui ottenere informazioni, ad esempio, per l’iscrizione ai
corsi. Bruzzano Zeffirio è un
comune ai piedi dell’Aspromonte
che nell’ottobre 2006 dichiarava 1.255 abitanti. Per buon auspicio, la
Scuola è localizzata presso Villa Salus. La lista delle scuole con
“sorpresa” potrebbe continuare.
Che qualcosa non funzioni
nella proliferazione delle Scuole di Psicoterapia e delle loro sedi è
indicato dal
Decreto Direttoriale di Antonello Masia del 27 febbraio 2009
che, a soli quattro mesi dal riconoscimento, dice: "E' revocato il
riconoscimento disposto con Decreto in data 24 ottobre 2008 della sede
periferica di Torino dell'Istituto 'Scuola di specializzazione in
Psicoterapia dello sviluppo e adolescenza' di Reggio Emilia".
Frammentazione logistica e scientifica sono le principali caratteristiche
delle Scuole di specializzazione di Psicoterapia italiane. Ma questo settore
della sanità nazionale, completamente in mano a strutture private, ha
bisogno di maggiore trasparenza e di accesso immediato all’informazione
esistente presso il Miur. Ci riferiamo alle relazioni che la Commissione
nazionale prevista dal
Regolamento di attuazione
della legge 56/1989 deve formulare affinché la Scuola ottenga il
riconoscimento del Miur. E alle relazioni sull’attività didattica e
scientifica che le scuole sono tenute a presentare annualmente al Miur. E
alle relazioni sulle attività ispettive del Miur. L’opinione pubblica ha il
diritto di sapere come e perché, nel giro di pochi anni, si sia arrivati ad
una esplosione delle Scuole di specializzazione in Psicoterapia la cui
attività potrebbe diventare sempre più difficile da valutare e controllare,
sia da parte della commissione nazionale, sia da parte di Antonello Masia.
Un’ultima osservazione: data l’importanza crescente che la Psicoterapia sta
assumendo nella salute individuale, di gruppo e, quindi, pubblica, come mai
il Ministero della Sanità non ha alcuna responsabilità nel riconoscimento e
nel monitoraggio delle Scuole di specializzazione?
Solamente una discussione ampia e trasparente di tutti gli aspetti che
interessano la preparazione degli psicoterapeuti può dare fiducia
all’opinione pubblica in un campo così delicato e ancora così controverso.
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