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Tante le sedi in cui hanno parlato di lui – internet, giornali, tv – tante
da rischiare il rigetto. Ma quando si parla di malauniversità, di concorsi
truccati o addomesticati non è mai troppo e il rigetto viene, eccome se
viene, ma nei confronti delle “controparti”, diciamo così, cioè di chi sta
“dall’altra parte del processo”, quello che sta tentando di mettere alla
sbarra il malcostume dell’Accademia italiana.
Tommaso Gastaldi è una star dell’etere, un protagonista dell’informazione di
successo dei media nazionali, un “lasciapassare” di sicuro ritorno mediatico,
una “moda giornalistica”. Insomma, è ciò che in genere “Ateneo Palermitano”
rifugge.
Ma la sua storia è andata troppo avanti, con implicazioni gravi che
rischiano di sfuggire di mano agli stessi protagonisti dell’ennesimo caso di
malauniversità, il più televisivamente famoso, appunto, ma non per questo il
più drammatico: ciascun fatto di malauniversità racchiude dentro microstorie
di sofferenza e malessere, di incomprensioni, e di mobbing.
Una storia che comincia con una lettera, come molti casi meno mediaticamente
visibili, ma ugualmente reali (ricordate, su questo giornale, il
caso di
Maurizio Oddo?).
Questo l’antefatto, che per ragioni di cronaca vi riassumiamo, pur sapendo
che lo conoscete già.
12 aprile 2006: il professore Tommaso Gastaldi, docente di seconda fascia di
Scienze statistiche all’Università La Sapienza di Roma, spedisce due
lettere, diverse solo negli indirizzi dei destinatari: una è per sé, l’altra
per il suo avvocato, il fratello Davide Gastaldi, del Foro di Roma.
Su quelle lettere “prevede” l’esito di un futuro concorso a una cattedra di
professore ordinario di Statistica alla Facoltà di Sociologia del suo
Ateneo. Concorso di cui era stato appena pubblicato il bando e di cui
mancavano ancora i nomi del pool di docenti della Commissione giudicatrice
(eletta il successivo 29 luglio).
A quella “valutazione comparativa”, come si dice, iniziata il 20 ottobre, in
qualità di candidato avrebbe voluto partecipare anche lui.
La “premonizione” gli aveva suggerito tutto, compreso, “con assoluta
certezza”, il nome del vincitore, ovvero della vincitrice: la professoressa
Mary Fraire, docente per “affidamento interno” alla stessa Facoltà il cui
preside, Luciano Benadusi, aveva bandito il concorso, nominando presidente
della Commissione il professore Alfredo Rizzi: cioè il coautore, insieme
alla candidata Fraire, di quattro libri di testo sulla materia.
Intanto gli animi si surriscaldano. Gastaldi il 21 giugno scrive un’altra
lettera: stessi i destinatari, più completo il contenuto, rafforzato da
alcuni fatti spiacevoli – documentati e attestabili da diversi testimoni e
collegati al concorso in fase di realizzazione – che intanto erano accaduti
nell’Ateneo. Ovvero il solito giro di e-mail tra docenti allo scopo di
indirizzare i voti per la nomina della Commissione a un prof piuttosto che a
un altro (ricordate i famosi “santini” di cui parla Quirino Paris?), e-mail
che diventano anche “suggerimenti” verbali e senza pudore tra i corridoi
della Sapienza.
Davide Gastaldi, l’avvocato Gastaldi, il 23 febbraio del 2007 deposita alla
Procura della Repubblica di Roma, insieme all’atto di denuncia, la richiesta
di sequestro di tutti i documenti che riguardano il concorso, comprese le
lettere “premonitrici”. Il caso inizialmente viene affidato al Pm Francesco
Dall’Oglio che, pur non avendo raccolto alcun atto né sentito alcun
testimone, come risulta da verbale, chiede l’archiviazione della denuncia
“per mancanza di materia penale”. Ma il Gip Marina Finiti rigetta la
richiesta del Pm e anche tutte le istanze e le argomentazioni difensive e
dispone la perizia da parte di esperti statistico- probabilisti. Il
fascicolo del caso passa a un altro Pm, Carlo Lasperanza.
La denuncia di Gastaldi parla di “gravi irregolarità” legate a una procedura
di valutazione comparativa che da lì a poco avrebbe avuto luogo alla
Sapienza, e anche di “manipolazione del procedimento di formazione della
Commissione, volta al conseguimento di un risultato deciso a priori”.
L’assegnazione della cattedra – scrive Davide Gastaldi sulla base di quanto
dichiarato senza ombra di dubbio dal fratello Tommaso sulle lettere di
denuncia – a una professoressa “assai debole” scientificamente, Mary Fraire,
quella che effettivamente risulta poco dopo la vincitrice del concorso. A
meno di possedere palle di vetro per la lettura del futuro, i fratelli
Gastaldi dimostrano così che il risultato del concorso era di “pubblico
dominio” nell’ambiente universitario della Sapienza già al momento
dell’emissione del bando, che in questo modo sarebbe diventato solo una
formalità, un “atto dovuto” per poter procedere alla nomina della
predestinata vincitrice.
La richiesta di avviare un’indagine, avanzata al Pm dall’avvocato Gastaldi,
si basa su tre configurazioni di reato: abuso d’ufficio, interesse privato
in atti di ufficio e falso ideologico. E sulla richiesta Davide Gastaldi
tira in ballo cinque nomi: tre sono membri della Commissione d’esame
sott’accusa – Alfredo Rizzi, docente di Statistica alla Sapienza, Tonino
Sclocco, direttore del Dipartimento di Metodi quantitativi e Teoria
economica all’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara e Roberta Siciliano,
docente presso l’Ateneo Federico II di Napoli. Gli altri due nomi chiamati
in causa sono Luciano Benadusi, il preside di Sociologia alla Sapienza, e
naturalmente la vincitrice Mary Fraire, oggi, con decreto rettorale del 2
febbraio 2007, straordinario di Statistica alla Sapienza, al posto, con
tutta probabilità e visti i titoli della sua controparte, del prof.
Gastaldi, se il concorso non fosse stato truccato.
Il Pm accoglie la richiesta e il 6 febbraio di quest’anno chiede al Gup per
i cinque il rinvio a giudizio. Dunque appare credibile per Lasperanza il
contenuto della denuncia per la quale tutti quei prof, tranne Luciano
Benadusi, chiamato in correità solo per il suo ruolo di preside, si erano
riuniti il 20 ottobre 2006, il 21 novembre 2006 e il 18 gennaio 2007 (giorno
dell´assegnazione), per indicare il candidato idoneo (leggasi predestinato),
Mary Fraire. Due dei docenti della Commissione – Lorenzo Fattorini e
Giancarlo Diana – non sono d’accordo e fanno mettere a verbale il loro
dissenso. Il “no” viene motivato con un’argomentazione che ha
dell’incredibile: la professoressa Fraire, allora solo associato di
Sociologia, è, in particolare secondo Fattorini, “priva di maturità
scientifica” ed ha una “totale assenza di spunti metodologici di rilievo per
essere presa in considerazione ai fini della presente valutazione
comparativa” – così si legge negli atti della Commissione giudicatrice. Ed
ha anche – è sempre Fattorini che dichiara – “una sola pubblicazione
collocata su una rivista di livello nazionale inerente le discipline del
settore scientifico per il quale è bandita la procedura di valutazione”.
L’altro commissario “dissidente”, il prof. Diana, lascia a verbale che “la
produzione scientifica (della professoressa Fraire, n.d.r.) è caratterizzata
da uno spettro piuttosto ristretto di interessi” e da una “non adeguata
collocazione dei lavori”.
Dunque da un lato c’è la vincitrice con forte alea di illegittimità – 65
anni e quasi sulla soglia della pensione – dall’altro Tommaso Gastaldi che
intanto, a causa della sua reazione, teme ritorsioni con conseguente
licenziamento. Contro di lui l’Ateneo istituisce, infatti, una Commissione
istruttoria per procedimento disciplinare. Come da copione: quando si sta
per perdere si usa sempre l’arma della ritorsione e del ricatto, specie
attraverso i procedimenti disciplinari (chi scrive ne sa qualcosa, come
sapete). La carriera di Gastaldi, intanto, è sempre più a rischio. Nella Commissione
valutativa di conferma come professore associato compare infatti proprio
Mary Fraire. Gastaldi la ricusa insieme a un altro membro della Commissione,
l’associato Antonella Capitanio. Il Ministero sostituisce la Fraire con un
supplente, il prof. Riani di Padova, e la Capitanio con un nuovo commissario
associato, Simone Borra. Alla richiesta di rinvio a giudizio replica
l’avvocato Guido Calvi, che incentra la sua risposta sulla relazione dei due
consulenti del Pm – Fortunato Pesarin di Padova e Bruno Chiandotto di
Firenze – appartenenti entrambi allo stesso settore scientifico-disciplinare
dei commissari e dei candidati: “Questa consulenza ha travalicato i limiti.
Pretende di mettersi al posto di un organo come quello universitario. Non
compete a nessuno se non all’Università stabilire quale valutazione
scientifica è stata fatta. Il giudizio delle Commissioni è insindacabile”.
Sempre la solita solfa di giustificazioni trite e ritrite che per anni hanno
consentito a baroni e baronetti di spadroneggiare all’interno di ogni Ateneo
nazionale. Sì, è vero, chi lo nega? Il giudizio è insindacabile, ma quand’è
espresso da Commissioni “sane”. In caso contrario, ovvero se si adombrano
brogli, trucchi e inciuci, il giudizio diventa sindacabilissimo e bene fanno
i magistrati ad entrare nel merito.
Il Gup, dottoressa Bonaventura, accoglie
la richiesta del Pm Lasperanza, che tra le parti offese aveva inserito,
oltre a Gastaldi, anche il Miur nella persona del ministro Gelmini (è pure
lo Stato, oltre che i singoli, a rimanere danneggiato dai casi di
malauniversità) e fissa l’udienza preliminare per il prossimo 5 maggio. Gli
indagati devono rispondere di abuso d’ufficio e concorso in reato perché,
come si legge nelle motivazioni, “in concorso tra loro i componenti della
Commissione dichiaravano idonea a ricoprire il posto di professore
universitario Mary Fraire adottando motivi non supportati da una corretta
valutazione sulla produzione scientifica della candidata e in contrasto con
quanto previsto dalla legge”.
Rimane invece ancora al palo un’altra denuncia
che Gastaldi aveva avanzato, stavolta alla Procura di Bari. “Come mai alla
vostra Procura – chiede Gastaldi dal suo sito al dott. Marzano – ancora
tutto tace?”.
Intanto sul fronte romano uno dei docenti rinviati a giudizio – il prof.
Rizzi – ha chiesto a Tommaso Gastaldi un risarcimento per danni di euro 100
mila. La motivazione? Ingiurie. Un tentativo intimidatorio degno di ben
altro palcoscenico (siculo-sardo-calabro-italo-americano-russo-cinese, ecc.
ecc.), una manovra concertata a tavolino per fare impaurire e indietreggiare
Gastaldi.
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