marzo-aprile 2009 numero 86/87

attualità
… E ora parliamo di Tommaso Gastaldi
La storia di una vittima di malauniversità, tra illegittimità, brogli, denunce e rinvii a giudizio, richiesti e accolti. Udienza dal Gup il 5 maggio

di f. p.

nella foto: Tommaso Gastaldi

Tante le sedi in cui hanno parlato di lui – internet, giornali, tv – tante da rischiare il rigetto. Ma quando si parla di malauniversità, di concorsi truccati o addomesticati non è mai troppo e il rigetto viene, eccome se viene, ma nei confronti delle “controparti”, diciamo così, cioè di chi sta “dall’altra parte del processo”, quello che sta tentando di mettere alla sbarra il malcostume dell’Accademia italiana.

Tommaso Gastaldi è una star dell’etere, un protagonista dell’informazione di successo dei media nazionali, un “lasciapassare” di sicuro ritorno mediatico, una “moda giornalistica”. Insomma, è ciò che in genere “Ateneo Palermitano” rifugge.

Ma la sua storia è andata troppo avanti, con implicazioni gravi che rischiano di sfuggire di mano agli stessi protagonisti dell’ennesimo caso di malauniversità, il più televisivamente famoso, appunto, ma non per questo il più drammatico: ciascun fatto di malauniversità racchiude dentro microstorie di sofferenza e malessere, di incomprensioni, e di mobbing.

Una storia che comincia con una lettera, come molti casi meno mediaticamente visibili, ma ugualmente reali (ricordate, su questo giornale, il caso di Maurizio Oddo?).

Questo l’antefatto, che per ragioni di cronaca vi riassumiamo, pur sapendo che lo conoscete già.

12 aprile 2006: il professore Tommaso Gastaldi, docente di seconda fascia di Scienze statistiche all’Università La Sapienza di Roma, spedisce due lettere, diverse solo negli indirizzi dei destinatari: una è per sé, l’altra per il suo avvocato, il fratello Davide Gastaldi, del Foro di Roma.
Su quelle lettere “prevede” l’esito di un futuro concorso a una cattedra di professore ordinario di Statistica alla Facoltà di Sociologia del suo Ateneo. Concorso di cui era stato appena pubblicato il bando e di cui mancavano ancora i nomi del pool di docenti della Commissione giudicatrice (eletta il successivo 29 luglio).
A quella “valutazione comparativa”, come si dice, iniziata il 20 ottobre, in qualità di candidato avrebbe voluto partecipare anche lui.

La “premonizione” gli aveva suggerito tutto, compreso, “con assoluta certezza”, il nome del vincitore, ovvero della vincitrice: la professoressa Mary Fraire, docente per “affidamento interno” alla stessa Facoltà il cui preside, Luciano Benadusi, aveva bandito il concorso, nominando presidente della Commissione il professore Alfredo Rizzi: cioè il coautore, insieme alla candidata Fraire, di quattro libri di testo sulla materia.

Intanto gli animi si surriscaldano. Gastaldi il 21 giugno scrive un’altra lettera: stessi i destinatari, più completo il contenuto, rafforzato da alcuni fatti spiacevoli – documentati e attestabili da diversi testimoni e collegati al concorso in fase di realizzazione – che intanto erano accaduti nell’Ateneo. Ovvero il solito giro di e-mail tra docenti allo scopo di indirizzare i voti per la nomina della Commissione a un prof piuttosto che a un altro (ricordate i famosi “santini” di cui parla Quirino Paris?), e-mail che diventano anche “suggerimenti” verbali e senza pudore tra i corridoi della Sapienza.

Davide Gastaldi, l’avvocato Gastaldi, il 23 febbraio del 2007 deposita alla Procura della Repubblica di Roma, insieme all’atto di denuncia, la richiesta di sequestro di tutti i documenti che riguardano il concorso, comprese le lettere “premonitrici”. Il caso inizialmente viene affidato al Pm Francesco Dall’Oglio che, pur non avendo raccolto alcun atto né sentito alcun testimone, come risulta da verbale, chiede l’archiviazione della denuncia “per mancanza di materia penale”. Ma il Gip Marina Finiti rigetta la richiesta del Pm e anche tutte le istanze e le argomentazioni difensive e dispone la perizia da parte di esperti statistico- probabilisti. Il fascicolo del caso passa a un altro Pm, Carlo Lasperanza.

La denuncia di Gastaldi parla di “gravi irregolarità” legate a una procedura di valutazione comparativa che da lì a poco avrebbe avuto luogo alla Sapienza, e anche di “manipolazione del procedimento di formazione della Commissione, volta al conseguimento di un risultato deciso a priori”. L’assegnazione della cattedra – scrive Davide Gastaldi sulla base di quanto dichiarato senza ombra di dubbio dal fratello Tommaso sulle lettere di denuncia – a una professoressa “assai debole” scientificamente, Mary Fraire, quella che effettivamente risulta poco dopo la vincitrice del concorso. A meno di possedere palle di vetro per la lettura del futuro, i fratelli Gastaldi dimostrano così che il risultato del concorso era di “pubblico dominio” nell’ambiente universitario della Sapienza già al momento dell’emissione del bando, che in questo modo sarebbe diventato solo una formalità, un “atto dovuto” per poter procedere alla nomina della predestinata vincitrice.

La richiesta di avviare un’indagine, avanzata al Pm dall’avvocato Gastaldi, si basa su tre configurazioni di reato: abuso d’ufficio, interesse privato in atti di ufficio e falso ideologico. E sulla richiesta Davide Gastaldi tira in ballo cinque nomi: tre sono membri della Commissione d’esame sott’accusa – Alfredo Rizzi, docente di Statistica alla Sapienza, Tonino Sclocco, direttore del Dipartimento di Metodi quantitativi e Teoria economica all’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara e Roberta Siciliano, docente presso l’Ateneo Federico II di Napoli. Gli altri due nomi chiamati in causa sono Luciano Benadusi, il preside di Sociologia alla Sapienza, e naturalmente la vincitrice Mary Fraire, oggi, con decreto rettorale del 2 febbraio 2007, straordinario di Statistica alla Sapienza, al posto, con tutta probabilità e visti i titoli della sua controparte, del prof. Gastaldi, se il concorso non fosse stato truccato.

Il Pm accoglie la richiesta e il 6 febbraio di quest’anno chiede al Gup per i cinque il rinvio a giudizio. Dunque appare credibile per Lasperanza il contenuto della denuncia per la quale tutti quei prof, tranne Luciano Benadusi, chiamato in correità solo per il suo ruolo di preside, si erano riuniti il 20 ottobre 2006, il 21 novembre 2006 e il 18 gennaio 2007 (giorno dell´assegnazione), per indicare il candidato idoneo (leggasi predestinato), Mary Fraire. Due dei docenti della Commissione – Lorenzo Fattorini e Giancarlo Diana – non sono d’accordo e fanno mettere a verbale il loro dissenso. Il “no” viene motivato con un’argomentazione che ha dell’incredibile: la professoressa Fraire, allora solo associato di Sociologia, è, in particolare secondo Fattorini, “priva di maturità scientifica” ed ha una “totale assenza di spunti metodologici di rilievo per essere presa in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa” – così si legge negli atti della Commissione giudicatrice. Ed ha anche – è sempre Fattorini che dichiara – “una sola pubblicazione collocata su una rivista di livello nazionale inerente le discipline del settore scientifico per il quale è bandita la procedura di valutazione”. L’altro commissario “dissidente”, il prof. Diana, lascia a verbale che “la produzione scientifica (della professoressa Fraire, n.d.r.) è caratterizzata da uno spettro piuttosto ristretto di interessi” e da una “non adeguata collocazione dei lavori”.

Dunque da un lato c’è la vincitrice con forte alea di illegittimità – 65 anni e quasi sulla soglia della pensione – dall’altro Tommaso Gastaldi che intanto, a causa della sua reazione, teme ritorsioni con conseguente licenziamento. Contro di lui l’Ateneo istituisce, infatti, una Commissione istruttoria per procedimento disciplinare. Come da copione: quando si sta per perdere si usa sempre l’arma della ritorsione e del ricatto, specie attraverso i procedimenti disciplinari (chi scrive ne sa qualcosa, come sapete). La carriera di Gastaldi, intanto, è sempre più a rischio. Nella Commissione valutativa di conferma come professore associato compare infatti proprio Mary Fraire. Gastaldi la ricusa insieme a un altro membro della Commissione, l’associato Antonella Capitanio. Il Ministero sostituisce la Fraire con un supplente, il prof. Riani di Padova, e la Capitanio con un nuovo commissario associato, Simone Borra. Alla richiesta di rinvio a giudizio replica l’avvocato Guido Calvi, che incentra la sua risposta sulla relazione dei due consulenti del Pm – Fortunato Pesarin di Padova e Bruno Chiandotto di Firenze – appartenenti entrambi allo stesso settore scientifico-disciplinare dei commissari e dei candidati: “Questa consulenza ha travalicato i limiti. Pretende di mettersi al posto di un organo come quello universitario. Non compete a nessuno se non all’Università stabilire quale valutazione scientifica è stata fatta. Il giudizio delle Commissioni è insindacabile”. Sempre la solita solfa di giustificazioni trite e ritrite che per anni hanno consentito a baroni e baronetti di spadroneggiare all’interno di ogni Ateneo nazionale.
Sì, è vero, chi lo nega? Il giudizio è insindacabile, ma quand’è espresso da Commissioni “sane”. In caso contrario, ovvero se si adombrano brogli, trucchi e inciuci, il giudizio diventa sindacabilissimo e bene fanno i magistrati ad entrare nel merito.

Il Gup, dottoressa Bonaventura, accoglie la richiesta del Pm Lasperanza, che tra le parti offese aveva inserito, oltre a Gastaldi, anche il Miur nella persona del ministro Gelmini (è pure lo Stato, oltre che i singoli, a rimanere danneggiato dai casi di malauniversità) e fissa l’udienza preliminare per il prossimo 5 maggio.
Gli indagati devono rispondere di abuso d’ufficio e concorso in reato perché, come si legge nelle motivazioni, “in concorso tra loro i componenti della Commissione dichiaravano idonea a ricoprire il posto di professore universitario Mary Fraire adottando motivi non supportati da una corretta valutazione sulla produzione scientifica della candidata e in contrasto con quanto previsto dalla legge”.

Rimane invece ancora al palo un’altra denuncia che Gastaldi aveva avanzato, stavolta alla Procura di Bari. “Come mai alla vostra Procura – chiede Gastaldi dal suo sito al dott. Marzano – ancora tutto tace?”.

Intanto sul fronte romano uno dei docenti rinviati a giudizio – il prof. Rizzi – ha chiesto a Tommaso Gastaldi un risarcimento per danni di euro 100 mila. La motivazione? Ingiurie. Un tentativo intimidatorio degno di ben altro palcoscenico (siculo-sardo-calabro-italo-americano-russo-cinese, ecc. ecc.), una manovra concertata a tavolino per fare impaurire e indietreggiare Gastaldi.

 


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