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Trapani, agosto 2006
Gentilissima Direttrice,
nel ringraziarla per l’attenzione prestata alla mia lettera pubblicata su "la Repubblica" dell’11 marzo scorso, le
scrivo informandola dei fatti accaduti in questo breve lasso di tempo e subito prima dall’invio della mia missiva.
Non mancano, comunque, i riferimenti a vicende passate.
Fatti tristi e spiacevoli scandali a cui spero qualcuno possa, prima o poi, mettere freno.
Il preside della Facoltà di Architettura di Palermo mi ha mandato a quel paese – non ho la maleducazione dell’ordinario
napoletano che ha letteralmente pronunciato la frase tipica da scaricatore di porto – solo per avere chiesto chiarimenti,
a seguito di un suo invito presso la presidenza di Viale delle Scienze, riguardanti un concorso a cui ho partecipato,
ignaro del fatto che – come ha affermato lui stesso – la borsa fosse già stata assegnata a “collaboratori di sua fiducia”
prima ancora di bandire il bando di concorso!
Essendo stato considerato un “coglione” (mi scuso anticipatamente per il linguaggio scurrile ma così mi è stato riferito
da un altro docente e da un collega che hanno assistito all’animata discussione), ho querelato il preside per diffamazione
e presentato denuncia per i fatti riguardanti il concorso.
Questo è soltanto uno degli ultimi incresciosi accadimenti.
Il 9 ottobre del 2004, infatti, informando l’allora ministro
Moratti, ho denunciato, alla Procura della Repubblica di Palermo, i responsabili del concorso truccato e, considerata la
rilevanza penale dei fatti relativi, ho chiesto l’annullamento del Concorso (Valutazione comparativa per la copertura
di n. 1 posto di ricercatore universitario, settore scientifico-disciplinare ICAR 18 Facoltà di Architettura, indetta
con D.R. n. 2477 del 7-10-2003, pubblicato nella G.U.R.I. n. 80 del 14-10-2003, bandita dall’Università degli Studi di
Palermo).
Molto tempo prima dello svolgimento delle prove concorsuali, peraltro, così come mi era stato suggerito dal
legale, ho depositato il nome della candidata vincitrice (raccomandata A/R n. 12292447071-4 del 26 luglio 2004).
Da parte mia, avevo deciso di partecipare al concorso nonostante l’ordine a non presentarmi della decana palermitana
che, in occasione dell’incontro avvenuto, dietro appuntamento telefonico da lei fissatomi per il 19 Dicembre 2003
presso la sua sede di servizio, mi aveva ripetutamente intimato di non presentarmi al concorso in oggetto poiché
“l’unico risultato raggiungibile da parte sua – ha affermato – sarà farsi più nemici di quelli che già ha”.
Il riferimento era, evidentemente, alle precedenti prove concorsuali a cui avevo partecipato negli anni precedenti
senza la sua “preventiva approvazione” in base alla quale viene stabilita la sorte dei candidati, molto tempo prima
di essere esaminati.
Tutto questo, peraltro, mi era già stato ribadito dalla stessa docente in occasione di un incontro,
avvenuto l’anno precedente, all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma: “ Lei - fino a cinque minuti prima, si rivolgeva
a me dandomi del tu – ha ormai le carte in regola per potere vincere il concorso in altra Facoltà, considerato che a
Palermo i concorsi sono tutti impegnati per molti anni a venire”.
A questa precisazione, forte della sua “incolumità” tipica di certi ordinari dell’attuale mondo accademico, la
decana palermitana ha fatto seguire l’elenco dei suoi collaboratori destinati a vincere i concorsi per “i molti anni
a venire”, prima che lei esca definitivamente dalle scene di questo suo personale mondo accademico.
I due concorsi successivi a quello per il quale mi sono visto recapitare la querela del magnifico rettore – rispettivamente
di professore di I fascia e professore di II fascia per lo stesso settore disciplinare ICAR/18 – sono stati vinti da
due strettissimi collaboratori della solita decana palermitana che abilmente continua a gestire le procedure concorsuali
facendosi nominare (o forse è più appropriato dire “nominandosi”!) presidente delle commissioni giudicatrici.
Ho, come ormai prassi consueta, denunciato l’accaduto alla Procura della Repubblica di Palermo che ha già provveduto
all’interrogatorio presso il comando dei Carabinieri di Palermo.
Anche in questo, per quanto riguarda il concorso inerente
la I fascia, ho depositato nome del candidato vincitore (A/R n. 12536278177-7 del 19 gennaio 2006) e esposto denuncia
alla Procura della Repubblica di Palermo (A/R n. 12536278176-6 del 19 gennaio 2006); riguardo al concorso per la II fascia,
ho depositato nome del candidato vincitore prima delle prove concorsuali (A/R n. 12536278165-3 del 18 aprile 2006).
Ho anche inviato lettera al magnifico rettore (A/R n. 131554504468 del 21 luglio 2006), che avevo già messo a conoscenza
dei fatti (raccomandata A/R n. 13155450423-1 del 13.05.2006) ancora prima dell’espletamento delle prove concorsuali
(in questo caso, però, non mi ha degnato di risposta e fortunatamente mi ha sollevato dal pericolo di una seconda ed
inspiegabile querela!), parlando di concorsi “pilotati” come si usa dire nel gergo accademico consolidato. Anche per
la seconda lettera non è seguita alcuna risposta.
Intanto, in riferimento alla Valutazione comparativa per il reclutamento di un posto di professore di II fascia presso
la Facoltà di Architettura per il settore scientifico disciplinare ICAR/18 – Storia dell’Architettura, c/o il Consorzio
Universitario di Agrigento, di cui al bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale/4 serie speciale del 10/05/2005 n. 37,
con Decreto del rettore Giuseppe Silvestri n. 3535 del 7.7.2006, sono stati dichiarati idonei un dottore palermitano,
ovvero il candidato “locale” - che è uno stretto collaboratore, come è noto in ambito accademico, della presidente della
commissione - ed un dottore veneziano, il candidato “straniero”, “figlio d’arte” (con tanto di ordinario a seguito
dello stesso Ateneo!), caratterizzato – per usare le parole della presidente della commissione – da “una non comune
conoscenza dei processi storici”; “nonostante la giovane età” – ha aggiunto, facendole eco, il commissario della città
lagunare.
Va sottolineato che la presidente della commissione, durante le prove orali, si è personalmente scomodata, dando vita
ad una scena in puro stile kafkiano, per costringermi a prendere la borsa che avevo lasciato nell’aula poiché, a suo
dire e a nome dei suoi colleghi, tale borsa “ci mette a disagio ed in forte imbarazzo” (probabilmente, considerando
le mie precedenti denunce per concorsi truccati, la decana emerita presidente della commissione era fortemente preoccupata,
come peraltro ha lasciato intravedere l’espressione paonazza del suo volto, della presenza di
eventuale registratore).
Avendo visto, con grande piacere e soddisfazione, la pagina dedicata sul suo giornale a “Il caso Oddo: un esempio di
liberalità accademica palermitana”, le chiedo se è possibile continuare a dedicare una certa attenzione a questi ulteriori
disdori veri che, considerato il silenzio di piazza Marina, sembrano non preoccupare il magnifico rettore dell’Ateneo
palermitano, nonostante il problema dei concorsi truccati o, come si usa dire all’interno dell’Accademia, “pilotati”
coinvolga moltissimi studiosi, giovani e non.
Pare qualcosa si stia movendo a livello nazionale: mi riferisco al caso degli esami truccati di Bari per i quali è
intervenuto il neoministro dell’Università Mussi, che si è impegnato a trovare una soluzione al dilagare di queste
vergogne che avviliscono, giorno dopo giorno, l’Università italiana disponendo nel momento idoneo del processo la
costituzione di parte civile del Ministero.
Come ho già scritto al rettore, nonostante le tristissime vicende in cui mio malgrado sono stato coinvolto, continuo a
confidare nella di lui correttezza morale e professionale, perché non è più possibile tacere su questi fatti che
realmente portano disdoro ad un Ateneo così prestigioso come quello palermitano.
Gentilissima Direttrice, le fornisco tutto il materiale documentario concernente i fatti narrati e – se vorrà
consentirmi – l’aggiornerò sull'evoluzione di questa mia storia.
Almeno per il momento, continuo ad essere considerato, all’interno dell’Ateneo palermitano, un “elemento scomodo” - come
più volte affermato dalla citata decana - perché certi guasti vanno tenuti regolarmente segreti in quanto i silenzi
sembrano a “molti” troppo opportuni.
In attesa di un suo auspicato riscontro, le invio i miei più cordiali saluti.
Grazie ancora.
Maurizio Oddo
E non finisce qui...
Egregio Dottor Oddo,
ringrazio io Lei, che mi ha dato l'opportunità di pubblicare il caso che La riguarda sul mio giornale.
Come ho scritto sull'articolo di apertura di questo numero, continuerò a ospitare storie private,
ma condivise (purtroppo!) anche da molti altri lettori, storie che possono costituire un punto di partenza per un
dibattito pubblico, non arido e fine a se stesso, ma occasione e contributo reale di soluzione ai numerosi
problemi in cui si dibattono gli Atenei nazionali, primo fra tutti quello - tristemente radicato e mortificante
per le vittime del sistema, ma anche per l'immagine dell'Università italiana - dei
"concorsi pilotati" cui il Suo caso fa riferimento.
Credo che la lettera che ci ha inviato, almeno in questa prima fase, sia più efficace di qualsiasi mio articolo,
che rischierebbe comunque il limite di un'argomentazione teorica, per quanto dettagliata.
Consideriamola pertanto un punto di partenza per tutto quello che verrà: in fondo questa -
nella telenovela della malauniversità italiana che riguarda il Suo caso - è solo la seconda puntata...
f. p.
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