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Uno sforzo di memoria per
collegare, please.
Sul precedente numero di
questo giornale avevamo scritto, a proposito del filone triestino del caso
Paris, che il giudice, dando ragione al prof di Trento che vive in
California, aveva dichiarato “non inammissibile” la sua opposizione alla
richiesta di archiviazione avanzata dal Pm, e che dunque
si poteva procedere. L’udienza era stata fissata per il 27 gennaio.
Ebbene, quella data è arrivata e noi, come sempre quando “apriamo” un caso su
queste pagine, vi aggiorniamo sugli ultimi accadimenti. Tanto più che
recentemente il direttore di “Ateneo Palermitano”, come avrete letto su
altra parte del giornale, è stato promosso sul campo biografo ufficiale di
Paris e non possiamo deludere chi l’ha scritto.
Il 27 gennaio scorso, in un’austera aula del Tribunale di Trieste dove la
legge dovrebbe essere uguale per tutti, il Gip Raffaele Morvay ha sentito
“le parti”.
Prima di proseguire con la cronaca apriamo una parentesi per ricordarvi
l’antefatto giudiziario.
L’indagine viene aperta oltre quattro anni fa a seguito di una denuncia di
Quirino Paris a carico di Mario Prestamburgo & Co. Oggetto del “contendere”:
concorsi universitari truccati nel settore scientifico disciplinare AGR/01,
Economia agraria ed Estimo rurale. (Per i dettagli
clicca qui).
Nell’agosto del 2004, infatti, Quirino Paris presenta un esposto di circa
centotrenta pagine a cinque Procure della Repubblica tra cui quelle di
Firenze, Milano e Trieste, dove vive e lavora Mario Prestamburgo.
Il sostituto procuratore di Firenze Pappalardo apre immediatamente
l’indagine e ordina la perquisizione dell’ufficio, della casa e dell’auto di
Prestamburgo, il Pm di Milano Pradella si allinea alle scelte di Firenze,
mentre il Pm di Trieste De Marco, archivia l’esposto nel giro di qualche
settimana senza fare alcuna indagine perché, come scrive all’epoca “Il
Piccolo” di Trieste, “gli indizi di reato non superavano la soglia
statistica”.
Nel gennaio 2006 Pappalardo chiede al Gip di Firenze Sacco l’autorizzazione
a sospendere dai pubblici uffici sei professori di Economia agraria - Mario
Prestamburgo, Gianluigi Gallenti e Marta Cosmina di Trieste, Antonino
Bacarella e Salvatore Tudisca di Palermo, e Vasco Boatto di Padova – ma si
vede negare la richiesta perché il Gip ritiene di essere territorialmente
incompetente. L’indagine passa alla Procura di Trieste, nonostante i
presunti reati fossero stati commessi in diverse città del territorio
nazionale.
Il voluminoso fascicolo agli atti, assemblato da Pappalardo, arriva di nuovo
nelle mani di De Marco, quello stesso De Marco che aveva archiviato
l’esposto di Paris in poche settimane. Questa volta De Marco prende tempo
(circa due anni), ma arriva alla stessa conclusione. E nel marzo del 2008
scrive una richiesta di archiviazione di venti pagine, dove, nelle ultime,
si lava pilatescamente le mani avanzando l’argomentazione dell’esistenza di
un “buco” legislativo nell’articolo 323 del codice penale che tratta
dell’abuso di ufficio, e chiedendo l’archiviazione dell’indagine, non prima
di aver invitato il legislatore a chiudere quel buco.
Tre Procure e quattro anni dopo (e chissà quale ammontare di spesa per le
intercettazioni telefoniche, le indagini delle polizie giudiziarie di tutte
e tre le Procure, annessi e connessi vari), Paris, appunto, si oppone
(aprile 2008) alla richiesta di archiviazione. A novembre arriva la notizia
che il Pm avrebbe sentito le parti il 27 gennaio 2009.
Fine dell’antefatto.
Ore 12 del 27 gennaio 2009. Non tutti i personaggi e interpreti della storia
sono presenti. Grande assente Mario Prestamburgo, nonostante viva e lavori a
Trieste.
Altro grande assente lo stesso De Marco, nel frattempo trasferito a Napoli.
Al suo posto, un Pm – Lombardi – totalmente ignorante (voce del verbo
ignorare) del contenuto del voluminoso fascicolo. Assenti anche un paio di
avvocati della difesa (Lucibello difensore – insieme a Lanzarone che
però è presente – di Tudisca e Bacarella, e Felcioloni, difensore di
Gallenti e Cosmina, che per l’occasione sono rappresentati da un avvocato di
Trieste). E assente pure Quirino Paris, rappresentato dall’avvocato Osele. A
cui viene data la parola per prima.
Un’ora di monologo davanti a un Gip attento per riprendere la storia
dall’inizio – l’origine fiorentina dell’indagine – fino alla richiesta di
archiviazione del Pm De Marco e alla contestazione dell’idea del Pm,
convinto che Prestamburgo & Co. siano degli agenti estranei all’andamento
dei concorsi e alle formazioni delle Commissioni. L’avvocato difensore di
Paris dice pure che il sostituto di Firenze Pappalardo aveva chiesto
l’imputazione di Prestamburgo & Co. anche per i reati di “violenza privata”
(art. 610 c.p.) e di “concorso formale, reato continuato” (art. 81 c.p). E
sottolinea che la richiesta di archiviazione di De Marco è muta riguardo a
queste imputazioni e ciò – sottolinea la Osele – rivela una carenza di
indagine da parte del magistrato.
Dopo il battagliero difensore di Paris è il turno dell’avvocato Sorrentino,
che dichiara Mario Prestamburgo completamente estraneo ai reati imputati.
Prestamburgo – dice Sorrentino – avrebbe agito unicamente nell’interesse
pubblico del settore scientifico assumendosi l’oneroso incarico di
organizzare le commissioni di concorso a titolo gratuito e al solo scopo di
snellire le procedure ed evitare inutili votazioni sussidiarie.
Poi prende la parola l’avvocato Bettiol, difensore di Vasco Boatto: “Il mio
patrocinato non fa parte di alcuna cabina di regia e dunque non so davvero
perché sia stato implicato in questa indagine”.
E alla fine arriva lui, l’avvocato Lanzarone, reduce dall’ennesima memoria
difensiva chilometrica (di cui vi abbiamo abbondantemente parlato sul numero
scorso e dove, come vi abbiamo puntualmente riferito, siamo stati citati persino noi di “Ateneo Palermitano”, messi
in discussione da insinuazioni inadeguate al ruolo di un avvocato, oltre che
false).
Anche per Lanzarone un’ora di arringa in difesa dei suoi due assistiti,
con un lessico che stupisce persino il Gip Morvay e il nuovo Pm Lombardi,
pure avvezzi alle arzigogolature fraseologiche delle aule di Tribunale. Si
batte, Lanzarone, nel passaggio cruciale della inammissibilità
dell’opposizione di Paris, inammissibilità da lui richiesta per conto dei
suoi assistiti. Ma l’ostinazione dell’avvocato palermitano si frange
tristemente sulla rocciosa indifferenza del Gip.
La foga oratoria lanzaroniana continua con la proposta di stralcio dal
documento di opposizione di una frase ritenuta lesiva dell’attività di De
Marco: “L’incongruità e l’incoerenza tra quanto trasmesso dalla Procura di
Firenze e quanto avvenuto presso la Procura di Trieste, fa sorgere spontanei
degli inquietanti interrogativi su un eccesso di benevolenza”. Ma anche su
questo punto niente da fare. Il Pm Lombardi, senza ulteriori precisazioni, si
limita a dire che non è d’accordo con alcune parti della richiesta di
archiviazione.
All’avvocato di Paris viene concessa la possibilità di replica e lei ne
approfitta per trenta minuti circa, il tempo di ribattere, punto per punto,
a tutte le argomentazioni dei vari avvocati.
Alle tre del pomeriggio, e dunque dopo tre ore di udienza, Morvay
ufficializza la sua decisione: tre mesi per studiare il fascicolo e decidere
sulle richieste avanzate da parte e controparte. Arrivederci ad aprile,
o forse a maggio, almeno per il filone relativo a Trieste.
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