gennaio-febbraio 2009 numero 84/85

attualità
Nuova puntata del caso Paris
 
Il filone di Trieste va avanti anche in assenza dei principali “contendenti”: Paris da un lato, Prestamburgo dall’altro
 

di  f. p.

nella foto: Quirino Paris con il suo avvocato Maria Cristina Osele

Uno sforzo di memoria per collegare, please.

Sul precedente numero di questo giornale avevamo scritto, a proposito del filone triestino del caso Paris, che il giudice, dando ragione al prof di Trento che vive in California, aveva dichiarato “non inammissibile” la sua opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm, e che dunque si poteva procedere. L’udienza era stata fissata per il 27 gennaio.

Ebbene, quella data è arrivata e noi, come sempre quando “apriamo” un caso su queste pagine, vi aggiorniamo sugli ultimi accadimenti.
Tanto più che recentemente il direttore di “Ateneo Palermitano”, come avrete letto su altra parte del giornale, è stato promosso sul campo biografo ufficiale di Paris e non possiamo deludere chi l’ha scritto.

Il 27 gennaio scorso, in un’austera aula del Tribunale di Trieste dove la legge dovrebbe essere uguale per tutti, il Gip Raffaele Morvay ha sentito “le parti”.

Prima di proseguire con la cronaca apriamo una parentesi per ricordarvi l’antefatto giudiziario.
L’indagine viene aperta oltre quattro anni fa a seguito di una denuncia di Quirino Paris a carico di Mario Prestamburgo & Co. Oggetto del “contendere”: concorsi universitari truccati nel settore scientifico disciplinare AGR/01, Economia agraria ed Estimo rurale. (Per i dettagli clicca qui).

Nell’agosto del 2004, infatti, Quirino Paris presenta un esposto di circa centotrenta pagine a cinque Procure della Repubblica tra cui quelle di Firenze, Milano e Trieste, dove vive e lavora Mario Prestamburgo.
Il sostituto procuratore di Firenze Pappalardo apre immediatamente l’indagine e ordina la perquisizione dell’ufficio, della casa e dell’auto di Prestamburgo, il Pm di Milano Pradella si allinea alle scelte di Firenze, mentre il Pm di Trieste De Marco, archivia l’esposto nel giro di qualche settimana senza fare alcuna indagine perché, come scrive all’epoca “Il Piccolo” di Trieste, “gli indizi di reato non superavano la soglia statistica”.
Nel gennaio 2006 Pappalardo chiede al Gip di Firenze Sacco l’autorizzazione a sospendere dai pubblici uffici sei professori di Economia agraria - Mario Prestamburgo, Gianluigi Gallenti e Marta Cosmina di Trieste, Antonino Bacarella e Salvatore Tudisca di Palermo, e Vasco Boatto di Padova – ma si vede negare la richiesta perché il Gip ritiene di essere territorialmente incompetente. L’indagine passa alla Procura di Trieste, nonostante i presunti reati fossero stati commessi in diverse città del territorio nazionale.

Il voluminoso fascicolo agli atti, assemblato da Pappalardo, arriva di nuovo nelle mani di De Marco, quello stesso De Marco che aveva archiviato l’esposto di Paris in poche settimane.
Questa volta De Marco prende tempo (circa due anni), ma arriva alla stessa conclusione. E nel marzo del 2008 scrive una richiesta di archiviazione di venti pagine, dove, nelle ultime, si lava pilatescamente le mani avanzando l’argomentazione dell’esistenza di un “buco” legislativo nell’articolo 323 del codice penale che tratta dell’abuso di ufficio, e chiedendo l’archiviazione dell’indagine, non prima di aver invitato il legislatore a chiudere quel buco.

Tre Procure e quattro anni dopo (e chissà quale ammontare di spesa per le intercettazioni telefoniche, le indagini delle polizie giudiziarie di tutte e tre le Procure, annessi e connessi vari), Paris, appunto, si oppone (aprile 2008) alla richiesta di archiviazione.
A novembre arriva la notizia che il Pm avrebbe sentito le parti il 27 gennaio 2009.
Fine dell’antefatto.

Ore 12 del 27 gennaio 2009. Non tutti i personaggi e interpreti della storia sono presenti.
Grande assente Mario Prestamburgo, nonostante viva e lavori a Trieste.
Altro grande assente lo stesso De Marco, nel frattempo trasferito a Napoli. Al suo posto, un Pm – Lombardi – totalmente ignorante (voce del verbo ignorare) del contenuto del voluminoso fascicolo.
Assenti anche un paio di avvocati della difesa (Lucibello difensore – insieme a Lanzarone che però è presente – di Tudisca e Bacarella, e Felcioloni, difensore di Gallenti e Cosmina, che per l’occasione sono rappresentati da un avvocato di Trieste). E assente pure Quirino Paris, rappresentato dall’avvocato Osele. A cui viene data la parola per prima.

Un’ora di monologo davanti a un Gip attento per riprendere la storia dall’inizio – l’origine fiorentina dell’indagine – fino alla richiesta di archiviazione del Pm De Marco e alla contestazione dell’idea del Pm, convinto che Prestamburgo & Co. siano degli agenti estranei all’andamento dei concorsi e alle formazioni delle Commissioni.
L’avvocato difensore di Paris dice pure che il sostituto di Firenze Pappalardo aveva chiesto l’imputazione di Prestamburgo & Co. anche per i reati di “violenza privata” (art. 610 c.p.) e di “concorso formale, reato continuato” (art. 81 c.p). E sottolinea che la richiesta di archiviazione di De Marco è muta riguardo a queste imputazioni e ciò – sottolinea la Osele – rivela una carenza di indagine da parte del magistrato.

Dopo il battagliero difensore di Paris è il turno dell’avvocato Sorrentino, che dichiara Mario Prestamburgo completamente estraneo ai reati imputati. Prestamburgo – dice Sorrentino – avrebbe agito unicamente nell’interesse pubblico del settore scientifico assumendosi l’oneroso incarico di organizzare le commissioni di concorso a titolo gratuito e al solo scopo di snellire le procedure ed evitare inutili votazioni sussidiarie.

Poi prende la parola l’avvocato Bettiol, difensore di Vasco Boatto: “Il mio patrocinato non fa parte di alcuna cabina di regia e dunque non so davvero perché sia stato implicato in questa indagine”.

E alla fine arriva lui, l’avvocato Lanzarone, reduce dall’ennesima memoria difensiva chilometrica (di cui vi abbiamo abbondantemente parlato sul numero scorso e dove, come vi abbiamo puntualmente riferito, siamo stati citati persino noi di “Ateneo Palermitano”, messi in discussione da insinuazioni inadeguate al ruolo di un avvocato, oltre che false).

Anche per Lanzarone un’ora di arringa in difesa dei suoi due assistiti, con un lessico che stupisce persino il Gip Morvay e il nuovo Pm Lombardi, pure avvezzi alle arzigogolature fraseologiche delle aule di Tribunale.
Si batte, Lanzarone, nel passaggio cruciale della inammissibilità dell’opposizione di Paris, inammissibilità da lui richiesta per conto dei suoi assistiti. Ma l’ostinazione dell’avvocato palermitano si frange tristemente sulla rocciosa indifferenza del Gip.

La foga oratoria lanzaroniana continua con la proposta di stralcio dal documento di opposizione di una frase ritenuta lesiva dell’attività di De Marco: “L’incongruità e l’incoerenza tra quanto trasmesso dalla Procura di Firenze e quanto avvenuto presso la Procura di Trieste, fa sorgere spontanei degli inquietanti interrogativi su un eccesso di benevolenza”.
Ma anche su questo punto niente da fare. Il Pm Lombardi, senza ulteriori precisazioni, si limita a dire che non è d’accordo con alcune parti della richiesta di archiviazione.

All’avvocato di Paris viene concessa la possibilità di replica e lei ne approfitta per trenta minuti circa, il tempo di ribattere, punto per punto, a tutte le argomentazioni dei vari avvocati.

Alle tre del pomeriggio, e dunque dopo tre ore di udienza, Morvay ufficializza la sua decisione: tre mesi per studiare il fascicolo e decidere sulle richieste avanzate da parte e controparte.
Arrivederci ad aprile, o forse a maggio, almeno per il filone relativo a Trieste.
 


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