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E’ iniziata la corsa alla poltrona di rettore dell’Università di Palermo.
Il magnifico Silvestri - che sta seduto su quella poltrona dal 1999 e che è
stato eletto già per ben tre volte, grazie a uno Statuto visto e rivisto,
tagliato, cucito, rimaneggiato e riadattato alla bisogna (ce ne siamo
occupati in un editoriale del 2005 e in un
articolo del 2007) -
non può più essere rieletto.
Per il cambio al vertice si ipotizzano già alcuni nomi. Primo fra tutti il
preside di Giurisprudenza Giuseppe Verde, che coerentemente con la sua quasi
omonimia ha promesso di cambiare musica: con lui il metodo di gestione
dell’Ateneo – ha dichiarato - da politico diventerà “accademico”.
Altri candidati al “trono” palermitano, secondo voci di corridoio, ancora un
preside, Francesco Paolo La Mantia, al timone della Facoltà di Ingegneria –
pare sostenuto dal rettore uscente, docente della stessa Facoltà - e un ex,
Francesco Maria Raimondo, già preside di Scienze matematiche, fisiche e
naturali.
Per la verità circola anche un altro nome nei corridoi di cui sopra: si
tratterebbe del giuslavorista Alessandro Garilli, ex preside della Facoltà
di Scienze politiche, docente di Diritto del Lavoro, stretto collaboratore
dell’attuale rettore e suo rappresentante per fatti attinenti a controversie
di lavoro. Garilli, orientato politicamente a sinistra, sarebbe sostenuto
dalla Facoltà di Lettere che non ha mai fatto mistero della sua colorazione
rossa, al punto che nell’aprile dello scorso anno, durante la presidenza
Ruffino, fu teatro di uno scontro politico-culturale per avere invitato l’ex
leader di Potere Operaio Oreste Scalzone
a tenere una conferenza nei locali della Facoltà.
Voci di corridoio a parte, al momento l’unica candidatura ufficiale è quella
che arriva dall’ambiente di Medicina, Facoltà che ha spesso giocato un ruolo
di primo piano quanto a candidati vincenti e che, col suo tutt’altro che
indifferente pacchetto di voti, ha sempre costituito un osso duro con il
quale è stato necessario, volente o nolente, confrontarsi (significativo,
all’elezione di tre anni fa, il no alla
candidatura
in zona Cesarini del suo più illustre rappresentante, il
preside Elio Cardinale).
Quest’anno il medico-candidato rettore è un nome altrettanto forte, fuori
dai giochi di potere accademici, che da assessore regionale alla Sanità ha
già dimostrato di saperci fare, risanando in un anno e mezzo, con interventi
decisi e qualche volta impopolari per necessità, i bilanci in rosso
dell’Assessorato.
Si chiama Roberto Lagalla, radiologo e allievo del preside Cardinale:
intorno a lui si sono stretti tutti i medici del Policlinico, che hanno
votato la sua candidatura all’unanimità. “Una persona autorevole – l’ha
presentato Cardinale il giorno della votazione in Facoltà – aperto alle
proposte e attento ai contenuti”, un candidato che, accettando la scelta dei
suoi colleghi, ha subito precisato: “Ho fatto l’assessore in modo
istituzionale e non politico”.
Una dichiarazione d’intenti a uso e consumo
del mondo accademico palermitano? Probabile. Sta di fatto che anche Lagalla,
come Verde, prende le distanze da gestioni troppo “politiche” della “cosa”
pubblica, che – aggiungiamo noi - non servono alla causa e anzi la
danneggiano.
Dunque anche per l’Università di Palermo è arrivato il momento di voltare
pagina. Ciò – beninteso – non significa che cambierà la politica dentro le
stanze del massimo Potere Accademico palermitano. Non necessariamente. Tutto
dipenderà dal nuovo nome a cui riuscirà la scalata. In ogni Ateneo che si
rispetti ci sono i “vicini” e i “lontani”. I primi sono quelli della
continuità (a volte perniciosa), i secondi, della rottura. I primi sono i
caldeggiati dalla vecchia, spesso vecchissima, guardia; i secondi, i
distaccati dalle manovre di Palazzo.
Noi non facciamo previsioni, ma dal nome del vincitore potremo dirvi che
aria tirerà nei prossimi anni all’Università di Palermo…
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