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Trentotto e
uno trentanove.
E’ volata a Napoli per la finalissima del PNI una delle due idee-impresa
illegittimamente scartate dal Comitato scientifico della Start Cup Catania
2007.
La trentanovesima finalista nazionale, salvata “in zona Cesarini” da
un’ordinanza del Tar al quale il proponente silurato aveva fatto ricorso, è
andata a occupare il posto che le spettava di diritto e che gli inciuci
accademici locali avevano tentato di toglierle.
E così, da 38, i finalisti del Premio Nazionale per l’Innovazione 2007 sono
diventati 39. Sempre meno, comunque, di quei 43 che avrebbero dovuto essere,
se nelle due Università del Molise e di Catania, di cui abbiamo parlato
sull’editoriale e sul
secondo articolo
del precedente numero di “Ateneo Palermitano”, le procedure di selezione
delle Start Cup si fossero svolte in maniera trasparente, ovvero secondo
legge (regolamenti, nella fattispecie).
Ma facciamo un rapido riepilogo, prima di continuare.
I regolamenti – nazionale del PNI e locali delle Start Cup di tutti gli
Atenei partecipanti, compresi quelli di Campobasso e Catania – parlano di
tre vincitori delle varie fasi finali locali, tutti con le stesse carte in
regola per approdare alla finalissima nazionale (Napoli la sede di
quest’anno). Ogni Ateneo invia i propri primi tre classificati, tratti dalla
propria graduatoria finale, l’Università del Molise e quella di Catania solo
uno.
Noi ci siamo chiesti perché, e conformemente agli interessi più diretti
della nostra testata, abbiamo deciso di andare a curiosare dietro le quinte
della Start Cup Catania 2007.
E che cosa abbiamo scoperto? Un paio di cose essenziali, più alcune “perle”
a corredo:
1) la graduatoria finale a Catania non è mai stata ufficializzata
2) il progetto imprenditoriale dichiarato unico vincitore dal Comitato
scientifico catanese – EtnaLead - era un vecchio progetto nato per altri
scopi (potenziare la Scuola d’Eccellenza dell’Ateneo), bocciato dagli
esperti dell’Università di Chieti-Pescara a cui era stato inviato per la
valutazione (“generico” ed “entro il limite inferiore di accettabilità” il
giudizio, e pertanto “da riformulare ex novo”) e riciclato con un diverso
titolo per la Start Cup Catania edizione 2007.
Sulle “perle” a corredo non ci soffermiamo: i dettagli (e gli spunti di
riflessione) si trovano sullo scorso numero, dove per esempio
(sull’editoriale)
vi abbiamo messo a disposizione (e commentato) il verbale redatto dal
Comitato scientifico, e dove ci siamo chiesti (ancora sull’editoriale, ma
anche sull’articolo numero due):
che destinazione hanno dato, ai premi in denaro dei non riconosciuti secondo e
terzo classificati, i membri della Giuria catanese, considerato che
l’ipotesi della mancata assegnazione non è prevista dai regolamenti e il
verbale del dopo-selezione menziona i 5.000 euro per il vincitore, ma tace
sugli altri 5.000 (3.000 per il secondo e 2.000 per il terzo) non assegnati
ai due disconosciuti finalisti?
Ma torniamo alla cronaca. E la cronaca, alla finalissima napoletana del 4
dicembre, ha registrato per l’Università di Catania due presenze.
La prima era il primo classificato: quell’EtnaLead di cui sopra, che
l’Ateneo, contravvenendo ai regolamenti, aveva appunto deciso di presentare
alla kermesse nazionale senza altri concorrenti locali in grado di
togliergli la scena (cosa che, ahimé, è accaduta, almeno a giudicare
dall’interesse che i numerosi venture capitalist hanno manifestato nei
confronti del progetto imprenditoriale “salvato” dal Tar e naturalmente
vicino di stand del disertato vincitore catanese).
La seconda presenza per conto (forzato) dell’Università di Catania dev’essere
stato necessariamente il secondo classificato.
Lo supponiamo, naturalmente. Ma in assenza della latitante graduatoria e
fino a quando l’Ateneo non si deciderà a tirarla fuori, formalmente e
ufficialmente (come avrebbe dovuto fare già a ottobre, quando si conclusero
le selezioni locali), e dal momento che in matematica la numerazione
progressiva corretta è 1, 2 e 3 e non 1, 3 e 2, dobbiamo credere che la
seconda presenza proveniente dalla Start Cup catanese sia stata
l’idea-impresa che aveva conquistato la seconda posizione nella graduatoria
finale locale.
Perché? Perché altrimenti i conti non tornerebbero. Altrimenti, cioè,
l’Ateneo dovrebbe spiegare all’effettivo secondo classificato il perché
della sua assenza a Napoli.
Perché, cari signori, la legge è uguale per tutti. E se il Tar stabilisce
che il silurato (secondo o terzo classificato non importa) aveva ragione,
anche l’altro dei tre, ricorso o non ricorso, sarebbe dovuto essere presente
alla finalissima del PNI di Napoli.
Ma qual è l’idea-impresa che ha deciso di far valere i propri diritti presso
le sedi competenti, come tutti dovrebbero fare in presenza di soprusi e
illegalità e come tutti purtroppo non fanno, forse anche per non affrontare
le spese di giudizio, vere e proprie batoste di ogni bilancio di ogni
italiano medio?
Qual è il progetto imprenditoriale che non ha voluto arrendersi a un “fato
addomesticato” e ha spiazzato a sorpresa gli Esimi Membri dell’Esimio
Comitato scientifico catanese, che a denti stretti - “senza quiescenza e per mera ottemperanza”,
come si legge sulla lettera ufficiale - ha dovuto inchinarsi al dispositivo
del Tar? Lo saprete cliccando qui…
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