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Ricordate
quando
abbiamo scritto di plagio?
Questa è la seconda puntata.
E se fosse solo plagio, stavolta - così comune e così giustificato in terra
accademica italiana - sarebbe quasi un peccato veniale.
Ma qui non ci vogliono esperti di legge per capire che ben altri, in
aggiunta, potrebbero essere i capi d'accusa.
Non li elenchiamo, perché non siamo né giudici né avvocati, e perché
auspichiamo che, invece, giudici e avvocati - accertata la verità - possano
presto e nelle sedi competenti, se non l’hanno già fatto, elencarli al
posto nostro. Come accade in ogni Paese di diritto.
Ci limitiamo perciò a raccontarvi i fatti così come si sono verificati,
perché questo sì, a dispetto di ogni tentativo di censura accademica di
ieri, di oggi e di domani, è nostro compito: come operatori
dell’informazione ne abbiamo il dovere e anche il diritto. Osserviamo il
primo in ottemperanza alla leggi della categoria e ci prendiamo tutto il
secondo, non solo come giornalisti, ma anche come cittadini di quest’Italia
che, come più volte abbiamo scritto, si dice libera e democratica.
Anche stavolta la notizia parte da una busta, pervenuta alla nostra
redazione con le stesse modalità della precedente arrivata
lo scorso
ottobre.
Anche stavolta si tratta di copie di articoli: due, di due fogli ciascuno.
Anche stavolta protagonista è l’area di Agraria.
C’è una novità, però, rispetto alla volta precedente: nella busta, insieme
agli articoli, stavolta c’è pure, in fotocopia di copia conforme, un elenco di pubblicazioni, una
sequenza di titoli, autori e dati bibliografici, con tanto di intestazione –
l’indicazione di un concorso - e tanto di firma del compilatore in calce.
Destinazione originaria dell’elenco, dunque, la Commissione del concorso
indicato in apertura del primo dei tre fogli; compilatore un candidato al
concorso.
Scorriamo i titoli elencati. Uno ci sembra “familiare”: è quello di uno dei
due articoli che ci erano pervenuti in fotocopia lo scorso ottobre.
Ricordate che cosa avevamo scritto, a proposito di quelle due pubblicazioni,
sul numero di novembre? “… Due articoli, pubblicati in occasioni e anni
differenti, con lo stesso contenuto (a parte qualche esemplificazione e un
leggero riadattamento nella versione scopiazzata), con due diversi titoli…e
- udite, udite! - anche diversi autori: Roberto Pini, Michele Raffaelli,
Alessandro Barbini e Andrea Peruzzi nella versione originale del 1999
(quella che è stata plagiata); Gristina L., Ferrotti F., Poma I., Sarno M.
nella versione scopiazzata del 2001”.
Il titolo indicato al quattordicesimo posto dell’elenco che abbiamo tra le
mani e che ci sembra familiare è, dei due, quello della versione scopiazzata
del 2001 (entrambi i link - della versione originale e della versione
plagiata - sui numeri di ottobre e novembre 2006 di Ateneo Palermitano).
Riprendiamo gli altri due articoli, quelli, di due fogli ciascuno, che ci
sono pervenuti insieme all’elenco di pubblicazioni (scusate la pedanteria,
necessaria per capire l’intricatissima faccenda).
Stavolta non ci sono allegati per provare il plagio, e allora? Se sono
fotocopie di due articoli originali, perché mai ci sono stati inviati?
Rileggiamo l’elenco delle pubblicazioni con più attenzione e comprendiamo:
nell’elenco appaiono anche i titoli dei due articoli che in copia abbiamo
davanti, ma… i nomi degli autori non sono esattamente gli stessi! Dunque?
Dunque, riepilogando:
1) il candidato compilatore ha presentato alla Commissione del concorso un
elenco di pubblicazioni i cui nomi degli autori almeno in un caso (quello
del plagio di cui ci siamo occupati a novembre e consistente in un articolo
presentato a un Convegno nazionale) sono completamente diversi
da quelli dell’articolo originale e comprendono, tra gli altri, proprio il
suo nome (che naturalmente nella versione originale non c’è)
2) il candidato compilatore ha presentato alla Commissione del concorso un
elenco di pubblicazioni i cui nomi degli autori almeno in due casi (quelli
di cui ci stiamo occupando ora) appaiono “riveduti e corretti” (e questo
spiega l’invio alla nostra redazione delle due copie di articoli originali:
metterci in grado di poter fare il raffronto).
Più in dettaglio:
a) in uno dei due casi (il primo
nell’elenco delle pubblicazioni) gli autori hanno gli stessi cognomi di
quelli dell’articolo originale
e sono pure quattro, ma uno dei quattro,
nell’elenco “riveduto e corretto” non è più, come nell’originale, primo
autore ma terzo, e soprattutto… non è più lui. Cioè, ha lo stesso cognome,
ma nome di battesimo diverso, anzi, iniziale puntata diversa (una M. al
posto di una R.)
b) nel secondo caso (il settimo
nell’elenco delle pubblicazioni) gli autori sono sempre quattro come nell'originale: stessi
cognomi e stavolta stessa posizione nell’ordine “d’uscita” ma, mentre
nell’articolo originale i nomi appaiono per esteso, nell’elenco “riveduto e
corretto” i nomi di battesimo sono solo iniziali puntate: quella che appare
in seconda posizione – ancora una M. - non è la stessa – ancora una R - del
nome per esteso che c’è invece, sempre in seconda posizione, sull’originale.
Entrambi i casi - a) e b) - riguardano articoli presentati in Convegni -
internazionali nella fattispecie, ma lo stesso potrebbe dirsi per quelli
nazionali - dove l’identità personale di ciascun relatore non è mai incerta
né, tanto meno, intercambiabile.
Questi i fatti, nudi, crudi e inoppugnabili (la documentazione citata è a
disposizione di chi abbia interesse a consultarla presso la nostra
redazione).
Niente nomi,
per il momento: non vogliamo intralciare eventuali indagini in corso. Che
seguiremo puntualmente però, e di
cui vi daremo immediata notizia.
Chiudiamo con una domanda al rettore Silvestri, che in
questi giorni ha inviato a tutti i suoi docenti
una lettera con la quale
li sollecita a verificare la "correttezza dei dati dei lavori scientifici"
inseriti sul “Catalogo d’Ateneo” che sul sito istituzionale dell’Università raccoglie
tutte le loro pubblicazioni:
caro Magnifico, quando sulla lettera Lei ha
scritto che "sono emersi alcuni errori che è opportuno verificare" a che
cosa si riferiva, esattamente?
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