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E’ stato
inviato al Cun e alla Crui lo scorso 3 maggio dal ministro Fabio Mussi lo
Schema di Regolamento per lo svolgimento dei concorsi a ricercatore allo
scopo di ottenere i prescritti pareri precedenti l’emanazione.
Lo Schema – che prevede un ambito di applicazione locale e un
complicatissimo sistema di cooptazione con creazione di non
meglio identificati macro-settori scientifico-disciplinari - non ha
incontrato l’approvazione dell’Andu, l’Associazione nazionale docenti
universitari, che analizza e attacca - come l’ha prontamente ribattezzato -
“il topolino di Mussi”: “Quanto previsto dal Regolamento del 3 maggio
chiarisce la scelta di Mussi: l’attuale potere di cooptazione personale, con
i connessi fenomeni di nepotismo e di clientelismo, deve essere comunque
salvaguardato. In sintesi, la pratica applicazione delle ‘nuove’ modalità
concorsuali previste da Mussi sarà la seguente.
Come finora sempre accaduto, il ‘maestro’ si darà da fare per ottenere il
bando di un concorso a ricercatore per un posto destinato al suo ‘allievo’
che, assieme ad altri candidati, sarà valutato da 5-7 ‘commissari’ (‘esperti
revisori’) internazionali (da 0 a 2) e nazionali (5), che avranno a
disposizione complessivamente fino a 20 o 24 o 28 ‘punti’ da attribuire ad
ogni candidato. I giudizi dei ‘commissari’ nazionali-internazionali,
concernenti le pubblicazioni scientifiche, serviranno esclusivamente a
stilare una lista di ‘idonei’ per quel concorso (‘lista ristretta di
concorrenti’) da cui l'Ateneo sceglierà il vincitore”.
“Il meccanismo è tale – continua l’Andu nella sua dettagliata analisi - che
della lista possono fare parte sia chi ha
ottenuto complessivamente 14.5 ‘punti’, sia chi ne ha ricevuti 28. Questa
eventuale differenza potrà non avere alcuna influenza sulla scelta finale
del vincitore, visto che i sette componenti della commissione di Ateneo non
sono obbligati a tenere in considerazione il diverso valore scientifico
degli appartenenti alla ‘lista ristretta di concorrenti’. Infatti, in questa
direzione, nell'attuale versione del Regolamento è stata tolta la
precedente previsione che la graduatoria finale fosse il risultato dalla
somma dei voti assegnati dai ‘commissari’ nazionali e dai commissari
locali”.
“In concreto – continua l’Andu - sarà sufficiente che l'allievo del maestro
riesca ad entrare nella lista per avere altissime probabilità di essere
scelto da una Commissione locale che non interverrà più sulle qualità
scientifiche dei candidati, ma nei seminari valuterà ‘la padronanza delle
conoscenze e metodologie scientifiche, nonché le capacità espositive e
comunicative di ciascun concorrente’. Per rendere ancora più chiaro che tale
giudizio non si baserà sulle capacità scientifiche dei candidati, è previsto
che alla prova locale partecipino anche commissari con competenze che non
hanno nulla a che vedere con gli ambiti di ricerca dei candidati”.
In attesa che si concluda l’iter burocratico, noi scegliamo di non
commentare, limitandoci a osservare che:
1) un Regolamento che già alla fase di gestazione viene attaccato in modo
così plateale non nasce sotto i migliori auspici
2) un Regolamento che prevede – facendole rientrare nei cinque criteri di
valutazione – “lettere di presentazione” dei concorrenti, dando di fatto
dignità alle raccomandazioni, ricorda quel proverbio che dice: “Se non puoi
sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico”.
Secondo questi criteri, anche il “baronato accademico”, prima o poi, avrà
dignità di legge.
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