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Non sta girando bene l’anno per il
professor Antonio Mario Tamburro, rettore dell’Università della Basilicata,
denunciato per abuso d’ufficio da Albina Colella, professore di ruolo di
prima fascia presso la Facoltà di Scienze di quell’Ateneo per il settore
GEO-02 sin dal lontano 1998.
La combattiva Colella stavolta è andata giù duro, indirizzando la sua
denuncia-querela a ben quattro Procure – alla Procura Generale della Corte
di Cassazione, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Catanzaro,
alla Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno, alla Procura della
Repubblica del Tribunale di Roma – oltre che al Presidente del Consiglio di
Stato. La denuncia chiede l’applicazione di misure interdittive per il
rettore dell’Unibas, colpevole, secondo Albina Colella, di aver violato
nell’esercizio delle proprie funzioni e nei suoi confronti l’art. 323 del
codice penale, quello relativo appunto all’abuso d’ufficio.
“Le ragioni di tali attività persecutorie sono da ravvisare – come si legge
sulla denuncia – nella istituzione del Dip. di Scienze Geologiche (diretto
dalla professoressa Colella, n.d.r.)… avversata dal prof. Tamburro e dai
Dipartimenti DIFA, DISGG e DAPIT di Ingegneria dell’Unibas… di cui fa parte
la “consorte” del Tamburro (Prof.ssa Caterina Di Maio), direttrice del
Dipartimento geo-ingegneristico DISGG (Dip. di Strutture, Geotecnica e
Geologia Applicata all’Ingegneria)”.
Il Dipartimento diretto dalla Colella, di fatto, avrebbe oscurato, per le
“indubbie capacità organizzative della prof.ssa Colella”, l’altro
Dipartimento, quello diretto dalla Di Maio (convivente da anni – com’è
scritto sulla denuncia – del rettore Tamburro), una struttura, cioè, che
“fino ad allora era stata il tradizionale referente per tematiche geologiche
(petrolio, acqua, monitoraggio ambientale, frane, ecc.) e oggetto di ingenti
finanziamenti”.
Altra “colpa” della professoressa Colella sarebbe stata
quella di perseguire “l’interesse pubblico denunciando il fatto che alcuni
progetti di ricerca europei POP-FESR 1994-99, del valore di milioni di euro,
e nei quali erano interessati anche i rettori proff. Lelj Garolla e A.
Tamburro, non erano stati debitamente rendicontati e collaudati per
irregolarità contabili, perdendo il cofinanziamento europeo … e così
determinando danno all’erario e danno diretto al bilancio universitario di 2
milioni di euro nel 2004, con conseguente esercizio provvisorio 2005 dell’Unibas,
e danno agli studenti di Scienze Geologiche, i cui fondi per l’alta
formazione (592 mila euro) sono stati distratti… per tamponare il disastro
finanziario e non più restituiti”.
Vedremo come Tamburro – in questa telenovela accademico-giudiziaria
cominciata sulle pagine di “Ateneo Palermitano” con
un’intervista ad Albina Colella,
alla quale vi rimandiamo per ricordare il caso, e continuata con diversi
articoli di aggiornamento sui numeri successivi – reagirà alla denuncia
della sua scomodissima prof.
Intanto registriamo altre due novità che non preannunciano niente di buono.
La prima è che, nonostante la denuncia e la condanna di Tamburro a pagare le
spese di giudizio,
così come disposto dal Consiglio di Stato il 20 gennaio
scorso, la prof ci ha detto di non aver ancora visto il becco di un quattrino: certo
i soldi, come si dice, non fanno la felicità, però l’aiutano… E certe volte
diventano pure una (sacrosanta) questione di principio. Il Tamburro
magnifico, intanto, per questa inosservanza è stato diffidato dalla prof per la terza
volta.
La seconda è ancora più grave perché puzza di giochetti poco chiari
finalizzati a uno scopo preciso: fare fuori il Dipartimento scomodo della
scomoda professoressa. Il 24 marzo scorso, infatti, il Senato Accademico,
presieduto naturalmente dal rettore dell’Unibas, ha disposto la
riorganizzazione indovinate di che cosa? Ma sì! dei
Dipartimenti! Il nuovo assetto prevede una soglia minima di 25 docenti di cui almeno 3 di
prima fascia.
La delibera non motiva la decisione, presa contro il parere del Consiglio
dei Direttori di Dipartimento, ma serve per chiudere tutti i Dipartimenti
ora fuori norma, come (ma va!) il Dipartimento di Scienze Geologiche, che ha
solo 2 prof di prima fascia e meno di 25 docenti.
Una pietanza offerta dal Tamburro alla sua tanto "amata" prof molto ben
servita perché posta sul piano delle formalità: una scelta apparentemente
oggettiva che però in ambienti plebei e non blasonati come quello accademico
in genere si chiama in un altro modo (non chiedetemi quale, usate
l’immaginazione…).
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