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E’ il primo atto dell’inchiesta
che ha avuto inizio l’8 novembre scorso: l’Ateneo di Catania e i familiari
delle vittime, già decedute o in grave stato di malattia, che prestavano
servizio all’Edificio 2 della Cittadella Universitaria,
dov’è ubicata la Facoltà di Farmacia coi suoi laboratori inquinanti, sono
stati ammessi dal Gip Antonio Fallone all’incidente probatorio. Il Gip ha
dunque sciolto le riserve, respingendo le richieste della difesa (avvocati
Pietro Granata e Carmelo Galati) e accogliendo invece le istanze dei legali
dell’Ateneo, primo tra tutti Guido Ziccone, e degli avvocati dei parenti
delle vittime, Santi Terranova, Salvatore Panvini, Alfio Bellardita e
Alessandra Romano.
L’inchiesta, avviata l’anno scorso a seguito di una denuncia anonima, vede
ben nove indagati – vertici della struttura e componenti della Commissione
permanente per la sicurezza dell’Ateneo istituita nel 2005 – per i reati di
disastro ambientale e gestione di rifiuti non autorizzata. Questi i nomi
degli indagati, tutti appartenenti al Gotha accademico: l’ex rettore
Ferdinando Latteri, Giuseppe Ronsisvalle, Vittorio Franco, Fulvio La
Pergola, Antonino Domina, Marcello Bellia, Lucio Mannino, Francesco Paolo
Bonina e Giovanni Puglisi.
Il provvedimento del Gip è stato emesso su richiesta dei Pm della Procura
distrettuale catanese Lucio Setola e Carlo Santocono.
L’indagine investigativa, coordinata dal procuratore Vincenzo D’Agata, si
riferisce a fatti accaduti nel triennio 2005-2007.
Fallone ha già affidato al Collegio peritale composto da tre docenti
dell’Università di Torino il compito di trovare le prove processuali
dell’inquinamento del suolo e del sottosuolo dell’area di quell’edificio.
La conferma dell’accusa di disastro ambientale farebbe automaticamente
scattare nei confronti degli indagati anche l’accusa di omicidio e lesioni
colpose.
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