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Sono stati assegnati quest’anno a
Michele De Benedictis, Quirino Paris, Csaba Csaki, Jo Swinnen, Stefan
Tangermann e Vinus Zachariasse i Fellow che l’Associazione Europea degli
Economisti Agrari (EAAE) ogni tre anni attribuisce come riconoscimento di
eccellenza nelle attività professionali del settore.
I sei “Oscar” sono stati consegnati per la prima volta nel corso del
Convegno dell’Associazione, che quest’anno ha avuto luogo a Ghent, in
Belgio.
Significativo il riconoscimento professionale per i vincitori, dal momento
che criterio principale per la selezione – come si legge nelle motivazioni
ufficiali – “è il contributo rilevante e continuato al progresso
dell’Economia agraria in ambito europeo, dimostrato dai vincitori con
contributi eccezionali nel corso degli anni in almeno due delle aree
seguenti: scoperte di ricerca; eccellenza nell’insegnamento; eccellenza
nell’amministrazione e contributo straordinario alla professione mediante
prestazione di servizi pubblici”.
Ma chi sono i premiati di questa prima edizione?
Csaba Csaki è professore e direttore del Dipartimento di Economia agraria
all’Università Corvinus di Budapest; Michele De Benedictis professore
emerito di Economia all’Università di Roma “La Sapienza”; Quirino Paris
professore all’University of California, Davis; Johan Swinnen professore e
direttore del Centro per le Istituzioni e i Risultati economici
all’Università di Leuven, Belgio; Stefan Tangermann direttore della
Divisione Trade and Agriculture all’OECD, Parigi e infine Vinus Zachariasse,
professore all’Università di Wageningen, Olanda: tutti esponenti di spicco
nell’ambito dell’Economia agraria internazionale.
Leggiamo le motivazioni del premio dei due italianissimi De Benedictis e
Paris: non solo due personalità del settore, ma anche due personaggi
“scomodi” all’establishment accademico nazionale, noti entrambi per le loro
battaglie per la giustizia e per l'autonomia intellettuale.
Michele De Benedictis, oltre a essere, come già detto, professore emerito di
Economia all’Università di Roma “La Sapienza”, presiede l’Associazione di
Ricerca Manlio Rossi-Doria. Nel 1989 è eletto membro dell’ Accademia
Nazionale dei Lincei, la più antica e prestigiosa Accademia Scientifica
Italiana, fondata nel 1555. Nel 1976 il presidente della Repubblica italiana
lo nomina membro del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, un
Organo costituzionale che ha il compito di esaminare e discutere temi
economici e sociali per conto del Governo e del Parlamento.
De Benedictis partecipa attivamente alla fondazione della European Review of
Agricultural Economics. Nel 2000 gli viene conferito il titolo di membro a
vita della International Association of Agricultural Economists.
Nel 1979 pubblica, assieme a Vincenzo Cosentino, un testo di Economia della
produzione che porta a una innovazione fondamentale nei metodi di
insegnamento tradizionali della gestione dell’azienda agraria in Italia: per
oltre vent’anni il testo principale di riferimento nella gestione
dell’azienda agraria per diverse generazioni di economisti agrari italiani.
Nel 1980 il libro riceve il prestigioso premio Saint Vincent per l’Economia.
Michele De Benedictis - un leader nella professione, una voce forte in
favore del rigore scientifico e un mentore di molti colleghi - è dunque tra
i più visibili e influenti economisti agrari italiani e il suo sforzo e la
sua leadership hanno contribuito in modo significativo al progresso e alla
statura della disciplina.
Ma De Benedictis, come già detto, è anche un “personaggio scomodo”,
un “perturbatore” degli equilibri accademici baronali. E per dimostrarlo
rispolveriamo l’articolo
che egli scrive nel lontano 1986 per la rivista “La questione agraria”, dal
titolo molto significativo: “Requiem per un concorso”. Un articolo che già
allora entra direttamente in polemica con il sistema di reclutamento dei
professori universitari partendo da un concorso la cui Commissione d’esame
era stata sorteggiata, ma con ogni probabilità “concertata” già tempo prima.
In quell’articolo De Benedictis, senza peli sulla… penna, commenta i
risultati del maxi concorso nazionale a 36 posti per professori di prima
fascia nel settore dell’Economia agraria, risultati che gli economisti
agrari del tempo criticano con espressioni che vanno dall’esultanza alla
vituperazione come punti estremi di una gamma consistente e articolata di
riserve e perplessità. Egli esprime parecchie riserve, tra l’altro, sui
criteri di valutazione che avevano guidato le scelte della Commissione
giudicatrice del concorso. Commissione composta da: A. Antonietti
(presidente), A. Bacarella, F. Bellia, L. Idda, G. Marenco, A. Panattoni, M.
Prestamburgo (Segretario).
Dunque in quella Commissione anche Antonino Bacarella, Francesco Bellia, Lorenzo Idda e Mario Prestamburgo:
ovvero alcuni dei principali protagonisti della vicenda giudiziaria che ha
coinvolto il professore Quirino Paris e di cui abbiamo ampiamente scritto su
questo giornale (quattro su sette).
La “cupola” accademica di cui ha scritto Paris sconvolgendo l’intellighentia
nazionale nasce dunque in quel concorso? Forse. Un fatto è certo: che, come
ogni storia baronale accademica che si rispetti, dopo la pubblicazione di
quell'articolo, De Benedictis - in onore del quale, per i suoi ottant’anni,
lo scorso primo ottobre è stato organizzato al Cnel di Roma il Convegno
“Agricoltura territorio e sviluppo” e presentate (relatore, tra gli altri,
lo stesso Quirino Paris) alcune riflessioni sui nodi tematici del suo
percorso scientifico - fu isolato ed estromesso da tutti i concorsi. La
“cupola” non perdona.
Ma torniamo ancora una volta ai Fellow.
Quello ricevuto da Quirino Paris, da anni tra i nostri più illustri
collaboratori, non ci sorprende.
Leggiamo nelle motivazioni ufficiali dell’assegnazione: “I suoi contributi
alle metodologie della programmazione matematica, teoria dell’economia della
produzione, applicazioni delle tecniche di massima entropia, progresso
tecnico indotto, sono ampiamente noti e citati.
Per il suo lavoro di frontiera con Michael Caputo sul progresso tecnico
indotto dai prezzi relativi, nel 2006 ha ricevuto il Premio per la Qualità
delle Scoperte di Ricerca dell’American Association of Agricultural
Economics.
Paris ama le sfide intellettuali e le idee innovative. Infatti la sua
creatività nel trovare nuove strade per affrontare problemi fondamentali di
economia è piuttosto notevole. È probabile che questa sua abilità trovi la
fonte ispiratrice nel suo profondo desiderio e nel suo sforzo indefatigabile
di andare alla radice delle cose... Egli guarda al di là della scatola degli
attrezzi degli economisti e introduce nell’attività della professione filoni
di ricerca propri di altre discipline…”.
Come abbiamo già detto, Quirino Paris non è dunque solo uno degli economisti
agrari italiani che più coraggiosamente ha affrontato i difficili o
irrisolti quesiti della sua materia: è uno dei più combattivi e convinti
fustigatori della malauniversità nazionale, e non solo nazionale; è lui
stesso protagonista-vittima del clamoroso caso di malauniversità di cui
abbiamo già accennato, quello in cui sono appunto coinvolti i “baroni”
dell’Economia agraria sopra citati: un caso ancora aperto che “Ateneo
Palermitano” sta seguendo con le sue cronache in diretta dal “Tribunalino”
della Pace di Roma (chi ha voglia di rinfrescarsi la memoria può scorrere i
vari articoli sull’argomento, a cominciare dal primo, del
giugno 2006).
Ma mettiamo da parte per una volta
le note polemiche sulla cattiva gestione degli Atenei italiani e
complimentiamoci con i premiati: non capita a tutti e tutti i giorni
ricevere un Fellow in ambito internazionale.
Peccato che i maggiori rappresentanti dell’Economia agraria siciliana ne
siano stati esclusi: la vetrina per loro è rimasta, ahimé, ancora una volta
con la saracinesca tristemente abbassata.
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