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L’ombra dei brogli sui test di
ammissione alle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Palermo
e di Roma. E i presidi per tutta risposta hanno blindato le prove.
A Palermo la denuncia di un gruppo di studenti e anche una nutrita, sospetta
presenza di candidati anziani hanno convinto il preside della Facoltà
Adelfio Elio Cardinale
a dividere i partecipanti, durante le prove, per
fasce d’età.
Così tutti i candidati già laureati (anche in Medicina) che si erano
iscritti a partecipare alla selezione – ragionevole il sospetto che
l’abbiano fatto per aiutare nelle risposte figli, nipoti e amichette varie –
si sono ritrovati insieme nelle stesse aule, come vecchi compagni di classe
alle rimpatriate da ex allievi. E i loro figli, nipoti e amichette varie
insieme in altre aule, a rimpiangere di non aver sufficientemente studiato i
metodi di lettura del pensiero e di trasferimento di scrittura con la sola
forza della volontà.
Nessuna “pietà” per loro da parte del preside Cardinale, né da parte di
Antonino Bono – il presidente del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia
dell’Ateneo palermitano che ha organizzato la prova (al decisionismo di
entrambi vanno i nostri personali apprezzamenti).
Intanto Raffaele Damanico, responsabile della Segreteria didattica della
Facoltà, ha tenuto a precisare: “Tra la pubblicazione del bando e il giorno
del test d’ingresso a Medicina intercorrono solo sessanta giorni: troppo
poco per controllare le migliaia di domande di ammissione che arrivano in
Segreteria”. E così i candidati dichiarano i propri titoli di studio in
autocertificazione. Per questo motivo – sempre secondo Damanico – non si può
prevenire la presenza di candidati non idonei prima del test: “Solo al
momento dell’immatricolazione scatta il controllo dei requisiti”.
Ma com’è nato il sospetto nei giovani studenti palermitani da cui,
attraverso un sindacato, è partita la denuncia, fatta pervenire anche ad
alcune Associazioni di consumatori?
In un modo semplicissimo: mettendo in ordine per data di nascita tutti i
1.900 candidati che si erano iscritti alle prove. Così facendo si sono
accorti che quasi un centinaio di aspiranti medici rientravano in una fascia
d’età compresa tra i 38 e i 66 anni. Troppo anziani per essere credibili
nella determinazione di voler affrontare un corso di studi lungo e
impegnativo come quello della professione medica, specie considerando che
molti di loro hanno già un lavoro (anche di pubblici dipendenti) o una
laurea e condividono con candidati più giovani lo stesso cognome e lo stesso
indirizzo.
“Abbiamo segregato i candidati sospetti” ha detto con una battuta il preside
Cardinale, spiegando la suddivisione nelle classi per fasce d’età. Ma,
battute a parte, Cardinale ha tenuto a sottolineare che nel corso delle
prove è stata aumentata la vigilanza di carabinieri e polizia proprio per
garantire la trasparenza di tutto il procedimento.
Insomma, i 275 posti disponibili quest’anno sono davvero prerogativa di chi
lo merita di più.
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