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M come Milano, O come Otranto, e
poi Bologna, Bologna, Imola, Napoli, Genova. In una parola: mobbing.
E’
quello che persino il Tar della Basilicata, parlando di "strategia
persecutoria nei confronti della ricorrente", ha dovuto riconoscere alla
professoressa Albina Colella - in rotta di collisione con il rettore dell’Ateneo
Antonio Mario Tamburro - nel suo ruolo di direttore del Dipartimento
di Scienze geologiche.
E se la situazione della professoressa Colella è sempre più critica - il
mobbing, ricosciuto o meno formalmente, poco importa, è comunque un fatto di
grande sofferenza per le vittime - la situazione del Dipartimento di
Scienze geologiche dell'Ateneo della Basilicata non è meno critica. E
neppure tanto "riservata" se le sue vicende riescono
sempre a tracimare gli argini della “discrezione” accademica.
Forse anche per le clamorose dimissioni, la scorsa estate, del suo direttore
Luigi Coppola (che sulla lettera pare abbia attribuito la
responsabilità alle carenze di risorse e alla mancanza di autonomia della
struttura); o perché il Dipartimento già due volte è stato commissariato
(singolare la decisione di commissariare un Dipartimento, e ancora più
singolare se a uno stesso Dipartimento capita due volte): la prima nel 2004,
la seconda a settembre di quest’anno. Oppure per la scelta – anche questa
singolare – dei commissari: nel 2004 un virologo, Pasquale Piazzola, lo
scorso settembre un fisico – Nicola Cavallo - del Dipartimento di Chimica
dove insegna lo stesso prof. Tamburro (ma i docenti del Dipartimento di Scienze geologiche non
sarebbero stati più idonei a rivestire il ruolo di direttori di quel
Dipartimento? Noi riteniamo di sì: nella “sostanza”, per la loro
specializzazione, ma anche nella “forma”, leggasi
Statuto dell’Unibas,
n.d.r.).
Ma torniamo ad Albina Colella, la cui storia, tra chiari e scuri, stiamo
seguendo in ogni (sconcertante) passaggio e le cui vicende di malauniversità
sono legate a doppio filo a Toghe Lucane e all'affaire Marinagri (per
antefatti e approfondimenti
clicca qui).
Stavolta registriamo una vittoria, per la prof dell'Unibas, una vittoria
indiretta, ma pur sempre significativa, che riguarda proprio Marinagri di Policoro,
il megavillaggio turistico costruito sull'acqua e "denunciato" dalla professoressa Colella.
La Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha infatti deciso di
confermare il provvedimento di sequestro disposto dall’ex Pm di Catanzaro,
ora giudice a Napoli, Luigi De Magistris, e
ha respinto il ricorso
del patron di Marinagri Vincenzo Vitale con una motivazione capestro: inammissibile per manifesta infondatezza.
Il cantiere di Marinagri è fermo dallo scorso 17 aprile, giorno in cui la
Guardia di Finanza vi ha opposto i sigilli per la seconda volta, dopo la
chiusura del febbraio dell’anno scorso e la successiva revoca del
provvedimento – a marzo del 2007- da parte del Tribunale del Riesame di
Catanzaro.
(E intanto Albina Colella se ne sta sempre a casa sospesa dal servizio, come
disposto dal suo magnifico rettore Tamburro, e aspetta i prossimi eventi,
dopo aver comunicato, al prof. in questione, la sua indisponibilità a tornare, come un tempo, direttore del Dipartimento).
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