maggio 2008 numero 77

attualità
Auguri e tre consigli al nuovo ministro dell’Università
 
Per risollevare le sorti di un Dicastero così “caldo” serve scegliere con coraggio e fare appello alle proprie… specializzazioni
 

di f. p.

nella foto: Mariastella Gelmini

Se volessimo malignare scriveremmo che Mariastella Gelmini studia da ministro del Mur almeno da febbraio di quest’anno, da quando, cioè, da semplice deputato, ha presentato alla Camera il progetto di legge "per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e nella pubblica amministrazione".

Non solo perché quando si parla di merito (che non c’è) molto spesso si parla di Università, ma soprattutto perché l’essersi interessata a un argomento del genere crediamo abbia messo una forte ipoteca su un incarico ministeriale così delicato.

Vero è che il Pdl siglato Gelmini ha un raggio d’azione ben più ampio riguardando l’ambito sociale nel suo complesso, ma è anche vero che Ministeri come quello della Pubblica Istruzione e ancor più dell’Università, sono nell’occhio del ciclone da parecchio tempo proprio sotto l’aspetto del merito e dunque non meraviglierebbe se proprio il progetto di legge pensato dalla neoministra abbia influito in maniera decisiva sulle scelte del futuro presidente del Consiglio.

“Ateneo Palermitano” augura al ministro Gelmini buon lavoro e lo fa a modo suo, con un contributo critico del professore Quirino Paris e con qualche consiglio a caldo, in materia di Università, da parte del suo direttore responsabile (eventuali altri… in corso d’opera).

Consiglio numero uno: sarebbe il caso di fare uno sforzo in più e abolire, oltre che tutti gli automatismi nelle progressioni retributive e di carriera, anche i finti concorsi interni per le progressioni verticali e tutti i concorsi-fotocopia su base locale (ah, l’autonomia!... nata male e gestita peggio!) cuciti addosso ai predestinati di turno.

Consiglio numero due: ancora in fatto di concorsi, occorrerebbe evitare le lottizzazioni interne basate su criteri non scritti, ma rigidamente applicati nella prassi quotidiana, che presuppongono l’assegnazione dei posti alle varie strutture sulla base di accordi predefiniti che niente hanno a che fare coi risultati dei concorsi e quindi col merito.
Ciò, con un esempio chiarificatore, significherebbe che, se ci fossero dieci posti in un Ateneo, da coprire con una selezione interna e se tra i vincitori di questa selezione ce ne fossero quattro provenienti da una stessa struttura (una Facoltà, per esempio, o un Dipartimento), dovrebbero poter vincere tutti e quattro, se lo meritano. (Oggi la lottizzazione dei posti impone, nell’esempio citato, di ridurre i vincitori di quella struttura a favore di candidati di altre strutture, che “devono” vincere anche se meno preparati, perché pure le altre strutture devono avere i propri vincitori).
Per evitare le lottizzazioni interne si dovrebbe ricorrere a graduatorie di merito su base nazionale, anche a validità triennale.

Consiglio numero tre: è indispensabile perseguire a livello nazionale l’unitarietà del giudizio.
Ciò tornerebbe utile ai fini della mobilità non solo del personale, ma anche degli studenti.
Con regole certe e uguali per tutti si eviterebbe che chi è riconosciuto idoneo in un Ateneo non lo sia in un altro.

Non è facile reggere un Dicastero “caldo” come quello assegnato a Mariastella Gelmini, ma noi siamo fiduciosi che non tanto il suo essere donna (basta con questi discorsi: il fatto che il neoministro del Mur sia una donna non aggiunge né toglie niente al suo curriculum), quanto, caso mai, il suo essere avvocato (!), le possa fornire quell’attributo in più utile a districarsi in un ambiente difficile e pieno di trappole com’è quello del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano.

 


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