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Se volessimo malignare scriveremmo che Mariastella Gelmini studia da
ministro del Mur almeno da febbraio di quest’anno, da quando, cioè, da
semplice deputato, ha presentato alla Camera
il progetto di legge
"per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e
nella pubblica amministrazione".
Non solo perché quando si parla di merito (che non c’è) molto spesso si
parla di Università, ma soprattutto perché l’essersi interessata a un
argomento del genere crediamo abbia messo una forte ipoteca su un incarico
ministeriale così delicato.
Vero è che il Pdl siglato Gelmini ha un raggio d’azione ben più ampio
riguardando l’ambito sociale nel suo complesso, ma è anche vero che
Ministeri come quello della Pubblica Istruzione e ancor più dell’Università,
sono nell’occhio del ciclone da parecchio tempo proprio sotto l’aspetto del
merito e dunque non meraviglierebbe se proprio il progetto di legge pensato
dalla neoministra abbia influito in maniera decisiva sulle scelte del futuro
presidente del Consiglio.
“Ateneo Palermitano” augura al ministro Gelmini buon lavoro e lo fa a modo
suo, con un contributo critico del professore Quirino Paris
e con qualche consiglio a caldo, in materia di Università, da parte del suo
direttore responsabile (eventuali altri… in corso d’opera).
Consiglio numero uno: sarebbe il caso di fare uno sforzo in più e abolire,
oltre che tutti gli automatismi nelle progressioni retributive e di
carriera, anche i finti concorsi interni per le progressioni verticali e
tutti i concorsi-fotocopia su base locale (ah, l’autonomia!... nata male e
gestita peggio!) cuciti addosso ai predestinati di turno.
Consiglio numero due: ancora in fatto di concorsi, occorrerebbe evitare le
lottizzazioni interne basate su criteri non scritti, ma rigidamente
applicati nella prassi quotidiana, che presuppongono l’assegnazione dei
posti alle varie strutture sulla base di accordi predefiniti che niente
hanno a che fare coi risultati dei concorsi e quindi col merito.
Ciò, con un esempio chiarificatore, significherebbe che, se ci fossero dieci
posti in un Ateneo, da coprire con una selezione interna e se tra i
vincitori di questa selezione ce ne fossero quattro provenienti da una
stessa struttura (una Facoltà, per esempio, o un Dipartimento), dovrebbero
poter vincere tutti e quattro, se lo meritano. (Oggi la lottizzazione dei
posti impone, nell’esempio citato, di ridurre i vincitori di quella
struttura a favore di candidati di altre strutture, che “devono” vincere
anche se meno preparati, perché pure le altre strutture devono avere i
propri vincitori).
Per evitare le lottizzazioni interne si dovrebbe ricorrere a graduatorie di
merito su base nazionale, anche a validità triennale.
Consiglio numero tre: è indispensabile perseguire a livello nazionale
l’unitarietà del giudizio. Ciò tornerebbe utile ai fini della mobilità non
solo del personale, ma anche degli studenti.
Con regole certe e uguali per tutti si eviterebbe che chi è riconosciuto
idoneo in un Ateneo non lo sia in un altro.
Non è facile reggere un Dicastero “caldo” come quello assegnato a
Mariastella Gelmini, ma noi siamo fiduciosi che non tanto il suo essere
donna (basta con questi discorsi: il fatto che il neoministro del Mur sia
una donna non aggiunge né toglie niente al suo curriculum), quanto, caso
mai, il suo essere avvocato (!), le possa fornire quell’attributo in più
utile a districarsi in un ambiente difficile e pieno di trappole com’è
quello del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
italiano.
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