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Mario Raffa è ordinario di
Ingegneria gestionale all’Università di Napoli “Federico II”: è lui,
quest'anno, il presidente della Giuria nazionale e direttore scientifico del
Premio nazionale per l’innovazione, l’iniziativa che premia le tre migliori
idee imprenditoriali scelte tra le vincitrici delle Start Cup locali degli
Atenei italiani che hanno aderito.
- Prof. Raffa, la finalissima della quinta edizione
della Start Cup approda a Napoli: la prima volta del Mezzogiorno d’Italia.
Che significa ospitare questa manifestazione per il Sud e in particolare per
la sua città, sede, peraltro, dell’Istituto Motori, Centro di ricerca di
livello internazionale?
- Il primo riconoscimento va a Napoli, che negli ultimi sette anni sul
terreno della ricerca e dell’innovazione ha seguito politiche che hanno
portato la nostra città ad avere un tasso di investimenti in questi settori
in linea con la media europea. Il secondo riconoscimento va a tutto il Sud
che si è mostrato sensibile all’iniziativa della Start Cup e ha deciso di
scendere in campo al pari delle altre città del Nord: oltre a Napoli,
infatti, anche Palermo e Catania, sono già entrate in questa rete, che
l’anno prossimo si completerà con l’entrata - che è stata perfezionata
proprio in queste settimane – di tutte le Università della Puglia.
- Secondo lei, data l’eterogeneità delle idee, per facilitare il lavoro
della Giuria, ma anche per rendere ancora più credibile l’iniziativa, non
sarebbe meglio assegnare i premi a idee raggruppate in macroaree?
- In questa edizione 2007 della Start Cup i progetti finalisti spaziano
dal campo dell’energia, quest’anno fortemente presente, al campo delle Bio e
Nanotecnologie, dell’Ingegneria, ma anche dei Beni culturali. La sua
riflessione, sul fatto che per dare una valutazione di tipo omogeneo
converrebbe dividerli per aree, è un’interessante osservazione. In effetti
questo sta già avvenendo attraverso l’assegnazione di premi speciali. E’
credibile, la sua proposta, al punto che il Governo ha lanciato dei bandi ad
hoc per finanziare la nascita di Start Cup e Spin-Off di tipo accademico nei
diversi comparti. Questa scelta in parte è pilotata anche dagli investitori.
Infatti per la prima volta la Giuria del Pni non è costituita da docenti, ma
da venture capitalist ed esponenti di banche che attraverso la valutazione
di esperti di settore – come lei suggeriva, appunto - esaminano
concretamente la possibilità di poter investire sui progetti che approdano
alla selezione nazionale. In questi anni abbiamo fatto un lavoro di
esplorazione e di verifica per dimostrare che è possibile fare impresa anche
all’interno delle Università. Il passo successivo sarà nella direzione che
lei ha indicato.
- Prof. Raffa, poco fa ha accennato a Catania… Secondo lei perché, in
contrasto con le norme stabilite dai regolamenti nazionale e locali, 2
Atenei su 33 – quello del Molise e quello, appunto, di Catania – alla Start
Cup locale hanno avuto un solo vincitore e non hanno mai ufficializzato la
graduatoria? Non crede che scelte così poco trasparenti, a fronte della
qualità delle idee accertata dal superamento della prima fase di selezione,
danneggino la credibilità dell’iniziativa, oltre che, naturalmente,
l’immagine degli Atenei responsabili?
- Il regolamento del Pni
dice che le Start Cup possono presentare fino a tre progetti. Alcuni Atenei
hanno ritenuto un solo progetto degno di nota e uno ne hanno presentato.
D’altra parte il problema non è chi vince, ma chi va sul mercato. Il primo
anno, per esempio, a entrarci è stato addirittura l’ottavo classificato:
alcuni dipendenti del nostro Ateneo di Napoli, che si misero insieme, si
autofinanziarono ed entrarono sul mercato subito dopo.
- Una ragione di più per non capire la scelta di limitare l’accesso alla
vetrina nazionale del Premio impedendo al secondo e al terzo della
graduatoria di partecipare alla finalissima di Napoli, in contrasto,
peraltro, con gli obiettivi del Pni, che all’art. 4 del suo regolamento,
quello relativo ai requisiti di partecipazione – mi spiace, ma devo
insistere – parla nettamente di tre progetti locali da presentare alla fase
nazionale.
- Guardi, io non so perché quei due Atenei hanno fatto questa scelta: il
Molise è alla sua prima volta e ancora il 18 dicembre a Napoli, in occasione
del lancio dell’iniziativa, era ancora incerto se aderire o no: quindi
diamogli il tempo di fare esperienza. Di Catania non so: ogni Start Cup ha
anche un suo regolamento locale a cui deve aderire.
- Quello di Catania parla di tre vincitori.
- Ripeto, non conosco i motivi di questa scelta: secondo il
regolamento nazionale, come le ho detto, potevano farlo: si assumeranno a
Catania la responsabilità della decisione.
- … dunque non si sa neanche che fine faranno i premi non assegnati,
considerato che né il regolamento nazionale né i regolamenti locali delle
Start Cup prevedono eventualità del genere…
- Senta, fino a questo momento non abbiamo ricevute proteste da parte di
nessuno. D’altra parte io sono il responsabile scientifico nazionale, non so
risponderle sulle decisioni locali: ognuno è libero di fare quello che
vuole.
- … anche di non ufficializzare le graduatorie, quindi.
- Lei mi sta mettendo un po' in difficoltà…
- Non è nelle mie intenzioni: se
vuole, cambiamo argomento.
- Io non parlo di cose che non conosco e non conosco il regolamento di
Catania. Le ho detto che il Pni consente di avere regolamenti autonomi e
premi, a livello locale, il cui finanziamento viene affrontato dalle
Autorità accademiche in maniera autonoma. Noi non entriamo nel merito dei
regolamenti locali se quei regolamenti rispettano le indicazioni nazionali.
-
Passiamo ad altro. Quante imprese mediamente possono nascere da un Premio
nazionale per l’innovazione?
- Le statistiche e il monitoraggio continuo che effettuiamo dicono che negli
ultimi cinque anni sono state più di duecento le imprese nate da questo
meccanismo: in percentuale una su cinque ce la fa.
Ora stiamo realizzando l’albo di chi sul mercato ha avuto più successo.
- Secondo
lei, la presenza di sponsor non rischia di influenzare l’autonomia di
giudizio dei Comitati scientifici che selezionano le idee da far approdare
alla finale nazionale?
- Non vedo questo pericolo. Chi meglio di chi fa questo mestiere è
in grado di valutare se i progetti possono realmente diventare imprese di
successo?
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