novembre 2007 numero 71

speciale
Raffa: “Non entro nel merito di certe scelte locali:
la responsabilità è degli Atenei che le hanno fatte”
Intervista al presidente della Giuria del Premio nazionale per l’innovazione. Un’esclusiva di “Ateneo Palermitano”
 

di  Francesca Patanè

nella foto: Mario Raffa, presidente nazionale del Pni 2007

Mario Raffa è ordinario di Ingegneria gestionale all’Università di Napoli “Federico II”: è lui, quest'anno, il presidente della Giuria nazionale e direttore scientifico del Premio nazionale per l’innovazione, l’iniziativa che premia le tre migliori idee imprenditoriali scelte tra le vincitrici delle Start Cup locali degli Atenei italiani che hanno aderito.



- Prof. Raffa, la finalissima della quinta edizione della Start Cup approda a Napoli: la prima volta del Mezzogiorno d’Italia. Che significa ospitare questa manifestazione per il Sud e in particolare per la sua città, sede, peraltro, dell’Istituto Motori, Centro di ricerca di livello internazionale?

- Il primo riconoscimento va a Napoli, che negli ultimi sette anni sul terreno della ricerca e dell’innovazione ha seguito politiche che hanno portato la nostra città ad avere un tasso di investimenti in questi settori in linea con la media europea. Il secondo riconoscimento va a tutto il Sud che si è mostrato sensibile all’iniziativa della Start Cup e ha deciso di scendere in campo al pari delle altre città del Nord: oltre a Napoli, infatti, anche Palermo e Catania, sono già entrate in questa rete, che l’anno prossimo si completerà con l’entrata - che è stata perfezionata proprio in queste settimane – di tutte le Università della Puglia.

- Secondo lei, data l’eterogeneità delle idee, per facilitare il lavoro della Giuria, ma anche per rendere ancora più credibile l’iniziativa, non sarebbe meglio assegnare i premi a idee raggruppate in macroaree?

- In questa edizione 2007 della Start Cup i progetti finalisti spaziano dal campo dell’energia, quest’anno fortemente presente, al campo delle Bio e Nanotecnologie, dell’Ingegneria, ma anche dei Beni culturali. La sua riflessione, sul fatto che per dare una valutazione di tipo omogeneo converrebbe dividerli per aree, è un’interessante osservazione. In effetti questo sta già avvenendo attraverso l’assegnazione di premi speciali. E’ credibile, la sua proposta, al punto che il Governo ha lanciato dei bandi ad hoc per finanziare la nascita di Start Cup e Spin-Off di tipo accademico nei diversi comparti. Questa scelta in parte è pilotata anche dagli investitori. Infatti per la prima volta la Giuria del Pni non è costituita da docenti, ma da venture capitalist ed esponenti di banche che attraverso la valutazione di esperti di settore – come lei suggeriva, appunto - esaminano concretamente la possibilità di poter investire sui progetti che approdano alla selezione nazionale. In questi anni abbiamo fatto un lavoro di esplorazione e di verifica per dimostrare che è possibile fare impresa anche all’interno delle Università. Il passo successivo sarà nella direzione che lei ha indicato.

- Prof. Raffa, poco fa ha accennato a Catania… Secondo lei perché, in contrasto con le norme stabilite dai regolamenti nazionale e locali, 2 Atenei su 33 – quello del Molise e quello, appunto, di Catania – alla Start Cup locale hanno avuto un solo vincitore e non hanno mai ufficializzato la graduatoria? Non crede che scelte così poco trasparenti, a fronte della qualità delle idee accertata dal superamento della prima fase di selezione, danneggino la credibilità dell’iniziativa, oltre che, naturalmente, l’immagine degli Atenei responsabili?

- Il regolamento del Pni dice che le Start Cup possono presentare fino a tre progetti. Alcuni Atenei hanno ritenuto un solo progetto degno di nota e uno ne hanno presentato. D’altra parte il problema non è chi vince, ma chi va sul mercato. Il primo anno, per esempio, a entrarci è stato addirittura l’ottavo classificato: alcuni dipendenti del nostro Ateneo di Napoli, che si misero insieme, si autofinanziarono ed entrarono sul mercato subito dopo.

- Una ragione di più per non capire la scelta di limitare l’accesso alla vetrina nazionale del Premio impedendo al secondo e al terzo della graduatoria di partecipare alla finalissima di Napoli, in contrasto, peraltro, con gli obiettivi del Pni, che all’art. 4 del suo regolamento, quello relativo ai requisiti di partecipazione – mi spiace, ma devo insistere – parla nettamente di tre progetti locali da presentare alla fase nazionale.

- Guardi, io non so perché quei due Atenei hanno fatto questa scelta: il Molise è alla sua prima volta e ancora il 18 dicembre a Napoli, in occasione del lancio dell’iniziativa, era ancora incerto se aderire o no: quindi diamogli il tempo di fare esperienza. Di Catania non so: ogni Start Cup ha anche un suo regolamento locale a cui deve aderire.

- Quello di Catania parla di tre vincitori.

- Ripeto, non conosco i motivi di questa scelta: secondo il regolamento nazionale, come le ho detto, potevano farlo: si assumeranno a Catania la responsabilità della decisione.

- … dunque non si sa neanche che fine faranno i premi non assegnati, considerato che né il regolamento nazionale né i regolamenti locali delle Start Cup prevedono eventualità del genere…

- Senta, fino a questo momento non abbiamo ricevute proteste da parte di nessuno. D’altra parte io sono il responsabile scientifico nazionale, non so risponderle sulle decisioni locali: ognuno è libero di fare quello che vuole.

- … anche di non ufficializzare le graduatorie, quindi.

- Lei mi sta mettendo un po' in difficoltà…

 - Non è nelle mie intenzioni: se vuole, cambiamo argomento.

- Io non parlo di cose che non conosco e non conosco il regolamento di Catania. Le ho detto che il Pni consente di avere regolamenti autonomi e premi, a livello locale, il cui finanziamento viene affrontato dalle Autorità accademiche in maniera autonoma. Noi non entriamo nel merito dei regolamenti locali se quei regolamenti rispettano le indicazioni nazionali.

- Passiamo ad altro. Quante imprese mediamente possono nascere da un Premio nazionale per l’innovazione?

- Le statistiche e il monitoraggio continuo che effettuiamo dicono che negli ultimi cinque anni sono state più di duecento le imprese nate da questo meccanismo: in percentuale una su cinque ce la fa.
Ora stiamo realizzando l’albo di chi sul mercato ha avuto più successo.

- Secondo lei, la presenza di sponsor non rischia di influenzare l’autonomia di giudizio dei Comitati scientifici che selezionano le idee da far approdare alla finale nazionale?

- Non vedo questo pericolo. Chi meglio di chi fa questo mestiere è in grado di valutare se i progetti possono realmente diventare imprese di successo?

                                                                    


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