ottobre 2007 numero 70

attualità
Ancora rogn… oni per l’Università di Palermo
Mussi indaga su un incarico a chiamata diretta. Destinataria la figlia
dell’ex ministro Virgilio Rognoni
 

di  Francesca Patanè

nella foto: Virgilio Rognoni, ex ministro democristiano

Ne parliamo perché è saltato agli onori della cronaca e perché il ministro del Mur Fabio Mussi ha incaricato i suoi uffici di indagare sulla vicenda. Non per entrare nel merito della qualità della protagonista.
Lo diciamo perché è corretto e perché qualcuno, con lettera firmata e pubblica, ha voluto precisare che, al di là del cognome famoso (che spesso all’Università italiana delle clientele serve, ma che qualche volta è controproducente) Cristina Rognoni - figlia dell’ex vicepresidente del Csm ed ex ministro democristiano Virgilio Rognoni - è una persona di qualità, pur se, probabilmente, docente “senza titolo”.
Noi non siamo in grado di confermare l’aggettivazione (non ci spetta, e non siamo né competenti né interessati).
Ci limitiamo pertanto a registrare il fatto – ennesimo caso, se acclarato, di malauniversità in terra palermitana – ricordandovi che di “incarichi a chiamata diretta” negli Atenei italiani ci siamo già occupati, sul numero di febbraio di quest’anno in un caso altrettanto eclatante, e per un volto sicuramente più noto del volto di Cristina Ronconi: quello della first lady nazionale, signora Flavia Franzoni in Prodi, professoressa a contratto alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna - “regno” incontrastato, per averci insegnato per decenni, del marito Romano - dove insegna “Metodi e tecniche del servizio sociale”, all'interno del corso di laurea specialistica in "Responsabile nella progettazione e coordinamento dei servizi".
Nel caso in questione, si tratta di chiamata diretta per un posto di seconda fascia, ovvero per professore associato, nel settore scientifico-disciplinare L-Fil-Let/07.

La notizia. L’Università di Palermo e il Cun (Consiglio universitario nazionale) sono stati chiamati dal ministro Mussi a spiegare un incarico con procedura di assunzione diretta che, da un’inchiesta del Secolo XIX, risulterebbe irregolare.
La docente che pare non possedere l’idoneo titolo è appunto Cristina Rognoni, figlia di Virgilio, tre volte ministro (Interni, Grazia e Giustizia, Difesa) e fino all’anno scorso vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Mussi – ha precisato in una nota – “al fine di fare chiarezza e di assumere le decisioni del caso, ha incaricato gli uffici di verificare l’iter del procedimento… ha chiesto altresì al Consiglio universitario nazionale di approfondire e di accertare gli elementi in base ai quali il Cun stesso ha deliberato il proprio parere favorevole”. “Tale verifica – continua la nota – sarà svolta in tempi brevi al fine di fugare ogni dubbio e garantire al sistema universitario nazionale trasparenza e legittimità”.
Papà Virgilio parla di “clamorosa bufala”. Noi, in attesa di vedere chi ha ragione, ve la raccontiamo.

Cristina Rognoni, professore a contratto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo per il quadriennio accademico 2005-2009 con moduli di Lingua neogreca (laurea specialistica di Scienze dell’antichità), è ora professore associato, sempre nella stessa Facoltà, in Civiltà bizantina. Ha ottenuto la cattedra di professore associato senza concorso, prima della scadenza dell’incarico – sempre a chiamata diretta - di professore a contratto, in quanto “maîtres de conférences” all’ “École des hautes études en sciences sociales”, prestigioso “établissement” (Istituto) francese. Con il parere favorevole del Cun (verbale n. 4 – Sessione di aprile 2004 – pag. 31).


Il problema è che la professoressa Rognoni non è mai stata, a quanto pare, “maîtres de conférences”, essendosi fermata, come sta scritto sul suo curriculum, al passo precedente (secondo l’interpretazione italiana): quello dell’idoneità.

Differenza sostanziale, visto che il “maîtres de conférences” in Francia è un docente, l’idoneo no (anzi pare che lì la figura di idoneo così come si intende in Italia non esista proprio).

Può un “idoneo” in Francia essere equiparato in Italia – alla stregua del “maîtres de conférences” - a un docente? Qui sta il problema.

Se le indagini ministeriali daranno ragione all’inchiesta giornalistica, Ateneo e Facoltà dovranno fare marcia indietro (e annullare a pioggia tutto quello che ne è derivato finora). Al di là dei meriti personali della protagonista.

Certo che se si evitasse di ricorrere alle chiamate dirette (o vi si ricorresse in casi del tutto eccezionali), e se, per chi aspira alla docenza, la legge fosse uguale per tutti (partecipazione e vincite ai concorsi - si spera – trasparenti) si eviterebbe di “giocare” sulla pelle degli studenti (pensate a tutti coloro che nel frattempo hanno sostenuto esami con la professoressa Rognoni). E di incassare eventualmente – per ciò che riguarda l’Università di Palermo - l’ennesima figuraccia nazionale.

Aspettando i risultati del Ministero, non possiamo non stigmatizzare la reazione del rettore dell’Ateneo Giuseppe Silvestri che, intervistato sull’argomento dal Giornale.it, ha prima negato l’esistenza stessa della Rognoni a Palermo (“La figlia di Rognoni chi, l’ex ministro della Dc? No guardi, qui a Palermo di Rognoni ne conosciamo solamente uno, il grande musicologo Luigi. La nostra Università gli ha dedicato perfino un Fondo...”) e poi si è arrampicato sugli specchi del “rientro dei cervelli” (che - riteniamo - per ragioni di bilancio devono sempre trovarsi in pareggio...).

Non entrando nel merito di tale risibile e contestatissima norma, dovrebbe sapere - il magnifico - che il Decreto ministeriale sul rientro dei cervelli da lui invocato (DM 20 marzo 2003) è "altro" rispetto alla normativa sulla chiamata diretta a professore associato (art. 1, comma 9 della legge n. 230/2005) che sarebbe stato più corretto richiamare nel caso in questione; dovrebbe sapere ancora che il DM sul rientro dei cervelli prevede esclusivamente incarichi a tempo determinato (e non è il caso dei professori associati) e che tali incarichi hanno durata massima quadriennale (la professoressa Rognoni, dunque, già in possesso - come si legge anche sul suo curriculum - di un incarico di professore a contratto per il quadriennio accademico 2005-2009 ottenuto per chiamata diretta proprio grazie alla legge sul rientro dei cervelli, non potrebbe rimanere in Facoltà, oltre il quadriennio e pure a tempo indeterminato, secondo la stessa formula - quella del rientro dei cervelli, appunto - sulla quale il magnifico si è invece arrampicato); e dovrebbe sapere anche - Silvestri - che, nel caso della professoressa Rognoni, la chiamata a professore associato è stata effettuata dall'Università di Palermo non, come stabilisce la legge, DOPO il compiuto svolgimento di un “periodo di docenza nelle Università italiane” in base a chiamata diretta autorizzata dal Ministero (nel caso in questione il quadriennio di professore a contratto alla Facoltà di Lettere di cui abbiamo già detto), bensì DURANTE tale incarico (che per la Rognoni sarebbe scaduto nel 2009), che  prevede,  tra l'altro, l'espletamento di un programma di ricerca prestabilito, con relazione scientifica finale e formalizzazione dei risultati conseguiti.
Tutte "fastidiose incombenze" che la professoressa Rognoni, passata (a torto o a ragione si vedrà) da professore a contratto a professore associato... in corso d'opera, si è risparmiata in blocco.

Certo ne ha, il povero Mussi, di materiale su cui indagare.

 


argomenti correlati:



Torna al sommario..........



Hai un argomento da proporre?  Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori
.............................. entra



Oppure scrivi una e-mail
al Direttore
............................. scrivi

© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati