diretto da Francesca Patanè

febbraio 2004 numero 26

Punti di vista

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di Francesca Patanè

C'è una cosa all'Università di Palermo che misura il polso dei ritardi accumulati nella gestione del quotidiano: il rilascio delle pergamene di laurea. Finora il rischio di trovarsele allegate alla pensione è stato molto elevato.
Ora finalmente la notizia: arrivano i diplomi del periodo 1996-1999. Evviva. C'è proprio da andarne fieri e da informarne pure la stampa locale. Certo tra il niente di prima e la notizia di adesso c'è una bella differenza. Ma ... insomma è come il test della bottiglia: se la vedi mezza piena sei ottimista nato, se la vedi mezza vuota sei a un passo dal suicidio. Insomma, mutatis mutandis (evitate le solite battute), io la bottiglia dell'Ateneo palermitano, la vedo, ahimé, sempre più vuota. E non perché sono pessimista (poi mi spiegherete però come si fa a essere ottimisti da queste parti), ma perché è mia abitudine basarmi esclusivamente sui fatti. E i fatti parlano di ritardi accumulati in modo ingiustificato per anni, anzi, considerato che siamo nel 2004 e dunque a soli due anni dal 2006 e considerato che i diplomi del 1996 li stanno cominciando a sfornare adesso, il ritardo, se la matematica non è un'opinione, è quasi decennale.

Evviva, evviva, evviva. Accorrete tutti perché il traguardo è stato raggiunto: i diplomi di laurea sono pronti. In fondo che importa di quale anno accademico si tratta? Non stiamo a fare le pulci (quelle, insieme ai topi, lasciamole alle aule del Dipartimento di Fisica che per convincere i responsabili accademici che forse una bella pulizia non ci sarebbe stata poi tanto male si è persino dovuto scomodare il Radio Giornale di Sicilia).
Ora ciascun vecchio laureato, per meglio dire, ciascun laureato vecchio, magari con qualche dente in meno, ma con la mente ancora tanto fresca da ricordare che un giorno di quasi dieci anni fa si è laureato, potrà recarsi, dolori reumatici permettendo, agli sportelli delle Segreterie Studenti per ritirare la tanto sospirata pergamena. Non prima, però, di aver ritrovato, a conferma, il proprio nome sul web accademico, supposto che ci veda ancora bene e che sia abbastanza "navigato", perché ci vuole tanta esperienza per riuscire appunto a navigare fruttuosamente nel sito Internet dell'Ateneo palermitano, come dimostrammo già sull' editoriale e sull'articolo di apertura del n. 7 del 2002.

Naturalmente esageriamo. Ma nel paradosso sta il segreto della comprensione.
La domanda che sorge spontanea a questo punto è: che altro hanno fatto finora gli uffici addetti al rilascio dei diplomi originali di laurea per essere riusciti a fare ammuffire oltre quattromila pergamene senza predisporle per la consegna? O forse erano le pergamene a mancare? Non sarà che per accordo sindacale si è dovuti partire dalla materia prima, e cioè dalla pecora? Quanto all'approvviggionamento non dovrebbero esserci stati problemi, e allora? Dov'è da ricercare la causa dei ritardi? Forse nella lavorazione... In questo caso sì che il processo sarebbe stato più lungo ... Perché, a parte il sostantivo che già in sé riecheggia qualcosa di scomodo e fastidioso, trattare la pelle di pecora fino a ridurla a pergamena è come trattare certe zucche accademiche fino a ridurle a cervelli... Eh sì, sarebbe stato decisamente più lungo, il processo...


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