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Sono tante le novità per
il "riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori
universitari" che fanno parte del disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei
ministri e che dovrà ora affrontare l'esame delle Camere. Tante e tutte con un solo
scopo: abbattere vecchie norme che in molti casi non sono state in grado di assicurare la
qualità dell'offerta didattica accademica italiana.
Reclutamento dei professori non più su base locale, ma su base nazionale; ricercatori con
contratti co.co.co. (di collaborazione coordinata e continuativa); retribuzioni per i
docenti strettamente legate alla qualità del lavoro svolto all'interno dell'Ateneo:
queste alcune delle più significative novità. Ce n'è abbastanza per provocare una
rivoluzione accademica.
La riforma, che dopo il via libera del Parlamento ha dodici mesi di tempo per essere
varata (questo è infatti il termine entro il quale il Governo dovrà darne attuazione),
è - secondo il ministro Letizia Moratti - in linea con gli assetti europei e consentirà
in ambito nazionale valutazioni più accurate dei docenti.
Il provvedimento - criticato dalle opposizioni e anche da Piero Tosi, presidente della
Crui, la Conferenza dei rettori italiani, che ne ha sottolineato la mancata copertura
finanziaria - prevede in dettaglio, per quanto riguarda la selezione dei docenti, il
reclutamento nazionale di ordinari e associati, attraverso concorsi annuali distinti per
settori.
Gli incarichi a tempo determinato avranno la durata di tre anni e saranno rinnovabili una
sola volta, oppure, anche prima della scadenza, potranno essere trasformati in contratti a
tempo indeterminato. Una percentuale non superiore al 6% dei posti potrà essere coperta
con la nomina in ruolo di studiosi stranieri di chiara fama.
Inoltre sarà favorita la collaborazione dei docenti dell'Ateneo con imprese, enti e
fondazioni per la realizzazione di programmi di ricerca.
Per quanto riguarda l'attività scientifica e quella didattica, il disegno di legge delega
impone quote precise: 230 ore l'anno da dedicare alla prima e 120 alla seconda, per un
totale di 350 ore.
Sono previsti anche contratti integrativi per ulteriori attività.
Garantita ai docenti la possibilità di svolgere incarichi professionali esterni, ma solo
se compatibili con il servizio prestato all'interno dell'Ateneo.
Con la riforma voluta dalla Moratti scompare, invece, la figura del ricercatore, per cui
non si faranno più concorsi per nuove assunzioni.
Chi possiede lauree specialistiche o è titolare di un'adeguata qualifica scientifica
potrà stipulare con l'Ateneo, come già detto, contratti di collaborazione coordinata e
continuativa e l'attività che ne derivererà costituirà titolo preferenziale nei
concorsi per il pubblico impiego.
Niente paura per gli attuali ricercatori, che manterranno i diritti giuridici ed economici
già acquisiti.
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