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Una soluzione certamente
singolare, ma che potrebbe avere i suoi effetti: l'"adozione" dei ricercatori da
parte delle aziende.
La proposta arriva dal rettore del Politecnico di Milano Giulio Ballio.
Si tratta di "adozioni" mirate e a tempo determinato, per esempio - dice Ballio
- della durata di cinque anni, in considerazione del fatto che i fondi per la ricerca
accademica italiana non sono eqivalenti né alla necessità di fare ricerca e
sperimentazione né alle potenzialità professionali di molti ricercatori italiani che, in
mancanza di adeguati sbocchi, spesso preferiscono migrare all'estero.
La ricerca - come sostiene Ballio - è fatta con le risorse umane e in Italia il rapporto
tra popolazione e ricercatori è tra i più bassi d'Europa.
I ritardi accumulati nel settore, secondo il rettore del Politecnico milanese, ci ha
lasciati indietro rispetto agli altri partner europei di ben vent' anni: uno svantaggio da
colmare al più presto se non si vuole rimanere ancora a lungo agli ultimi posti nella
classifica accademica internazionale.
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