Toh, chi
si rivede...
Niente da fare: non ce lo siamo tolto dalla testa.
Perciò, anche se non c'entra niente, diciamo anche noi la nostra in materia di ... nuove
nomine al Consiglio comunale di Palermo. Che poi non c'entra niente fino a un certo punto.
Perché, visto che giusto si tratta del nuovo assessore comunale alla Cultura, mi pare che
una sede come questa - un giornale di informazione universitaria - non sia poi così poco
appropriata ad esprimersi in merito. E non perché consideriamo la cultura egemonia degli
ambienti accademici (tutt'altro, specie di questi tempi!), ma perché, insomma, una
piccola voce in capitolo pensiamo di averla pure noi, dopo tutto.
Anche perché la cultura è una cosa seria. E deve essere difesa e garantita.
Lo sa questo il nostro beneamato sindaco Cammarata?
Forse no, viste le recenti determinazioni.
Oh, non perché l'esimio prof. Gianni Puglisi, prescelto a guidare l'assessorato, non sia
una persona colta q.b. o sensibile ai problemi della città q.b. (ma dov'è stato, lui,
autorevole rappresentante della Cultura Accademica Palermitana, in questi anni di scempi
edilizi/architettonici/culturali collettivamente avallati con il silenzio? La Zisa,
Maredolce, il teatro Massimo chiuso per venticinque anni ...); non perché sia di primo
pelo nel settore (è pure reduce da una vicepresidenza del teatro Biondo), o sarà sordo
alle diverse espressioni culturali presenti in città, oh, no. Al contrario, siamo
convinti che darà spazio a tutte le voci tutte (maschili, femminili e neutre) che
sapranno dire qualcosa di interessante o di innovativo in materia.
Ma noi, sinceramente, non ne possiamo più di assistere a queste "corse" ai
posti (considerati) di potere, di monopolizzazioni, di burattini che eseguono, di lobby
che comandano; non ne possiamo più di chi, come Gianni Puglisi, sta sempre in mezzo a
tutto e quando non sta in mezzo sta dietro le spalle. E decide del bene e del male, della
vita e della morte (morale), del bello e del cattivo tempo ... al di fuori e al di sopra
di ogni più logica previsione, di ogni più corretta e onesta aspettativa di chi non è,
come lui, nella stanza dei bottoni, di chi non ha, come lui, familiarità con grembiulini
e compassi (supposto che voglia averla), di chi non è, come lui, "legato a poteri
forti", per dirla con una felice espressione dell'ultimo assessore alla Cultura della
Giunta Orlando.
Non ha trovato grande apprezzamento a Palermo la recente decisione del sindaco Cammarata.
Perché molti, insieme a noi, non ne possono più. Al contrario, ha scatenato prevedibili
tempeste, e non solo strumentali o di parte (politica avversa).
Chi è a conoscenza della sfilza di incarichi che nel tempo Puglisi è riuscito a
ottenere, - sin da quando iniziò a muovere i primi passi di docente nell'ambito
accademico grazie a un "angelo custode" di nome Armando Plebe, cacciato poi dal
suo "pink paradise" con una clamorosa scenata le cui grida ancora risuonano nei
corridoi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo palermitano - non può infatti
accogliere la notizia senza umano sconcerto. Ne elenchiamo alcuni, di nostra conoscenza,
in ordine sparso:
1) preside "storico", per quasi vent'anni, alla Facoltà di Magistero
2) preside "di nuovo pelo" (e dunque formalmente riconfermabile nell'incarico)
della "nuova" Facoltà di Scienze della Formazione (che poi altro non è che
Magistero riveduto e corretto ...)
3) rettore dello Iulm di Milano
4) consigliere di amministrazione e vicepresidente del teatro Biondo (incarico, come già
detto, ora mollato (bontà sua), per - dice lui - una sorta di incompatibilità
deontologico-morale)
5) vicepresidente della Fondazione Banco di Sicilia
6) segretario generale della Commissione italiana dell'Unesco
7) componente del Consiglio di Amministrazione dell'Enciclopedia Treccani.
E chi più ne ha più ne metta.
Due cose invece non è ancora riuscito a ottenere (ma non disperiamo, non sappiamo che
cosa ci riserva il futuro): l'elezione a sindaco per il Polo nel '97 e la nomina a rettore
dell'Ateneo palermitano (a lui, in più tornate, si preferirono altri candidati).
Cammarata, naturalmente, cerca di proteggere il "suo" assessore ("E' una
scelta mia" ha detto di lui il sindaco) dalla bufera che egli stesso ha scatenato. Ma
lo fa nel modo meno appropriato. Perché se è vero, come lui sostiene, che la cultura non
è di destra né di sinistra, avrebbe dovuto scegliere, caso mai, un nome senza marchio,
non uno che di marchi nel tempo ne ha avuti anche troppi.
Simpatizzante della sinistra comunista, socialista dichiarato e amico di Craxi, esponente
e candidato del Polo ... si direbbe che via via vada spostandosi sempre più a destra, il
nostro neoassessore alla Cultura. Una cosa è certa, però: non è uno senza marchio. (no,
non "senza macchia", avete letto male).
Certo che a raccogliere in ambito politico i pareri sulla nomina (nome e metodo di scelta)
non c'è molto da stare allegri.
Ne riportiamo qualcuno a caso, tratto dalla stampa locale: "Che pena per la
città" (Emilio Arcuri, Primavera Siciliana, ex vicesindaco di Palermo); "Quando
la ragione dello stare insieme è la quotidiana spartizione e l'assunzione del potere per
il potere, ogni crisi trova sempre un filo conduttore, perché troppo alta è la posta in
palio per chi gestisce usando i metodi della vecchia politica (Ninni Terminelli,
capogruppo dei Ds); "Siamo al capolinea del degrado politico- amministrativo di
questa città" (Ignazio Coppola, Comunisti italiani); "Il sindaco è stato
scorretto: garantiremo l'appoggio esterno, ma usciamo dalla Giunta" (Marzio Tricoli,
An); "Cammarata non è leale" (Nello Musumeci, An); "Puglisi non avrà
appartenenze politiche, ma è organico alle grandi lobby di potere. Basta sfogliare il suo
lungo curriculum, nel quale manca solo - forse per dimenticanza - la sua iscrizione alla
massoneria" (Giusto Catania, segretario regionale di Rifondazione).
Certo c'è in tutta questa faccenda chi, come si dice, ci bagna il pane (ma i politici
parlano la stessa lingua e il "politichese" Puglisi lo conosce bene). Non a caso
Alessandro Musco, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo e amico di
vecchia data del neoassessore, intervenendo sulla stampa locale, parla di "polemiche
strumentali attorno alla nomina assolutamente prestigiosa": ma in un Paese
democratico ognuno ha il diritto di esprimersi e di pensarla come vuole. La democrazia è
una cosa seria. E deve essere difesa e garantita.
Proprio come la cultura. Anzi, pure la cultura è democrazia, è certezza di libertà.
Chi censura non garantisce la democrazia e quindi nemmeno la cultura. Chi si arroga il
diritto di detenere il controllo dell'informazione - la "consapevolezza" è il
presupposto di ogni libera coscienza come l'ignoranza il sistema più facile per
soffocarla - non è lui prima di tutto un uomo "libero" ed è inidoneo,
pertanto, ad assicurare e a garantire democrazia e, quindi, cultura.
Ma non divaghiamo e torniamo a Puglisi... Per augurargli buon lavoro, perché di tanti
auguri il Nostro ha sicuramente bisogno.
E a voi che leggete un consiglio: tornate al primo editoriale del nostro giornale
("Ateneo Palermitano" n.1/2001): chissà
che non vi venga in mente qualcosa...
f. p. |