Fuori l'Ateneo dall'Istituto Superiore di Giornalismo?
Sì, anzi no
Ci accoglie battagliero nella piccola stanza della sede didattica dell'Istituto,
in corso Scinà, presa in affitto a suon di quattrini dopo l'abbandono forzato
per motivi di ristrutturazione degli storici locali di proprietà dell'Ateneo
di vicolo Sant'Uffizio.
La nuova sede che l'Università di Palermo ha destinato loro, infatti,
quella di via Marco Polo, è solo sede amministrativa
e non basta per tutto. Il direttore didattico dell'Istituto
Superiore di Giornalismo Pietro Siino, come si dice, si piega
("... che brutta cosa il dolore alle ossa" ...)
ma non si spezza. E dice la sua con voce sicura, dall'alto dei suoi
dieci anni di dedizione assoluta all'Istituto,
il "figlio ripudiato" dell'Ateneo.
Prof. Siino, intanto pare significativo che nonostante i recenti fatti di cronaca
che parlano di un Ateneo "imbarazzato" della vostra esistenza e desideroso di
mollarvi, la sede di via Marco Polo assegnata a voi in comodato d'uso sia di proprietà
dell'Università di Palermo ...
Sì, è un implicito riconoscimento che l'Istituto fa
e ha sempre fatto parte dell'Ateneo, se mai di riconoscimenti ci fosse bisogno.
Vuol dire "se non ci fossero le carte a parlar chiaro"?
Esatto. Non sono le carte che mancano, ma la volontà di osservarne i contenuti.
Può essere più chiaro?
Esiste uno Statuto a cui dobbiamo attenerci, noi come Istituto, ma anche
l'Università di Palermo della quale noi facciamo parte. Lo Statuto,
specie di un Ente come il nostro, è una carta "rigida" che se non si vuole più osservare si deve prima modificare.
Comportamenti diversi da quelli
imposti da uno Statuto ancora valido pongono chi se ne discosta in una
posizione di assoluta irregolarità.
Lei crede che l'Ateneo si trovi in questa situazione?
Il comportamento dell'Ateneo è omissivo rispetto ai doveri imposti dalle norme statutarie
del nostro Ente, primo fra tutti la responsabilità di gestione.
Il Senato Accademico ha recentemente incaricato il rettore di esperire
tutte le vie affinché l'Università esca dall'impegno con l'Istituto.
Le vostre strade si dividono ...
Per una questione di stile, a mio avviso, sarebbe stato opportuno prima,
da parte del rettore, informare delle determinazioni del Senato Accademico il
sottoscritto nella qualità di direttore didattico dell'Istituto. Ma probabilmente il Magnifico,
cosciente di esserne per Statuto ancora il Presidente, ha giudicato che poteva
essere sufficiente che lo sapesse lui, legale rappresentante.
Che lei sappia, a che punto è la procedura?
Anche se i giornali hanno semplificato dando quasi per già avvenuta un'uscita ancora
solo intenzionale, che io sappia non esiste ancora alcun atto ufficiale. Non dimentichiamo
che è la Regione l'unica Istituzione titolata a poter provvedere alla modifica dello Statuto
per "liberare" l'Ateneo dal suo impegno, perché è la Regione che l'ha approvato ed emanato.
Al di là della presenza nell' Ente dell'Ateneo, quali sono le vostre prospettive per
il futuro dell'Istituto?
Che la Regione riconosca l'Istituto come Istituto universitario, con un corso di laurea in
Scienze delle comunicazioni multimediali. E questo potrà avvenire dopo la nomina di un
commissario straordinario in sostituzione del rettore che, pur non potendolo fare per Statuto,
ha comunicato le sue dimissioni. Del resto la Regione ha già emanato una legge a nostro favore,
la n° 20 del 6 aprile 1996 dove al comma 2 dell'art. 1 c'è scritto che "la Regione siciliana
intraprende tutte le azioni per il pieno riconoscimento dell'Istituto Superiore di Giornalismo
quale corso di studi di scuola superiore a livello universitario". E nessuno, inoltre, nemmeno la
massima Istituzione accademica della città, può ritenere di essere l'unica depositaria della cultura
monopolizzandone tutte le sue manifestazioni: in un Paese libero, infatti, la libertà si
misura dal grado di diversificazione che c'è nell'ambito della cultura.
L'interesse verso l'Istituto ci è stato
dimostrato pure dal Comune di Palermo che ci ha promesso - anche se al momento
l'impegno è solo verbale - dei locali dignitosi in cambio della sede di via Marco Polo
che recentemente l'Avvocatura dello Stato ci ha chiesto di restituire.
Prof. Siino, facciamo un passo indientro raccontando l'origine di questa storia?
All'inizio non abbiamo avuto problemi. Nel nostro Istituto insegnava il fior fiore dei docenti
dell'Ateneo e i ragazzi, dopo un corso di studi quadriennale per il quale pagavano
tasse d'importo uguale a quelle
universitarie, sostenevano venticinque esami,
una tesi di diploma e alla fine ottenevano un titolo di specializzazione
in "Giornalismo e radiofonia".
Non riconosciuto, però, ai fini professionali, dall'Ordine dei giornalisti ...
No, ma i nostri rapporti con l'Ordine non si sono mai interrotti, nonostante certi
favoritismi che hanno portato in anni recenti al riconoscimento del corso di laurea
in Giornalismo della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Ateneo, grazie al quale
15 studenti del corso, per una Convenzione dell'Ateneo con l'Ordine,
vengono iscritti al registro dei praticanti.
Contate di insistere sulla strada del riconoscimento da parte dell'Ordine?
Sì, anche se il presidente dell'Ordine ci ha imposto, prima, di "liberarci"
di un Istituto di giornalismo nato ad Acireale che pare non svolga al suo interno alcuna
attività didattica. Il nostro Istituto, però, non ha mai riconosciuto la legittimità
di tale sede come succursale, ritenendone arbitraria la fondazione e quindi
non ha niente di cui "liberarsi".
Quando cominciano i problemi con l'Ateneo?
Quando il prof. Gianni Puglisi, allora preside della Facoltà
di Magistero dell'Università di Palermo, si presenta alla sede dell'Istituto
comunicandomi l'intenzione di istituire presso la sua Facoltà un corso di laurea in
giornalismo. Mi dice che avremmo collaborato insieme a una causa comune,
si mostra molto disponibile, in quell'occasione.
E invece ...
Invece l'intenzione era di irrigidire in regime di monopolio l'accesso alla
professione giornalistica attraverso un unico canale: quello dell'Ateneo.
Per la nuova struttura creata in seno alla Facoltà l'Istituto Superiore di Giornalismo,
naturalmente, diventa una presenza scomoda e la posizione dell'Ateneo davvero
paradossale con due scuole parallele che si occupano entrambe delle stesse cose.
Difficile, inoltre, da parte dell'Ateneo, giustificare la "ratio" della scelta
operata e cioè l'istituzione
di una "copia" nonostante ci fosse già un "originale", invece, caso mai,
di migliorare e rafforzare quest'ultimo.
Da qui la necessità di disconoscerci.
A chiedere all'Ateneo di prendere le distanze da un "doppione imbarazzante",
è stato il Consiglio della Facoltà di Scienze della Formazione presieduto oggi dalla
prof.ssa Patrizia Lendinara ...
Naturalmente. Il rettore ebbe a dirmi in uno dei nostri ultimi incontri:
"Non posso non tener conto delle pressioni che mi vengono dal corso di
laurea in Scienze della comunicazione della Facoltà".
Quanto al "doppione imbarazzante", com'è stato definito l'Istituto da me diretto,
i nostri studenti, che sono scesi in campo in difesa dei loro diritti,
chiedono se "doppione" nella lingua italiana sia da considerare
il primo dei due a essere stato istituito - e dunque il più antico - e non
invece il secondo...
Cosa accade quando i rapporti con l'Ateneo cominciano a guastarsi?
Eravamo ancora in vicolo Sant'Uffizio. La nostra vita si fa difficile;
personalmente comincio pure a subire dei furti: attrezzature - computer, stampante -
che avevo collocato nel mio ufficio e che sono state portate via, stranamente,
senza alcuna effrazione alle porte d'accesso. Furti all'epoca da me regolarmente denunciati,
naturalmente.
Torniamo ad oggi. Volenti o nolenti, voi siete costretti ad accettare le dimissioni del
rettore da presidente dell'Istituto.
Noi non possiamo accettare ciò che è illegale.
Consideriamo queste dimissioni un dato di fatto e prendiamo atto dell'atteggiamento
dell'Ateneo, dapprima indifferente e poi man mano ostile.
Prof. Siino, i giornali nei giorni scorsi hanno scritto, tra le altre cose,
che l'Istituto Superiore di Giornalismo è finanziato dalla Regione. E' vero, questo?
Assolutamente no. Noi non abbiamo ricevuto mai una lira né dalla Regione né da altri. Mai.
I problemi con cui il suo Istituto deve confrontarsi stanno in qualche modo modificandolo?
Assolutamente no, nonostante gli ostacoli. Personalmente credo ancora in quest'Istituto.
Per esso mi sono battuto e mi sto battendo.
E al mio fianco ci sono i docenti, ma soprattutto duecento studenti
che si rifiutano di credere l'etica
solo una materia di programma.
Francesca Patanè |