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Il Paese comincia a preparare le
celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d' Italia, le idee sembrano
esserci ma pare che manchi invece un elemento fondamentale: il clima di
festa. Nelle ultime settimane, complice il caldo, si sono susseguite
numerose polemiche – sull’inno nazionale, sulla bandiera italiana, sulle
differenze tra nord e sud – che hanno messo in luce, ancora una volta, la
disaffezione dell’italiano medio per il Paese; di fronte alle
invettive della Lega Nord, che minano l’unità nazionale, fa bene il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad augurarsi «progetti di
carattere prevalentemente culturale, pedagogico e comunicativo, diretti a
rappresentare e rafforzare la nostra identità nazionale».
Condividendo le preoccupazioni del Presidente della Repubblica, non posso
che consigliare – soprattutto a chi non ha a cuore l’unità nazionale – una
trasferta in quel di Gorizia, che per storia e posizione geografica molto
racconta della storia d’Italia. Qui si trova per esempio un museo
interamente dedicato alla Grande Guerra che mantiene vivo il ricordo di
quanti – accorsi da tutte le parti d’Italia con la speranza di completare il
processo di unificazione del Paese – persero la vita nella valle dell’Isonzo
e durante l’intero conflitto mondiale.
Ma la storia d’Italia, per fortuna, non è soltanto la storia dei suoi
caduti. E’ la storia di un popolo di artisti e inventori, mercanti e
poeti, una storia positiva ricca anche di momenti felici. Come ha
scritto giustamente lo storico Ernesto Galli della Loggia, rispondendo alla
lettera di un giovane leghista, non può essere dimenticato «quello che in
150 anni gli italiani hanno fatto dipingendo, progettando edifici e città,
girando film, scrivendo libri».
E a proposito di film, chi volesse recarsi a Gorizia ha ancora pochi giorni
per apprezzare una ricca selezione di abiti prodotti dalla Sartoria Tirelli
ed esposti dal 29 aprile al 6 settembre presso Palazzo Attems Petzenstein.
“L’atelier degli Oscar. I costumi della sartoria Tirelli per il grande
cinema” – questo il nome della mostra promossa dalla Provincia di Gorizia e
curata da Raffaella Sgubin con la collaborazione di Dino Trappetti e Flora
Brancatella - attraverso un suggestivo percorso espositivo ripropone alcuni
abiti dalla sartoria, nata nel 1964, prodotti per i più grandi registi.
Indimenticabili quelli disegnati da Piero Tosi per le migliori pellicole di
uno dei più grandi registi italiani di tutti i tempi, Luchino Visconti, ma
della selezione fanno parte gli abiti che hanno segnato la storia di tutto
il grande cinema: Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Ermanno Olmi e
Franco Zeffirelli ma anche Milos Forman, Martin Scorsese, Sofia Coppola e
tanti altri.
Un’eccellenza italiana, dunque. Una delle tante che mettono in luce
l’importanza dell’Italia nel mondo e di fronte all’eccellenza qualsiasi
polemica è destinata a crollare come un castello di carte al primo colpo di
vento. O come il corpo del protagonista di “Morte a Venezia” alla vista
della bellezza incarnata dal giovane Tadzio.
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