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Lavorando in reparti di Oncologia
medica capita spesso di vedere pazienti affetti da linfedema post
mastectomia. L’arto gonfio può rappresentare una vera e propria disabilità
in quanto limita i movimenti e non permette di svolgere le abitudini
quotidiane con la stessa disinvoltura di sempre. La donna affetta da
linfedema, oltre ad essere preoccupata per la differenza di volume tra i due
arti, è infastidita più per l’aspetto estetico che per la sintomatologia,
più per l’edema alla mano, che per quello dell’intero braccio in quanto
quest’ultimo può essere nascosto dalle maniche lunghe.
Ma che cos’è il linfedema? E’ un deposito di liquido extracellulare che si
localizza, di solito, in un arto. La patologia tumorale della mammella e la
conseguente terapia chirurgica e/o radiante è la causa dell’ingrossamento
del braccio dovuto al ristagno di acqua e proteine.
Preciso che non è l’intervento al seno a causare il linfedema, ma
l’asportazione dei linfonodi ascellari; a causa della rimozione di questi
ultimi, risulta più difficile fronteggiare una eventuale infezione che può
verificarsi anche molti anni dopo l’intervento chirurgico.
La tecnica del linfonodo sentinella ha ridotto notevolmente la comparsa del
linfedema. I segni premonitori di questa patologia (presenti soprattutto la
sera o dopo un'attività lavorativa particolarmente pesante) sono: senso di
pesantezza o di affaticamento del braccio e leggero gonfiore di braccio,
mano, dita, collo, torace. Come si può prevenire il linfedema? Bisogna
sempre ricordarsi di non affaticare troppo il braccio, evitare movimenti
energici e ripetitivi, sollevare o portare borse o sacchetti pesanti dalla
parte operata, non indossare vestiti o gioielli che possano stringere o
comprimere il braccio o le dita, depilare l’ascella con il rasoio elettrico
per non provocare lesioni che potrebbero provocare infezioni, non esporsi al
sole diretto o a fonti di calore troppo elevato come sauna, doccia o bagno
troppo caldo, non fare sport “fai da te” e mantenere il peso ideale.
Le terapie più efficaci per combattere l’insorgenza del braccio gonfio sono
quelle decongestionanti come il drenaggio linfatico manuale (DLM), la
pressoterapia pneumatica e il bendaggio compressivo. Il massaggio classico
non ha effetto di drenaggio, invece il DLM è un massaggio che sposta il
carico idrico interstiziale e produce una distensione dei tessuti con
effetto calmante ottenendo quindi una rigenerazione completa e immediata
accompagnata da una riduzione duratura dell’edema. Il DLM, oltre alla
pressoterapia meccanica, è la cura più usata ed efficace nel ripristinare
uno scarico adeguato della linfa che ristagna nell’arto coinvolto,
permettendone una ben visibile diminuzione volumetrica, con conseguente
miglioramento funzionale ed estetico. La metodica del DLM ad indirizzo
medico chirurgico utilizza manovre di massaggio a bassa pressione che,
attraverso la compressione e trazione della cute, stimola la circolazione
linfatica, con conseguente miglioramento del microcircolo. Per ottenere dei
buoni risultati è indispensabile stimolare i vasi linfatici ripetutamente,
quindi il tempo di applicazione del linfodrenaggio deve essere
sufficientemente lungo (mediamente 1 ora). Alla fine della seduta, per
mantenere l’effetto, il DLM viene assistito dal bendaggio multistrato da
tenere per le 23 ore intercorrenti tra il trattamento eseguito ed il
successivo. La qualità di vita di colei che è affetta da questa patologia
dipende da una diagnosi precoce, dall’informazione e da una terapia il più
adeguata possibile alle sue esigenze. L’assenza di centri dedicati al
trattamento del linfedema, l’alto costo delle terapie e la loro durata “ad
vitam” rendono difficoltosi i risultati.
Il riconoscimento di questa patologia da parte della sanità consentirebbe di
alleviare la sofferenza dei pazienti, permettendo loro di essere seguiti da
personale specializzato in collaborazione con gli oncologi.
Il Policlinico di Palermo, per essere in linea con gli altri ospedali del
territorio italiano, dovrebbe organizzare una struttura di supporto ad hoc,
facendo diventare il reparto oncologico anche riabilitativo, immettendo
nella struttura personale qualitativamente preparato sia all’uso dei
macchinari (pressoterapia, massoterapia), sia al drenaggio linfatico
manuale.
Questo consentirebbe al paziente, segnalato il suo problema all’oncologo, di
essere inserito, ove possibile e compatibilmente con la propria patologia,
in un programma di DLM a lui consono.
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