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Vent’anni fa, nel 1989, vedeva la luce la legge sull’autonomia
universitaria. Al momento del suo varo le aspettative sulla sua introduzione
erano alte perché doveva essere lo strumento attraverso il quale si voleva
offrire agli Atenei l’opportunità di meglio adattarsi ai cambiamenti
economici e sociali di un mondo in rapido cambiamento.
Oggi, dopo quattro lustri di attività, possiamo dire che in gran parte
quell’opportunità è stata sottoutilizzata.
Una delle cose che doveva consentire questo strumento era, per fare un
esempio in linea coi tempi, il progressivo affrancamento dai finanziamenti
di provenienza ministeriale. Se, cioè, l’Università avesse correttamente
utilizzato l’autonomia conferitale, oggi avremmo una realtà universitaria
meno “ingessata” e più libera di agire seguendo le logiche del mercato e
quelle legate al proprio territorio.
Il ministro Gelmini, dal momento del suo insediamento, ha mostrato con i
fatti di volere “svezzare” l’Accademia nostrana. Dapprima, infatti, ha
cercato di invogliare i nostri Atenei a trasformarsi in Fondazioni;
successivamente, valutando le diverse realtà universitarie in base ai
criteri secondo i quali vengono internazionalmente classificati gli Atenei
del mondo.
Nel primo caso, si è avviata una vera e propria campagna interna di
disinformazione in cui è stato agitato come un vero e proprio spauracchio il
timore di essere “privatizzati”, di perdere lo “status” di impiegato
pubblico (con tutti i supposti vantaggi di appartenere a questo
macrosettore); nel secondo caso si sono attaccati i criteri in base ai quali
si è stilata una graduatoria e si sono ridistribuiti i finanziamenti
ministeriali in base a criteri di merito (premiando gli Atenei ritenuti
virtuosi e penalizzando gli altri).
Ovviamente le Università penalizzate da una riduzione dei finanziamenti si
sono lamentate pubblicamente per mezzo dei loro vertici istituzionali (i
rettori) sostenute in questo anche dai politici locali (i quali ci
dovrebbero spiegare perché in Parlamento votano in un modo e nelle piazze
criticano lo stesso voto con il quale hanno dato via libera ai provvedimenti
oggetto di critica); nessun “mea culpa” sui vent’anni allegramente buttati
al vento e sul progressivo mancato affrancamento dagli interventi pubblici,
sulla mancata “imprenditorialità” della propria classe dirigente.
Certamente i criteri con i quali è stata redatta questa prima graduatoria di
merito sono perfettibili e si potranno correggere, ma una cosa è certa: non
potranno essere stravolti e gli Atenei dovranno marciare nella direzione
indicata dal ministro.
Forse, negli anni, in tanti – anche per ignavia del Ministero – si sono
mossi nel convincimento che l’autonomia accordata all’Università permettesse
di avere carta bianca nella coltivazione “privatistica” dei propri orticelli
pubblici presentando poi il conto al Pantalone di turno forti del fatto che
il Ministero può imporre qualcosa agli Atenei solo per legge …
Be’, costoro (come, del resto, la maggior parte degli italici “bamboccioni”)
hanno fatto male i propri conti, perché – e il ministro l’ha fatto capire
chiaramente – lo Stato ha in mano uno strumento più valido di qualsiasi
legge o regolamento: il borsellino di mammà …
Università e Percentuali finanziamenti in più o in meno
1 Trento + 10,69
2 Politecnico di Torino + 5,22
3 Politecnico di Milano + 4,14
4 Bergamo + 2,82
5 Genova + 2,52
6 Milano - Bicocca + 2,51
7 Roma – Foro Italico + 2,35
8 Torino + 2,18
9 Udine + 1,95
10 Tuscia + 1,80
11 Milano + 1,69
12 Venezia + 1,65
13 Chieti + 1,50
14 Padova + 1,37
15 Insubria + 1,36
16 Bologna + 1,33
17 Roma – Tor Vergata + 1,28
18 Ferrara + 1,12
19 Calabria + 1,09
20 Modena – Reggio Emilia + 1,05
21 Politecnico delle Marche + 1,01
22 Pisa + 0,99
23 Piemonte Orientale + 0,79
24 Benevento + 0,75
25 Pavia + 0,33
26 Verona + 0,31
27 Politecnico di Bari + 0,26
28 Brescia - 0,39
29 Perugia - 0,56
30 Roma Tre - 0,79
31 Parma - 0,91
32 Mediterranea di Reggio Calabria - 1,06
32 Salerno - 1,06
34 Lecce - 1,16
35 IUAV di Venezia - 1,34
36 Catanzaro - 1,42
37 Napoli - 1,52
38 Catania - 1,60
39 Bari - 1,94
40 Partenope di Napoli - 2,03
41 Cagliari - 2,08
42 Roma La Sapienza - 2,11
43 Teramo - 2,17
44 Cassino - 2,21
45 Molise - 2,29
46 Camerino - 2,42
47 Orientale di Napoli - 2,50
48 Seconda Università di Napoli - 2,82
49 Basilicata - 2,90
50 Sassari - 2,95
51 Messina - 3,00
51 Palermo - 3,00
51 Foggia - 3,00
51 Macerata - 3,00
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