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La norma salva-"bacucchi" c’è
ancora, e lui subito ne approfitta. Perché Antonio Mario Tamburro sarà pure
un barone, ma non è uno sprovveduto. E perciò, in prossimità del suo
settantesimo compleanno – spegnerà le candeline il prossimo settembre – ha
chiesto di poter usufruire del biennio aggiuntivo per rimandare la festa del
pensionamento. A stipendio pieno, naturalmente, cioè 280.000 euro lordi per
i due anni. E l’argomento, come da prassi, è stato inserito all’Ordine del
Giorno della convocazione del Consiglio di Facoltà dello scorso primo
d’aprile
e riconfermato, con carattere d’urgenza,
nella seduta del Consiglio del
successivo 9 di aprile.
Ma non basta. Se Tamburro otterrà la proroga (fino a settembre del 2011) – e
non ne dubitiamo visto che è lui, di fatto, che decide – potrà correre alla
poltrona di rettore nelle elezioni dell’anno prossimo per sostituire
l’attuale rettore che poi è lui stesso. Così potrà rimanere al potere fino
al 2015, ovvero fino alla nuova scadenza del nuovo mandato di rettore del
nuovo rettore (non state a discutere troppo sul significato dell’aggettivo
“nuovo”, per piacere).
Dunque il Tamburro magnifico, che da un lato riduce i Dipartimenti
accorpandoli per risparmiare spese e chiede anche sacrifici per fare
quadrare i conti, dall’altro si adopera per assicurarsi un futuro degno (di
un barone), alla faccia delle politiche delle economie che professa
ufficialmente. E dire che, quando gli capita, parla di “grave impoverimento
del sistema universitario italiano”…
Intanto, sul fronte processuale, la professoressa Albina Colella, imputata
per concussione ed estorsione (rileggetevi i numerosi articoli che le
abbiamo dedicato nel corso degli anni) ha chiesto il trasferimento del suo
caso in altra sede. Motivo? La drastica riduzione dei testimoni a suo
favore, da 48 a 8: una cura dimagrante cha ha coinvolto anche la
testimonianza che avrebbe dovuto fornire l’ex Pm Luigi De Magistris. Lei
dice che si è trattato di un complotto ai suoi danni, come ha dichiarato a
“il Quotidiano”. E così il Tribunale di Potenza il 4 maggio scorso non ha
potuto fare altro che sospendere il dibattimento in attesa della decisione
della Corte di Cassazione.
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