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Funzionano davvero i codici etici?
In Sicilia potremo verificarlo prossimamente a Palermo, dove il rettore
dell’Ateneo Roberto Lagalla ha nominato una “Commissione” di sette “saggi”
di chiara fama (ma soprattutto, si spera, tutti di specchiata… trasparenza)
che dovrà predisporne uno anti-parentopoli.
Non sarà un compito facile,
vista la mole di lavoro su cui dovranno operare e che partirà dall’analisi
dei diversi casi di baronato accademico approdati sulla stampa locale,
nazionale e telematica attraverso denunce giornalistiche, inchieste,
proteste, micro e macrostorie di parentopoli palermitana di cui noi per
primi abbiamo ripetutamente scritto in questi anni e continuiamo a
scriverne. “Sono stati scelti alcuni nomi di esperienza e di prestigio che
fisseranno una griglia di regole serene ed obiettive – ha dichiarato alla
stampa locale il rettore – convinto come sono che la legalità, oltre che
insegnata, va praticata con atti concreti”.
Ma chi sono questi “saggi”? Due ex rettori dell’Ateneo, prima di tutto, che
personalmente conosciamo molto bene e della cui nomina non possiamo che
rallegrarci: Ignazio Melisenda Giambertoni e Antonino Gullotti, e poi l’ex
preside di Ingegneria Nicola Alberti, il giurista Matteo Marrone, ex preside
della Facoltà di Giurisprudenza, l’ex direttore del Dipartimento di Medicina
clinica Alberto Notarbartolo, lo storico Vincenzo D’Alessandro e infine
Epifania Giambalvo della Facoltà di Scienze della Formazione.
Le norme che verranno codificate dalla “Commissione di saggi” fatte di
regole e divieti, saranno applicate a tutti i casi che sono venuti alla luce
nell’ambito di ciascuna Facoltà.
L’iniziativa del rettore ha incontrato il favore dell’intero Senato
Accademico e del Consiglio di Amministrazione.
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