marzo-aprile 2009 numero 86/87

attualità
Mentre a Roma si discute, Sagunto cade
Il punto… sul punteruolo (rosso)

di  f. p.

nella foto:  Il punteruolo rosso

In Sicilia ormai è allarme rosso: rosso come il punteruolo che sta divorando tutte le palme, da Messina a Trapani, da Catania a Palermo. Qui, però, non tutte le palme sono accomunate da analogo, triste destino. Quelle di Villa Malfitano della famiglia Whitaker, oggi sede di rappresentanza della Regione, e quelle di Villa Tasca, dei conti d’Almerita, quelli del Regaleali – la splendida Villa tra i cui viali abbelliti da centinaia di palme, passeggiava Wagner – si salvano, per meglio dire, sono state salvate.

E questa è già una notizia bomba. L’altra notizia ancora più esplosiva è che a salvarle non sono stati i soloni della task force dell’Università di Palermo che da mesi e mesi discutono di provvedimenti e soluzioni risolutive, quando mai.
A salvarle è stato il signor Agostino Pizzuto, barbuto quarantunenne che di mestiere non fa il professore della Facoltà di Agraria di Palermo da cui sono stati tratti i nominativi della task force, bensì l’altrettanto nobile – forse di più, visto che quella Facoltà ha dato i natali alle più note baronie accademiche palermitane – mestiere di giardiniere.
E così, mentre agronomi, entomologi e ingegneri hanno avviato – monitorando con una sofisticata “stazione di rilevamento” un’area verde in viale delle Scienze – due progetti sperimentali di prevenzione e cura, finanziati dalla Regione siciliana con oltre mezzo milione di euro, il signor Pizzuto, insieme al conte Lucio Tasca d’Almerita, si è messo al lavoro e ha avuto la meglio sull’infestazione da punteruolo rosso. Con una spesa di soli 11 euro, quanto costa il medicinale in flacone che si chiama Chlorpyrifos e che è un insetticida organofosforico liquido ad ampio spettro. Basta un flacone per irrorare 20 palme.

“Mezzo litro di prodotto diluito in 100 litri d’acqua - ha spiegato Pizzuto a Felice Cavallaro, che l’ha intervistato per il Corriere della Sera - Poi, ogni tre mesi, un trattamento con ossido di cloruro di rame, sostanza volgarmente detta ‘pietra celeste’. Venti euro per dieci chili, ma bastano 200 grammi a pianta…”.

Certo, l’insetticida, come in genere tutti gli insettidici, è tossico e da maneggiare con cura (“Sono sostanze di terza classe, senza il disegnino del teschio, autorizzate dalla Asl” spega il giardiniere parlando del prodotto usato) – ma basta mettere il cartello “Chiuso, terreno avvelenato” per ventiquattro ore e tutto si risolve, come sanno anche i nipotini del conte Tasca che, dopo l’irrorazione, stanno lontani dalle piante per il tempo stabilito, in attesa di poter di nuovo correre tra quei magnifici viali.

A Villa Malfitano la situazione è analoga. Lì il segretario generale Maria Enza Carollo si è affidata all’esperienza di mastro Agostino che col suo semplicissimo medicamento “per poveri” ha già salvato dalla morte certa quasi duecento palme.

Finora sono state 12.000 in Sicilia le palme sterminate dal terribile coleottero.
Chissà che cosa ne hanno pensato dell’idea di Mastro Agostino Stefano Colazza, ordinario di Entomologia agraria e coordinatore scientifico del progetto “fito palmintro”; Gabriella Lo Verde, ricercatrice entomologa; Giuseppe Barbera, ordinario di Scienze arboree, Antonio Motisi, ordinario di Arboricoltura e Giuseppe Filardo, ordinario di Chimica industriale dell’Università di Palermo e tutto il resto della task force di Regione (che ha finanziato il progetto con 500 mila euro) e Forestale, che insieme ai precari e ai lavoratori socialmente utili stanno grondando sudore e sangue per vincere la guerra contro il punteruolo rosso! Chissà se si sono chiesti come mai il Rhynchophorus ferrugineus – questo il nome ufficiale del coleottero rosso – si sia fermato ai cancelli delle due Ville dopo aver infestato le palme di tutta la città e dell’intera Sicilia! “Dicono (quelli della task force, n.d.r.) che non c’è alternativa, che bisogna abbattere le palme malate” spiega mastro Agostino. Ma lui, fermo nella sua convinzione, continua ad irrorarle, attraverso piccoli tubicini che scorrono lungo i tronchi, flebo di vita per le “sue” piante in coma.

I soloni, comunque, a scanso di equivoci (leggasi pessime figure davanti al mondo e al confronto con un semplice giardiniere) hanno già messo le mani avanti. E Stefano Colazza, a nome della task force, ha precisato: “Diciamo no all’uso improprio di prodotti chimici, su grande scala. Non possiamo cospargere piante e città di prodotti inquinanti e nocivi”.
Le posizioni ufficiali della task force hanno sorpreso il segretario generale di Villa Malfitano, che ha precisato di aver avuto, prima di agire, tutte le autorizzazioni necessarie da parte della Asl 53 e il parere favorevole dei tecnici dell’Assessorato regionale alle Foreste.

Insomma, a Palermo la guerra al coleottero rosso rischia di trasformarsi in scontro politico-istituzionale. Intanto noi cittadini continuiamo ad assistere all’inesorabile morte di magnifiche palme e al risveglio di un’unica isola felice, quella voluta dal conte Tasca, dalla dottoressa Maria Enza Carollo e soprattutto da un umile giardiniere che non è un solone (né crediamo abbia mai avuto voglia di esserlo), ma che in fatto di disinfestazioni e terapie salva-vita delle palme ne sa più di cento pompose task force di esperti messe insieme.

 


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