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Intanto il master è stato sospeso
e ancora non si sa come andrà a finire.
La scuola di giornalismo dell’Università di Palermo – intitolata tre anni fa
con una pomposa
cerimonia d’inaugurazione al giornalista Mario Francese, morto per mano
mafiosa – ha avuto
inizio col piede sbagliato
e sta andando secondo le previsioni di chi sulla qualità di quel “prodotto”
non ci aveva scommesso nemmeno una lira. E cioè con lo stop al master,
appunto, intimato dall’Ordine dei Giornalisti, e con ispezioni alla scuola
che non hanno avuto gli esiti desiderati dall’Ateneo – ovvero marcia indietro da parte dell’O.d.G. e conseguente
riapertura dei corsi,
sospesi per standard bassi.
Insomma, gli ispettori hanno verificato la
mancanza dei
requisiti minimi per un’adeguata preparazione degli iscritti e il mancato
allineamento
del Laboratorio di Giornalismo, riconosciuto come scuola di formazione del
settore,
al nuovo “quadro di indirizzi”
varato dall’Ordine. In particolare, alla scuola era stato richiesto di
dotarsi di aule con
postazioni adeguate al numero degli iscritti, di locali idonei allo
svolgimento delle attività
teorico-pratiche e di un laboratorio radiotelevisivo. Ma in cento giorni –
questa la scadenza
data all’Ateneo dall’O.d.G. per uniformarsi agli standard e realizzare
quanto richiesto – l’unica
cosa che è stata fatta, secondo Enzo Iacopino, segretario nazionale
dell’Ordine, è stata l’installazione in alcuni computer di un programma di
impaginazione. E
questo dopo ben due
ispezioni.
La verifica dell'Ordine dei Giornalisti è stata fatta in ambito nazionale: lo stesso destino della
scuola Palermo è stato subìto da quelle di Firenze e di Potenza.
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