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Eran… venti, eran giovani e forti
e sono morti. Pace all’anima loro.
Aria nuova all’Università di Palermo, aria rinnovata dal nuovo rettore
Roberto Lagalla, che ha deciso di darci un taglio, come si dice, ma
letteralmente parlando.
“Abbiamo avviato la razionalizzazione dell’offerta didattica – ha spiegato
alla stampa locale Lagalla – verificando le dotazioni di docenti e di
strutture, ma anche lavorando a percorsi di studio basati su specifiche
competenze, sulle tradizioni formative e culturali e sulle esigenze del
territorio, nonché sui parametri di qualità previsti dal Ministero”.
I tagli interessano venti corsi di laurea su cento e quelli più clamorosi
riguardano le lauree triennali introdotte dalla riforma-Berlinguer, che dai
116 del 2007 scendono a 63: 53 in meno per decretare un fallimento. Le
lauree triennali, infatti, si sono rivelate dei bluff: non sono valide come
requisito posseduto nella maggior parte dei concorsi, non valgono
nell’insegnamento né per l’inserimento negli uffici giudiziari, per esempio,
che continuano a richiedere la tradizionale laurea quinquennale. Con l’unica
eccezione dell’ambito medico, dove le lauree triennali hanno costituito un
buon sbocco professionale, che ha aperto la strada a diverse occupazioni.
I corsi di laurea eliminati dal panorama accademico palermitano interessano
le sedi di Palermo, Trapani ed Agrigento, dove i 187 corsi complessivi (116
triennali e 68 specialistici) si riducono a 145: 63 triennali e 61
magistrali. Ma vediamoli in dettaglio gli interventi di riduzione. La
Facoltà più “tagliata” risulta essere Giurisprudenza, passata da sei corsi
ad uno (riduzione dell’83%). Seguono Scienze politiche, da 11 corsi a 6
(riduzione del 45%), Economia, prima 23 e ora 8 (riduzione del 38%).
Ingegneria passa da 37 a 25 (meno 32%), Scienze della Formazione da 22 a 16
(meno 27%). Scienze MM.FF.NN. ha una riduzione del 25% passando da 32 a 24
corsi; stessa percentuale di riduzione per Farmacia, che riduce i suoi 4
corsi a 3. Lettere e Filosofia scende da 23 a 21 corsi (meno 8,7%), mentre
rimangono 19 i corsi di laurea a Medicina e 8 quelli di Architettura.
Controtendenza la chiacchieratissima sede del baronato di Agraria, che da 7
corsi passa a 11 e Scienze motorie che ai due di prima ne aggiunge uno.
Il piano Lagalla regolamenta anche in merito ai requisiti di attivazione dei
corsi, che, a seconda del tipo di laurea, devono avere un minimo di iscritti
(10, 20, 36 o 50) per potere essere avviati.
Nel prossimo mese di aprile ciascuna Facoltà interessata ai tagli dovrà
comunicare quali corsi intende chiudere e quali mantenere, con un occhio,
naturalmente, alle risorse disponibili.
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