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Premiare i giovani, valorizzare il merito e gestire virtuosamente gli
Atenei: questi i principali ingredienti della ricetta del ministro Gelmini
per l’Università.
La legge – approvata a gennaio con 281 voti favorevoli, 196 contrari e 28
astenuti – intende riordinare l’intero sistema universitario, ma non ha
incontrato il favore di molti, fuori dalle stanze del governo: diversi
esponenti politici hanno storto il naso, a cominciare dal ministro
dell’Istruzione del governo ombra Mariapia Garavaglia, secondo la quale il
provvedimento “con le sue misure insufficienti e in alcuni casi anche
peggiorative, non riporterà a una situazione di normalità gli Atenei”. In
Sicilia le proteste politiche sono strettamente collegate all’idea
ministeriale di attingere risorse dal Fas, il Fondo per le aree
sottoutilizzate. Per l’esponente siciliano del Partito Democratico Sergio D’Antoni
“il governo Berlusconi continua a scippare risorse al Mezzogiorno, trattando
il Fas come un deposito da cui attingere a piacimento”. E ciò naturalmente
porterà anche a una sofferenza degli Atenei siciliani e – come sostenuto dal
deputato Arturo Iannaccone dell’Mpa – anche un maggiore divario tra livello
qualitativo delle Università del Nord e livello qualitativo delle Università
del Sud.
Sull’altro fronte, quello del sì, si sottolineano invece i lati positivi
della nuova legge e si focalizzano in particolare i provvedimenti tendenti a
una maggiore trasparenza nei concorsi, spina nel fianco dell’Accademia
italiana.
Ma che cosa cambierà secondo la normativa firmata Gelmini?
Le principali novità riguardano:
- le assunzioni: la legge blocca le assunzioni di nuovo personale degli
Atenei che risulteranno in deficit al 31 dicembre di ogni anno. Gli Atenei
indebitati saranno esclusi per il 2008-2009 dai fondi straordinari per il
reclutamento dei ricercatori. Gli Atenei virtuosi, invece, avranno lo
sblocco parziale del turn over, che dal 20% passa al 50%, ma ad una
condizione: che il 60% dei soldi venga destinato al reclutamento dei
giovani.
- i concorsi: cambiano le regole riguardo alla composizione delle
Commissioni di concorso sempre nell’occhio del ciclone. Per le selezioni dei
professori di prima e seconda fascia sono previste Commissioni costituite
“da un professore ordinario nominato dalla Facoltà che ha richiesto il bando
e da quattro professori ordinari sorteggiati in una lista di commissari
eletti tra i professori ordinari appartenenti al settore
scientifico-disciplinare oggetto del bando, in numero triplo rispetto al
numero dei commissari complessivamente necessari nella sessione… Sono
esclusi dal sorteggio relativo a ciascuna Commissione i professori che
appartengono all’Università che ha richiesto il bando”.
Per le selezioni dei ricercatori le Commissioni saranno costituite “da un
professore ordinario o da un professore associato nominato dalla Facoltà che
ha richiesto il bando e da due professori ordinari sorteggiati in una lista
di commissari eletti tra i professori ordinari appartenenti al settore
disciplinare oggetto del bando, in numero triplo rispetto al numero dei
commissari complessivamente necessari nella sessione”. Anche per i
ricercatori “sono esclusi dal sorteggio relativo a ciascuna Commissione i
professori che appartengono all’Università che ha richiesto il bando”.
- i premi: almeno il 7% del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) già da
quest’anno sarà distribuito agli Atenei virtuosi per migliorare
ulteriormente la qualità della loro offerta didattica e la loro attività di
ricerca.
- i bilanci: le Università dovranno predisporre i bilanci all’insegna
dell’assoluta trasparenza, comunicando ai loro studenti come hanno speso o
spenderanno i fondi pubblici. La nuova normativa in materia di trasparenza
di bilanci prevede anche la pubblicazione dei risultati delle attività e dei
finanziamenti ottenuti sia da soggetti pubblici, sia da soggetti privati.
- il diritto allo studio: verrà potenziato il fondo. Previsti, infatti, 65
milioni per nuovi alloggi e 135 milioni per borse di studio da destinare
agli studenti più meritevoli.
- le norme anti-docenti fannulloni: ci penserà l’Anagrafe nazionale dei
professori ordinari, degli associati e dei ricercatori, secondo il
decreto-Gelmini, a monitorare annualmente l’attività di ricerca e la
produzione scientifica di ogni docente il quale, per ottenere gli scatti
biennali di stipendio, dovrà dimostrare di aver pubblicato. Se per due anni
non ci sarà traccia di pubblicazioni gli verrà dimezzato lo scatto
stipendiale e sarà “punito” con il divieto di partecipazione alle
Commissioni di concorso. Se il docente non pubblica per tre anni resta
escluso anche dai bandi Prin (Programmi di ricerca di rilevante interesse
nazionale).
- il rientro dei cervelli: gli Atenei potranno coprire i posti di ordinario,
di associato e di ricercatore richiamando le figure professionali occorrenti
dall’Estero. Potranno anche reclutare studiosi di chiara fama.
Non è il massimo, ma è già qualcosa. A proposito di finanziamenti, per
esempio, non sarebbe stato sbagliato, a nostro avviso, permettere al
cittadino di destinare la quota dell’otto per mille, secondo una scelta più
laica, all’Università che egli intendesse eventualmente finanziare.
Quanto alle nuove norme concorsuali, a noi non piace la presenza, nelle
Commissioni, di professori della Facoltà che ha richiesto il bando, presenza
che potrebbe facilitare gli inciuci di sempre, pur con nuove regole: per
rendere più difficile (purtroppo non impossibile, nemmeno così) la vita ai
baroni accademici, abituati a gestire i loro orticelli in barba a leggi
vecchie, nuove e rinnovate, e a perseguire i loro tornaconti sempre e
comunque, avremmo preferito solo commissari nazionali, oppure – meglio
ancora – la presenza di docenti stranieri, anche se ci rendiamo conto che la
scelta sarebbe troppo onerosa, in questo caso. E quanto alla valutazione dei
titoli, vero è che verranno utilizzati parametri riconosciuti anche in
ambito internazionale, ma ci sarebbe piaciuto che il giudizio sulla
produzione scientifica dei candidati fosse stato affidato a dei Panel di
valutazione con presenza di docenti stranieri a garanzia di trasparenza e di
indipendenza di giudizio.
Ma tant’è. Accettiamo quello che passa il convento ministeriale, e… che Dio,
o chi per lui, ce la mandi buona.
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