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Ne abbiamo parlato abbondantemente
in passato, fino a pubblicare uno studio sulle parentele accademiche in due
esempi siciliani: le Facoltà di Agraria di Palermo e di Catania. L’articolo
si intitolava “Facoltà formato famiglia” (titolo più volte ripreso, senza
grande originalità, da altri giornali, come il Corriere Adriatico dello
scorso 11 dicembre) e al suo interno erano linkabili le
due dettagliate tabelle dello studio con tanto di nomi e cognomi e numero di
parenti presenti nelle Facoltà.
Quell’articolo con le sue tabelle ha costituito una pietra miliare per molte
blasonate testate giornalistiche nazionali (spesso veniamo contattati
da autorevoli firme in qualità di “esperti” della materia!), un punto di
riferimento, una fonte più che attendibile (chi ha realizzato le tabelle
gode di incondizionata stima) in materia di malauniversità siciliana (parentopoli
è solo un suo aspetto, non è l’unico).
I dati sulla Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo,
in particolare, riteniamo siano stati di grande utilità anche ai fini di
un’inchiesta per “la Repubblica” condotta da Attilio Bolzoni ed Emanuele
Lauria; ci fa piacere, naturalmente, anche se
questo tema, purtroppo sempre
“in divenire”, rischia di rendere obsoleti articoli e tabelle.
In realtà di parentopoli si è parlato troppo e si è straparlato, qualche
volta. Di parentopoli all’Università di Palermo altrettanto: scriverne è
diventato persino à la page.
Noi in genere fuggiamo le mode e perciò non inseguiamo nuove parentele
accademiche palermitane, che sinceramente ci sono venute a noia. Vi
rimandiamo però con piacere alla meritoria
inchiesta
di Bolzoni e Lauria,
sperando che le cento famiglie che – secondo l’inchiesta – si spartirebbero
l’Ateneo palermitano possano costituire un punto di partenza per un’onesta
riflessione e per un forte e corale desiderio di cambiamento.
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