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“L’adozione di un piano
programmatico che preveda le linee guida di riforma dell’Università e della
ricerca”, che sono, secondo il ministro del Miur, “infrastrutture
strategiche del Paese”.
E’ questo il progetto di Mariastella Gelmini alla vigilia del nuovo anno
accademico.
E per svilupparlo ha chiesto soccorso alla Conferenza dei rettori delle
Università italiane e al Comitato universitario nazionale, ovvero ai due
Organi di vertice dell’Accademia italiana, per invitarli a riflettere sui
temi che potrebbero essere oggetto di riforma del sistema (per la verità ben
noti già da tempo).
La Crui ha obbedito ponendo l’argomento all’ordine del giorno, discusso però
dopo un altro argomento, per i rettori italiani molto più scottante: i tagli
di fondi imposti dalla Finanziaria, a causa dei quali sono a rischio pure
gli stipendi del personale. “In assenza di provvedimenti adeguati – hanno
detto - ai rettori non resterà che trarre le uniche conseguenze possibili e
coerenti con le loro responsabilità di fronte ai rispettivi Atenei e al
Paese”.
Una minaccia? Di più: un progetto. Che si tradurrebbe in dimissioni
in massa (permetteteci di dubitare, n.d.r.), blocco della didattica, ricorsi alla
Magistratura.
Fino a quando in Italia continuerà a credersi che le ritorsioni giovano allo
sviluppo del Paese?
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