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Sicuramente l’avrete letto, ma ci
sembra utile riproporvelo perché l’argomento, in un certo senso,
ci appartiene e perché, quando si parla di privilegi baronali, oggi non si
pensa più, come in epoca
feudale, alla possibilità di essere giudicati da una giuria di propri pari,
o di poter amministrare
giustizia nei propri feudi in nome del re (allo “ius primae noctis”, pur
rivisitato, si pensa
ancora, viste certe forche caudine accademiche che senza “merce di scambio”
non rilasciano alcun
lasciapassare nemmeno per l’esame più inutile del più inutile piano di studi
universitario): oggi i
baroni sono quelli accademici e i privilegi quelli di cui essi allegramente
godono.
Uno dei più significativi: guadagnare anche diecimila euro al mese per poco
più di tre ore al giorno
di lavoro, come risulta sul Conto annuale del personale della Ragioneria
Generale dello Stato.
A mettere le mani in tasca ai baroni, soprattutto ai rettori delle
Università italiane, ci ha pensato
lo scorso 21 luglio “il Giornale” –
“Baroni? Di nome e di reddito,
portafogli gonfi per i capi degli
Atenei” –
e prima ancora, il 26 maggio, dopo la pubblicazione dei dati della
Ragioneria sulla Gazzetta
Ufficiale, un articolo di approfondimento di Gianni Trovati su “Il Sole
24Ore”, che –
come ci ha raccontato “il Giornale” –
ha fatto scalpore e scatenato i docenti, i quali – carta e penna alla mano –
“hanno affidato il loro
sdegno a un documento redatto dalla professoressa Lilla Maria Crisafulli,
docente di Storia e
Lingua inglese a Bologna”, sul quale si legge che “in realtà non
basterebbero neppure le 24 ore
giornaliere per tener testa a quello che la coscienza del docente e
l’immaginazione e curiosità
del ricercatore che è in ognuno di noi ci spingono a fare, per l’evoluzione
scientifica dei nostri
studenti e l’aggiornamento delle conoscenze nei nostri settori
disciplinari”.
Sdegni, reazioni di sconcerto e proteste a parte, la realtà parla chiaro:
per i professori a tempo
pieno il carico di lavoro è di sole 350 ore l’anno a fronte di stipendi da
Paperon
de’ Paperoni. (Un esempio? I 166 mila euro l’anno percepiti da Marcello
Fontanesi, rettore
dell’Università di Milano Bicocca).
E loro minacciano lo sciopero contro una Finanziaria che vorrebbe limitargli
gli scatti di anzianità…
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