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Il Tar del Lazio ha annullato
tutta la procedura concorsuale relativa ai test di ammissione alle Facoltà
di Medicina e Chirurgia,
a partire dalla Commissione di esperti che ha predisposto i quiz, la quale è
stata anche stigmatizzata per aver distrutto i
documenti cartacei di formulazione dei test e per non aver redatto alcun
verbale, violando così le regole minime di trasparenza
che ogni Pubblica Amministrazione è tenuta a osservare, specie nei pubblici
concorsi.
La decisione, ripresa anche da una nota del Codacons, era da tempo nell’aria
perché alcuni degli ottanta quesiti, erano stati
preparati in maniera superficiale.
In particolare, secondo i giudici del Tar - presidente Saverio Corasaniti,
relatore Luciano Calveri - i quesiti numero 71 e 79,
per i quali erano previste più risposte esatte, non potevano portare
all'annullamento delle risposte, che non ha tenuto in alcuna
considerazione la circostanza che i candidati cui era stato assegnato un
tempo massimo per le soluzioni, si erano dovuti
cimentare con due quesiti con più risposte esatte, circostanza, questa, che
ha disorientato i candidati,
i quali avevano confidato sulla regola concorsuale per cui per ogni quesito
ci sarebbe stata una sola risposta esatta.
Quanto ai quesiti n. 27, 29, 30, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 41, 43, 44 e 52, il
Tar ha dichiarato illegittimo il comportamento
dell'Amministrazione.
Per il quesito n. 5 ha osservato che “deborda dai limiti della logica pura”.
Il quesito n. 14 aveva invece nella risposta “corretta” fornita dalla
Commissione che aveva predisposto domande e risposte esatte
un accento in più: “unità” invece di “unita”.
Il quesito riguardava un
motto dell’Unione Europea, che per il Tar sarebbe dovuto essere “Unita nella
Diversità” e che per la Commissione era diventato
“Unità nella Diversità”. “L’aggiunta anche di un solo accento non è
circostanza trascurabile” hanno commentato i giudici.
Altro flop intorno al quesito numero 33 sul significato del termine
“apocrifo”: la risposta indicata come esatta e cioè “falso”,
secondo il Tar non è corretta.
Bollare come “falso” un vangelo apocrifo è sbagliato - sostiene il Tar - un
“documento apocrifo”, come riferisce la terza sezione
bis del Tribunale Amministrativo di Roma (sentenza n. 5986 depositata il 18
giugno), può contenere “affermazioni vere, e
comunque non è neppure falso sotto il profilo del confezionamento materiale,
bensì oggetto di una scorretta attribuzione”.
Insomma, un disastro completo per l’Associazione Consulcesi, che rappresenta
oltre 20.000 medici e che da anni è impegnata in
battaglie legali in difesa della categoria. “Da settembre – scrive
l’Associazione - regnerà il caos totale perché ai test di
ammissione per l’Anno Accademico 2008/2009 si aggiungeranno le ripetizioni
di quelli del 2007/2008 e agli studenti che avevano
superato le prove di ammissione lo scorso anno e che oggi frequentano
regolarmente, dovranno essere annullate le rispettive
iscrizioni”.
Consulcesi ha chiesto una moratoria ed è stato già presentato un Disegno di
legge in Senato per cercare di salvare il salvabile.
Il Ministero potrebbe chiedere al Consiglio di Stato di correggere la
decisione del Tar, ma le motivazioni esposte dai giudici
in 22 pagine di approfondimento difficilmente potranno essere intaccate in
appello.
Sotto accusa è finita anche l’Avvocatura dello Stato che, con un apposito
parere, aveva consentito l’annullamento di due quesiti
già posti l’anno prima.
Altro elemento chiave è l’assenza di verbalizzazione delle attività svolte
dalla Commissione. I giudici sono arrivati a
dichiarare l’inesistenza di quell’attività: un “vizio strutturale” che
colpisce tutti gli 80 quesiti.
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