maggio 2008 numero 77

attualità
Cavoli amari (per i soccombenti)
Il Tar del Lazio accoglie un ricorso e annulla tutti gli atti impugnati.
Dopo diciotto anni di attesa
 

di  Francesca Patanè

La sentenza è chiara: il Tar del Lazio accoglie il ricorso e annulla tutti gli atti impugnati dal ricorrente (a cui devono rifondersi anche le spese di giudizio).
Tutto il resto è filosofia (con tutto il rispetto).

Il professore Giorgio Chinnici quella sentenza l’ha aspettata diciotto anni.
Ora lui ha vinto e la sua controparte – quattro docenti, tra cui una dell’Università di Palermo – hanno sessanta giorni di tempo per ricorrere al Consiglio di Stato, supposto che vogliano farlo.

La storia. Nel 1989 il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica bandisce per l’Università di Palermo un concorso a quattro posti di professore ordinario di “Statistica sociale”.
Chinnici, all’epoca docente associato e autore di diverse pubblicazioni, presenta domanda.
Come lui si candidano a partecipare anche tre associati non in servizio a Palermo – Pierantonio Bellini, Giuseppe Puggioni e Marisa Civardi – e una ricercatrice dell’Ateneo palermitano, Vincenza Capursi.
Chinnici viene escluso (“Come me altri miei venticinque colleghi, anche loro tagliati fuori” precisa il professore alla stampa).

I quattro vincono. Chinnici fa ricorso, chiede l’annullamento del concorso e l’ottiene. Il Ministero sostituisce due dei componenti della Commissione giudicatrice e ribandisce il concorso.
I quattro vincono ancora. Chinnici grida allo scandalo, sostiene che della Commissione non due componenti si sarebbero dovuti sostituire, ma tre, compreso quel prof. Franco Vaccina che lui nel ’91 aveva denunciato per abuso d’ufficio e che il Gip di Palermo aveva rinviato a giudizio.

Chinnici di nuovo avanza ricorso e di nuovo il Tribunale gli dà ragione. “Il ricorso – si legge a pagina 7 della sentenza del Tar - è meritevole d’accoglimento, dovendosi condividere il motivo di censura,… con il quale l’istante deduce l’illegittimità della composizione della Commissione giudicatrice dato che nei confronti di uno dei suoi componenti, che il ricorrente aveva denunciato all’autorità giudiziaria, era stata avanzata… una richiesta di rinvio a giudizio al Gip”.

Una bella soddisfazione per il professore palermitano - criminologo, consulente della Commissione nazionale antimafia e presidente del Consiglio comunale di Palermo dal ’93 al ’97, nell’era del sindaco Orlando - da tempo in pensione per nausea da sistema (“Non c’è peggiore ingiustizia di una giustizia che arriva con ritardo, tant’è vero che sette anni fa ho deciso di lasciare l’Università” dice oggi il docente), a cui andranno anche – su decisione del Tar - 2.500 euro di risarcimento per le spese di giudizio, tutti a carico dell’Amministrazione; per i quattro docenti da retrocedere (da professori ordinari a professori associati, tranne la ex professoressa palermitana Capursi, che da professore ordinario tornerà di nuovo semplice ricercatrice senza il tanto ambito titolo di “prof”) una prevedibile reazione a colpi di carta bollata.

Uno di loro ha pure azzardato pubbliche precisazioni argomentando intorno all’interesse del ricorrente strettamente legato al solo risarcimento del danno e non anche alla ripetizione del concorso: un’interpretazione, questa, doppiamente personale della sentenza del Tar che – punto primo - non si limita solo a imporre il risarcimento per le spese di giudizio – questo è l’aspetto meno significativo della sentenza – ma annulla tutti gli atti impugnati dal ricorrente (leggasi i provvedimenti di nomina dei vincitori) e – punto secondo – non fa alcun cenno a una ripetizione del concorso che dunque, non essendo né nelle nove pagine della sentenza e neanche nell’interesse del pensionato Chinnici, si trova solo nelle precisazioni a mezzo stampa di uno dei quattro docenti “impugnati”.

E l'ex-professoressa Capursi? Trinceratasi dietro comprensibili, laconici, nonché pubblici “no comment”, continua intanto all’Università di Palermo l'attività di docente e responsabile di Ateneo per il progetto CampusOne e, in qualità di professore ordinario, in giro per l’Italia partecipa a Commissioni di concorso per sfornare altri professori ordinari che, come lei, dovranno retrocedere – salvo le italiche sanatorie dell’ultima ora – perché principio elementare della giurisprudenza vuole che, se un atto è inficiato nella sua validità, a caduta sono inficiati tutti gli atti che da esso derivano, come anche il direttore generale dell’Università Antonello Masia ci confermò (se mai ci fosse servita una conferma) in una intervista rilasciataci in esclusiva per questo giornale (“Se un atto è nullo o illegittimo, trascina tutto, a caduta…”).

Finirà ancora una volta a tarallucci e vino? Forse.
Noi nel frattempo prepariamo il vino, ai tarallucci pensateci voi.


 


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