febbraio 2008 numero 74

attualità
Pronti per il riciclo: fine… ecologica per i libri di Agraria dell’Università di Palermo
Nei cassonetti dell’immondizia (e anche fuori) libri, tesi e atti di convegni

 

di  Francesca Patanè

nella foto: I libri nell’immondizia, davanti alla Facoltà di Agraria

Il popolo palermitano ha tanti pregi e pochi difetti (premessa indispensabile per salvare la pelle).
Tra i pochi difetti ce n’è uno, retaggio di antiche supremazie regali: non ama essere secondo a nessuno. Da qui le secolari rivalità con quello catanese, che invece ha tanti difetti e pochi pregi (no problem, giochiamo in casa). Tra questi, quello di essere modesto, leggasi cosciente della sua supremazia tanto da non doverlo ostentare con nessuno, tanto meno col popolo palermitano (ora, innanzi tutto, dovremo sedare le risse in famiglia, notoriamente di sangue misto).

Sicché – per tornare al popolo palermitano – quando ha saputo della “monnezza” che ha fatto salire agli onori della cronaca nazionale e internazionale il popolo napoletano, apriti cielo. E’ entrato subito in crisi. Essere secondo anche a lui? Non sia mai. Anzi, per dimostrare che noi “possiamo” di più , non solo gliela facciamo vedere, ma gliela serviamo pure a denominazione di origine controllata: la nostra monnezza istruita è, ha fatto le scuole dell’obbligo e si è iscritta pure all’Università. Ateneo di Palermo, naturalmente, zona Facoltà di Agraria (e dove, se no, visto che, in quanto monnezza, è di interesse ecologico?).

E questo chiamatelo antefatto, se volete (oppure elucubrazioni paranoiche di derivazione catanese, non ci offendiamo).

Il fatto, invece, ce l’ha raccontato in parole e immagini un nostro lettore, studente dell’Ateneo, con una e-mail molto istruttiva datata 1 febbraio 2008.

Alla Cittadella Universitaria di viale delle Scienze “centinaia di libri, tesi di laurea, atti di convegni” quel giorno erano accatastati “l’uno sopra l’altro”; “alcuni abbandonati sul selciato catramoso, altri inghiottiti dal ventre dei bidoni della spazzatura”. Dove? Un po’ più in là dell’ingresso principale, davanti al Dipartimento di Economia, Ingegneria e Tecnologie agrarie, “a pochi passi dalle affollatissime, in questi giorni più che mai, segreterie generali”.
Abbandonati in balia dei passanti che, siccome ccà nisciuno è fesso, tanto per restare a Napoli, hanno raccolto quella manna dal cielo per motivi di studio (forse), scopiazzamento di tesi (con maggiore probabilità).

Libri usa, getta, e ri-usa grazie alla generosità di chi ha interpretato in questo modo l’usanza tutta americana del "Bookcrossing", quella “… serie di iniziative volontarie, e completamente gratuite - scrive il nostro lettore - organizzate a livello mondiale, che legano la passione per la lettura, per i libri, alla passione per la condivisione delle risorse e dei saperi” e che consiste nel lasciare i libri “… nell'ambiente naturale, compreso quello urbano, ‘into the wild’, affinché possano essere ritrovati e quindi letti da altre persone”.

Chi li ha gettati nell'immondizia i libri e le tesi del Dipartimento di Agraria? Perché l'ha fatto?
Il fenomeno del BookCrossing, scrive ancora il nostro lettore, "prevede che il libro debba essere prima registrato sul sito web: con la registrazione, che si effettua inserendo i dati principali (autore, titolo ecc..), si ottiene infatti il BCID, il codice identificativo unico. Il BCID viene riportato sul libro stesso, unitamente ad altre informazioni finalizzate a far capire al futuro lettore l'iniziativa e le ‘regole del gioco’”.

Avranno gli estimatori del Cassonetto della Cittadella Universitaria palermitana provveduto a questa piccola incombenza? O piuttosto si sono preoccupati solo del… riciclo ecologico per liberare scaffali, armadi, librerie e cassetti da pubblicazioni ritenute evidentemente di non necessaria archiviazione? E se anche così fosse – cioè se si fosse trattato di libri, tesi e atti di convegni poco consultati e dunque inutilmente ingombranti a fronte delle continue e pressanti esigenze di spazio di ogni biblioteca – davvero si è considerato “ambiente naturale” per tutto quel ben di dio il cassonetto della spazzatura?

Dubbi, ipotesi e perplessità a parte, vorremmo che qualcuno della Cittadella Universitaria dell'Ateneo palermitano zona Dipartimento di Economia, Ingegneria e Tecnologie agrarie, ci dicesse che cos’è realmente accaduto quel giorno, se in futuro dobbiamo aspettarci ancora questo BookCrossing casereccio (se non altro per farci trovare nei pressi coi sacchi della spesa) e come giustificare agli occhi del mondo questa ennesima storia di (sebbene micro) malauniversità locale.



 


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