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“Gli abusi del potere generano le rivoluzioni…”.
Klemens von Metternich
Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nell’86, senatrice a vita
dal 2001, socia dell'Accademia dei Lincei per le Scienze fisiche.
A lei oltre 600 precari della ricerca, a nome loro e degli oltre 60.000
esistenti, hanno chiesto solidarietà nella battaglia che da anni combattono
per la stabilizzazione.
“Chi è precario della ricerca… - si legge sulla
lettera aperta
pervenutaci in redazione - non è libero. Deve accettare compromessi di ogni
tipo, pena il mancato rinnovo del contratto, deve accettare di ritirare i
propri titoli da un concorso per favorire l’assunzione di un predestinato,
deve accettare di vedere pubblicati i suoi dati senza che il suo nome
compaia fra i coautori”.
Una condizione – quella descritta così lucidamente dai firmatari - che
certamente non contribuisce alla serenità di pensiero
di chi quotidianamente è costretto a tollerare questi abusi e che invece è
indispensabile presupposto di ogni buona ricerca.
Una condizione che richiama un tema ormai tanto comune da rischiare di
essere considerato “normale” e che ancora una volta si chiama “malauniversità”.
Che tutto può essere, tranne che “normale”.
Normalizzare la corruzione significa accettarne la cronicità, prendere atto
di una malattia e non sforzarsi di debellarla.
La malauniversità è il cancro della vita sociale e culturale italiana, che
però, diversamente dal cancro reale, non può essere “guarito” mediante
farmaci che lo cronicizzano, né trattato con terapie palliative - interventi
di facciata buoni solo a nasconderne i sintomi – fino all’avvenuto decesso.
Con tutto il rispetto per i malati che di cancro continuano a morire – molti
ancora, purtroppo e nonostante lo sforzo anche dei tanti precari della
ricerca - qui a tirare le cuoia sarà un’intera Nazione.
E allora sì che avrebbe ragione il buon Metternich a proposito della
semplice espressione geografica...
I ricercatori precari che volessero sottoscrivere la lettera aperta alla
senatrice Montalcini potranno inviare un’e-mail a: rita.clementi@gmail.com,
indicando nome, cognome e sede universitaria in cui prestano servizio
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