diretto da Francesca Patanè |
settembre 2007 numero 69 | ||||
Quando si dice la combinazione |
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di Francesca Patanè |
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Giovedì 26 luglio, come probabilmente avrete letto sull’aggiornamento dello
scorso numero, cioè sulla data che ogni mese in basso a destra dell’home page di
questo giornale indica l’esatto giorno di pubblicazione, abbiamo messo in linea
l’ultimo numero di “Ateneo Palermitano” prima della pausa estiva. Sull’edizione di venerdì 27 luglio, ovvero (per i più distratti) il giorno successivo alla messa in linea di “Ateneo Palermitano”, il Giornale di Sicilia, quotidiano di Palermo, pubblica a pagina 27 un articolo a tre colonne. Titolo: “Appello del rettore: più controlli contro i randagi”. Occhiello: “Cani nella Cittadella. Silvestri scrive al sindaco: serve un team di veterinari”.
Il Giornale di Sicilia ha cominciato a occuparsi del problema dei cani randagi
all’Università di Palermo (non dei cani randagi come emergenza generale, di cui
più volte in passato si è interessato) nell’ottobre del 2004, con la
“breve” di
pag. 36,
Tuttavia era da un po’ che non ne parlava.
Non entro nel merito della disponibilità totale e assoluta della stampa locale
nei confronti delle esigenze “politiche” dei maggiorenti della città – la linea
editoriale del Giornale di Sicilia non mi interessa e non mi compete – ma, se
davvero non volessimo credere alle coincidenze, avrei, questo sì, preferito che
il Magnifico Silvestri, avendo letto il nostro articolo del 26 luglio, piuttosto
che risponderci “per interposta persona”, si fosse messo in contatto con la
nostra redazione: avremmo volentieri ospitato un suo intervento, specie se
diretta conseguenza delle nostre sollecitazioni ad agire. Premesso ciò (e auspicando che la prossima volta il Magnifico palermitano metta da parte il telefono senza fili di scolastica memoria e in tempi di Internet ci scriva almeno una e-mail), mi permetto democraticamente di entrare nel merito della Magnifica iniziativa. Punto primo (premessa). Non so se gli studenti e i docenti e tutti coloro che frequentano quelle zone a rischio più o meno quotidianamente la pensano alla stessa maniera, ma io sinceramente sono stanca di assistere allo scaricabarile a cui da anni siamo costretti ad assistere: appena si tira fuori l’argomento, piuttosto che trovare soluzioni concrete e definitive per risolvere il problema (dunque non interventi buoni solo per il contingente come il furgoncino dell’accalappiacani comunale chiamato in genere dal rettore più o meno dopo ogni aggressione), comincia il valzer delle competenze e delle responsabilità: il rettore scarica sul sindaco e il sindaco scarica sul rettore. Personalmente ritengo – più volte l’ho scritto - che il problema dei cani al Policlinico e alla Cittadella di viale delle Scienze dell’Università di Palermo sia di esclusivo interesse del rettore, essendo le due zone, peraltro regolarmente recintate e con tanto di cancelli e guardiole, proprietà privata dell’Ateneo. Come d’altra parte mi è stato confermato anche dai competenti Uffici del Comune, il quale – lo scriviamo ancora una volta - è vero che deve rispondere, come all’occorrenza fa, alle chiamate di pronto intervento con il servizio dell’accalappiacani, che è un servizio comunale, ma non ha titolo per la soluzione definitiva del problema. Pertanto sarebbe il caso che il Magnifico Silvestri, piuttosto che scrivere al sindaco sollecitandolo a intervenire con bizzarre soluzioni come quella prontamente pubblicata dal Giornale di Sicilia lo scorso 27 luglio (ne parliamo tra un po’), si ripassasse l’elenco delle proprietà private dell’Ateneo che guida ormai da tanti anni (ma in tutto questo tempo non l’ha ancora fatto?) e cominciasse ad assumersi quelle responsabilità che in quanto rettore gli competono.
E passiamo ora - punto secondo - alla soluzione bizzarra di cui ho accennato
sopra. Vi pare possibile che un rettore, dopo anni di immobilismo e indifferenza e un numero ormai imprecisabile di aggressioni e di ricorsi alle infermerie di tutti gli ospedali cittadini, si interessi dello “stato di salute” dei cani randagi piuttosto che di quello delle loro vittime?
Vi pare possibile che a un rettore, novello San Francesco, venga in mente come
prima soluzione possibile, sempre dopo anni di immobilismo e indifferenza, di
nutrire i cani randagi frequentatori abituali degli spazi del suo Ateneo e con
ciò di assicurare loro non solo la sopravvivenza, ma anche, conseguenzialmente,
la riproduzione? Ma - Wwf a parte - davvero pensa il Magnifico Silvestri che i cani allo stato brado azzannino solo per fame?
Scrive il rettore al sindaco, anzi, più precisamente, al Settore Igiene e Sanità
del Comune e al Servizio veterinario dell’Ausl 6:
Ora:
Scherziamo, naturalmente. Ma pensate se fosse vero: il problema dei cani randagi
all’Università di Palermo il Magnifico l’avrebbe già bell’e risolto. Eliminando
le vacanze estive. |
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