diretto da Francesca Patanè

settembre 2004 numero 33

I ragazzi dello zoo di Palermo

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di Francesca Patanè

Non sono come quelli dello zoo di Berlino, i ragazzi dello zoo di Palermo, almeno ce lo auguriamo. Ma come Christiane F. and Company vivono per buona parte della loro giornata in uno zoo.
Di quelli veri, però.

Chi sono i ragazzi? Gli studenti dell'Ateneo.

Qual è lo zoo? Per la verità sono due: viale delle Scienze e Policlinico.

Quali sono gli animali? Tutti i cani randagi che liberamente circolano tra aiuole e vialetti alberati, tra panchine e palazzine dei due principali agglomerati didattici dell'Università degli Studi di Palermo, ovvero di un megateneo che ha quasi sforato il tetto dei settantamila iscritti, tutti, più o meno, candidati all'azzannamento quotidiano.

E' già accaduto. Più volte. Non diciamo per dire. Studenti che hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, studenti che hanno rischiato il contagio di chissà quali malattie perché i randagi tanto vaccinati non sono, studenti accerchiati dal branco e bloccati dalla paura e dall'impossibilità di reagire in qualche modo utile e al riparo da rischi.

Non è salutare frequentare quegli ambienti (non ridete, non è una battuta).

E il problema - come, ahinoi, molti problemi dell'Università di Palermo - ben noto a chi dovrebbe avere competenza a risolverlo, non è ancora stato risolto. Ed esiste ormai da anni.

E' così difficile, ci chiediamo, intervenire, e intervenire con misure veramente risolutive?

O, come al solito, si aspetta il caso eclatante che, sbattuto sulle prime pagine dei quotidiani locali, riesca finalmente a convincere i vertici dell'Amministrazione ad agire?

Non ce ne vogliano gli animalisti, non abbiamo nulla contro gli animali, che spesso sono migliori di molti esseri umani, ma una soluzione incruenta e che però garantisca la sicurezza ai tanti frequentatori di quelle due strutture accademiche (non solo studenti) deve essere trovata al più presto.

Non solo per mettersi al riparo da denunce penali (ma l'Ateneo alle denunce purtroppo è abituato), quanto perché non basterebbero finte contrizioni per chiudere il caso, se caso dovesse aprirsi.

Bentornati.


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