giugno 2007 numero 66

attualità
Scambio di link, abbraccio virtuale
Due nuovi banner a rotazione nell’home page di “Ateneo Palermitano”
 

di f. p.

Avrete notato che sull’home page di “Ateneo Palermitano” dallo scorso numero ci sono due nuovi banner a rotazione: sono il risultato di una scelta di principio, prima di tutto, oltre che di qualità.
Teniamo a precisarlo perché l’inserimento di ciascuno di quei banner che continuamente si succedono sulla nostra copertina elettronica ha motivazioni che vanno ben al di là delle operazioni “di mercato” che impongono una scelta piuttosto che un’altra.

I nuovi banner - “Rinnovare le Istituzioni” e “Il senso della misura” - richiamano due siti “di rottura”, diciamo così. Dell’uno e dell’altro condividiamo le battaglie, che sono prima di tutto battaglie di legalità.

Il primo in un ambito più generale, essendo il sito di un prefetto della Repubblica, che ha sentito l’esigenza di scendere in prima persona nell’ “agone informatico” per scrivere non tanto di ciò che va – per quello sarebbe bastato il sito ufficiale dell’Istituzione che rappresenta – ma di quello che non va e che sarebbe corretto che andasse per far girare questo Paese nel verso in cui dovrebbe girare.
Parla anche di Università, il prefetto di Padova Paolo Padoin (l’intervista in apertura di questo numero) e nel farlo ha scelto anche di inserire un link a questo giornale. Ma non è per ricambiargli la cortesia che noi abbiamo deciso di dedicare al suo sito un banner (anche, però, come usa ormai al tempo di Internet), quanto per dirgli grazie nel modo a noi più congeniale: ma un grazie collettivo, non privato.
Un grazie a nome di tutti quegli italiani puliti – e sono tanti – che quotidianamente subiscono i soprusi del potere e che si sentono soli, e non in grado di combatterli. Un grazie per dimostrare che le Istituzioni sono fatte di uomini (anche le Università…) e gli uomini, vivaddio, non sono tutti uguali e soprattutto non sono inamovibili: vengono (per fortuna, com’ è il caso del prefetto di Padova), ma possono anche andare, se stanno rovinando l’Italia. Non lo faranno spontaneamente, tutt’altro: sono talmente radicati alle loro poltrone che occorrerà una bella spinta per farli cadere. Ma cadono, questo è certo, come le statue dei dittatori all’arrivo della democrazia (atto violento di incivile intolleranza che non condividiamo, certo, ma che, come esempio, cade a pennello). Bisogna solo avere il fegato di spingerli giù.

L’altro banner – rosso come solo la passione civile sa essere – conduce al blog “Il senso della misura” di Giovanni Grasso, un professore di Anatomia umana dell’Università di Siena. Non l’abbiamo mai né visto né sentito, Giovanni Grasso. Ma la forza della rete nel mettere insieme pensieri, idee, iniziative di teste che “si assomigliano” è davvero incredibile. Grasso, dei docenti italiani, sta dalla parte di chi rompe. Fortunatamente. Perché – ci perdoni se gli rubiamo il termine - nel mondo accademico italiano la “misura” della verità di chi si batte per affermarla sta nel grado di “disturbo” che egli con le sue azioni, parole, scritti, riesce a indurre nella “controparte”.
Insomma, più rompi e più vuol dire che stai dicendo la verità. Più rompi e più ti risponderanno con l’indifferenza: una scelta di campo unanimamente condivisa, finalizzata ad accelerare il silenzio su tanta “malastoria” accademica di impossibile giustificazione.
Anche a Giovanni Grasso il nostro grazie per “averci” linkato sull’home page del suo blog.

Se si alimentasse, questa rete di scambio all’interno della grande rete elettronica, vi potrebbero restare impigliati anche i pescecani, quelli che nuotano ancora liberi nelle acque inquinate della corruzione italiana.
 

 


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