giugno  2007 numero 66

attualità
Docenti precari: Mussi promette 20.000 assunzioni
di ricercatori già in servizio
Si chiameranno “aggregati” e saranno la terza realtà dell’Accademia italiana dopo gli ordinari e gli associati
 

di  Norman Narayan

nella foto: Ricercatori in piazza

Si chiameranno “aggregati” e costituiranno la terza realtà dell’Accademia italiana dopo gli ordinari e gli associati. Sono l’esercito di ricercatori – età media 44 anni - che da anni vengono utilizzati e sottopagati nelle Università e che sebbene non siano riconosciuti docenti, come loro svolgono corsi, lezioni ed esami e di fatto tengono in piedi gli Atenei, da Nord a Sud.
Per il momento però si tratterà solo di un cambiamento di status senza copertura finanziaria.

Il disegno di legge sarà approvato in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni.
Il passaggio a docenti aggregati però non sarà automatico. «Ci saranno delle procedure di valutazione – ha spiegato il ministro Mussi - che comporteranno non solo automatismi, ma anche verifiche».
In particolare, il Ddl stabilisce che chi potrà vantare lunghi anni di docenza precaria verrà incluso automaticamente nella nuova fascia prevista, mentre tutti gli altri casi saranno valutati dalle singole Università di riferimento.

Il sottosegretario all’Università Luciano Modica ha sottolineato che “non si tratterà di una sanatoria, ma del riconoscimento di una situazione di fatto, visto che da venticinque anni oltre il 90% dei ricercatori ha tenuto in piedi l’Università facendo ricerca e insegnando allo stesso tempo”.

Il testo di legge conterrà anche disposizioni in merito agli assegni di ricerca che, contrariamente a quanto accade per il momento, non potranno essere attribuiti anche ai neolaureati, ma solo ai dottori di ricerca: “una misura – ha detto Modica – che rientra nel cosiddetto ‘pacchetto-serietà’ voluto dal ministro Mussi”.

Previsti anche dal Ddl di prossima approvazione assegni aggiuntivi di merito per gli studiosi più brillanti, attribuiti direttamente dal Mur mediante valutazione nazionale.
Il dottore di ricerca avrà anche l’opportunità di scegliere – e questa è un’altra novità del Ddl – la sede di ricerca che riterrà più adeguata al suo progetto scientifico.

 


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