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Il rettore dell’Università catanese Antonino Recca ha preso in mano carta e
penna e lo scorso 30 marzo, in una lettera indirizzata a presidi di Facoltà,
direttori di Dipartimento e coordinatori, ha affrontato uno dei temi più
caldi del settore: la riorganizzazione dei corsi di dottorato di ricerca
che, con l’autonomia didattica universitaria introdotta dalle legge 210/98,
è a carico degli Atenei.
“Un recente documento del Sottosegretario prof. Luciano Modica – scrive
Recca - dopo avere ribadito il giudizio comune e consolidato sulla
insoddisfacente qualità media dei dottorati in Italia, per motivi diversi,
fra cui la frammentazione per discipline, il basso numero di studenti per
ciascun dottorato, la bassa attrattività di dottorandi stranieri o anche
fuori sede, la disorganizzazione delle attività formative, la gestione
personalistica da parte dei docenti, sottolinea che qualsiasi intervento
normativo sul dottorato deve fondarsi sul rafforzamento dell'autonomia delle
Università e sulla qualità delle attività formative”. Qualità che, anche
secondo il rettore etneo, non fa rima con frammentazione.
Da qui l’invito a tutti i colleghi “ad elaborare proposte finalizzate a
ridurre l’eccesso di frammentazione che in atto caratterizza molti dei
dottorati attivati ed a dotare gli stessi dottorati di quell’insieme di
caratteristiche che possano costituire fattori vincenti nel perseguimento
delle finalità proprie del dottorato”.
L’auspicio ora è che l’invito venga accolto positivamente e al più presto,
visto che – come lo stesso Recca ha sottolineato sulla lettera - la mancata
realizzazione delle finalità del dottorato è stata anche causata dalla
“continua parcellizzazione, con evidenti riflessi negativi sulle relative
caratteristiche qualitative”.
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