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Che c’è di male a telefonare, col budello storto perché ti hanno appena
silurato la moglie, al tizio che forse è l’artefice di tutto e dirgli
“stavolta non la passerai liscia”? Altro è parlar di morte, altro è morire.
Su questo semplice assunto si basa la difesa del calabrese Renato Alberto
Meduri, da sempre residente in Emilia, barone dell’Oculistica bolognese,
coprotagonista, insieme alla moglie ed ex allieva Lucia Scorolli, di una
brutta storia da cronaca nera, accademica perché ambientata al
Policlinico Sant’Orsola di Bologna, condita con proiettili calibro 9 e ombre
massoniche, minacce, vendette e ritorsioni in sede concorsuale degne della
“migliore” malauniversità.
E che importa poi se, dopo le minacce, al tizio preso di mira, all’anagrafe
Emilio Campos – altro protagonista della storia, altro barone al Sant’Orsola,
pure lui, come Meduri e signora, del settore Oculistica – arrivano
realmente, come alla madre, sette proiettili a domicilio?
Occorre dimostrare che uno più uno fa due, mica è certo, niente è certo se
non è dimostrato.
Perché ad avere materialmente recapitato le missive minacciose non è stato
Meduri, quando mai. Le registrazioni telefoniche in mano al sostituto
procuratore della Repubblica Enrico Cieri inchiodano due comprimari della
storia: Remo Grassetti, 45 anni - broker assicurativo e maestro di karate
del figlio della coppia Scorolli-Meduri - e Roberto Talarico, 42 anni,
autotrasportatore di Ozegna, in provincia di Torino.
Ma che cosa ha fatto storcere le budella al professore Meduri? Lo
ricordiamo, anche se non sarebbe necessario, visto che si parla di
malauniversità e quando si parla di malauniversità davvero uno più uno fa
due. Perché dire malauniversità e dire concorsi pilotati, oramai, è quasi la
stessa cosa.
E infatti di concorso pilotato anche stavolta si tratta. Che però non è
andato a buon fine – causa bastoni tra le ruote by Campos e tradimento
dell’ultima ora di tal Carlo Sborgia, (ex) professore di fiducia del
“barone” Meduri e commissario interno, per volere di lui, al concorso per un
posto di associato, al fine di assicurare la vittoria al candidato
predestinato, anzi alla candidata, la signora Scorolli in Meduri, appunto.
Ora Meduri va al contrattacco e minaccia di denunce quella commissione. Su
quali basi non si sa. Forse perché ha osato contravvenire a una prassi,
quella consueta in quasi tutti gli Atenei italiani, che vuole il candidato
predestinato giusto al posto giusto.
Nell’attesa di nuovi risvolti, intanto, la Gran Loggia d’Italia, Obbedienza
di Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi, ha preso le distanza dalla sua
affiliata, anzi ex affiliata, la dottoressa Lucia Scorolli, iniziata
all’Oriente bolognese delle quote rosa il 30 aprile del ’98 perché “sperava
– come ha candidamente dichiarato alla stampa Renato Meduri – di avere
appoggi in un mondo, quello dei concorsi a cattedra, estremamente
competitivo” (Il Messaggero, 1 aprile 2007), e il primo ottobre 2003
irrimediabilmente espulsa.
Il motivo? “Comportamenti non consoni ed indegni della morale e dell’etica
massonica della Nostra Obbedienza”.
Sconosciamo in che cosa possano consistere la morale e l’etica di una loggia
massonica, ma se sono le stesse di quelle del resto del mondo, quello dei
non affiliati, essere espulsi per motivi di questo tipo non è degno né di
una “baronessa” accademica (per parte di marito) e nemmeno di una semplice
signora.
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