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Il disegno di legge in materia di nuove norme sul reclutamento dei professori universitari, presentato alla Camera il 21 novembre 2006,
è stato assegnato, lo scorso 16 gennaio, alla VII Commissione Cultura.
L'iniziativa parlamentare - che
rivoluziona radicalmente il settore, mettendo in discussione il principio stesso di "concorso" tradizionalmente inteso - è dei deputati Fulvio Tessitore,
primo firmatario (Ulivo), Domenico Volpini (Ulivo), Federico Testa (Ulivo), Walter Tocci (Ulivo), Gerardo Bianco (Ulivo), Alberto Burgio (Rifondazione
Comunista-Sinistra Europea) e Giuseppe Ossorio (Italia dei Valori), e prevede per ogni ambito disciplinare "liste aperte" (cioè senza limiti di posti)
di idonei dichiarati tali in sede nazionale.
Le liste, "formate in base a rigorosi criteri di selezione e di competenza" - come si legge sul
testo - sono predisposte - su richiesta di immissione da parte di studiosi che intendono partecipare alle procedure di valutazione - da Commissioni
nazionali
appositamente costituite, e restano valide due anni.
Da esse gli Atenei attingeranno per incarichi a tempo indeterminato i docenti di ogni fascia,
che ogni quattro anni, a garanzia della qualità, saranno sottoposti al giudizio dei nuclei di valutazione.
Se il giudizio sarà negativo, su
richiesta dell'interessato è possibile un secondo "appello", dopo due anni. Se anche questo tentativo fallisse, i docenti che non hanno superato la
prova-qualità sono obbligati al pensionamento, oppure, nel caso in cui l'età non consentisse il trattamento di quiescenza, passerebbero ad altra
Pubblica Amministrazione statale o regionale.
Le Commissioni che dovranno predisporre le liste - secondo il progetto di legge - potranno
richiedere, per le dichiarazioni di idoneità, il parere di studiosi di comprovata autorevolezza, anche stranieri.
Per le procedure di idoneità a
professore ordinario la proposta prevede che le Commissioni siano costituite esclusivamente da professori ordinari; per quelle a professore associato
in Commissione siederanno quattro ordinari e cinque associati; per quelle a ricercatore, tre ordinari, tre associati e tre ricercatori.
Ma l'Andu, l'Associazione nazionale docenti
universitari, non ci sta e ha già innalzato il suo grido di protesta contro la proposta, con un documento pubblico, molto critico, diffuso lo scorso
12 gennaio, e con forti dissensi manifestati il successivo 25 gennaio, nel corso del dibattito pubblico di presentazione della proposta di
legge.
"La conferma dell'iniziativa parlamentare dell'Ulivo - scrive l'Andu - non puo' non allarmare il mondo universitario che deve mobilitarsi
per impedire che la liberta' di ricerca e di insegnamento venga aggredita con la precarizzazione del 'ruolo' dei docenti e con l'aumento del controllo
gerarchico".
In alternativa a quella che chiama la "controriforma dell'Ulivo", l'Andu propone la sua "riforma", che prevede, tra l'altro,
il ruolo unico dei docenti, articolato in tre fasce con uguali mansioni, concorsi nazionali (prevalentemente per la terza fascia) e passaggi di fascia
per idoneità nazionale individuale (a numero aperto), con immediato riconoscimento della nuova qualifica.
Al di là dei contenuti delle diverse
proposte, dei bracci di ferro e delle prese di posizione, su un punto non si può non essere tutti d'accordo: la necessità di agire tempestivamente,
sperando che le polemiche lascino il posto a una serena collaborazione, fuori dalle logiche politiche e di partito, in
nome dell'effettivo "utile" collettivo (novelle crisi di governo permettendo...). |
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